
Questa mattina i finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria dell’Aquila, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Guendalina Buccella, hanno tratto in arresto un aquilano di 31 anni, definito dagli investigatori «sedicente imprenditore edile». Il 31enne, secondo quanto riferito dagli investigatori, deve rispondere di «gravi fatti di truffa ai danni di ente pubblico e reati di falso».
Eseguiti anche sequestri di beni mobili e immobili per un totale complessivo di 155 mila euro.
L’inchiesta, secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, ha avuto inizio circa un anno fa, quando «un funzionario comunale ha segnalato la possibile contraffazione di una determinazione dirigenziale con cui doveva essere liquidato l’indennizzo di 180.000 euro in favore di un cittadino aquilano per l’occupazione di un suo terreno adibito ad uso tendopoli a seguito del sisma». Le immediate indagini delegate dal pubblico ministero alla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare «l’effettiva falsificazione dell’atto di liquidazione» e di recuperare immediatamente parte della liquidità indebitamente percepita e ancora in possesso dell’indagato.
I successivi approfondimenti svolti dei finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria – coordinati dal procuratore della Repubblica del capoluogo Fausto Cardella e diretti dal Pubblico Ministero Fabio Picuti – hanno inoltre consentito di far luce su ulteriori presunte condotte illecite dell’uomo che, «presentandosi ad alcuni proprietari di abitazioni danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009 come imprenditore edile per la realizzazione delle opere di ricostruzione», avrebbe indotto i committenti, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, «al pagamento dell’anticipo dei lavori per un importo pari al 25 per cento del finanziamento senza, però, eseguire alcun lavoro edile».
In un’altra circostanza i finanzieri hanno scoperto che non si sarebbe fatto scrupolo di «sostituire il nome e la firma del proprio genitore, quale tecnico responsabile di un progetto di ricostruzione, con il suo, pur di conseguire i previsti compensi».
A copertura del danno cagionato dalla presunta truffa, l’Autorità Giudiziaria ha incaricato, inoltre, i finanzieri di sottoporre a sequestro preventivo per equivalente i beni mobili e immobili di proprietà dell’uomo fino a concorrenza di euro 155.000, somma ritenuta oggetto della presunta truffa. Sono stati così sequestrati immobili, quote societarie e un’autovettura.