Viaggio in treno con sceneggiata

3 agosto 2014 | 08:06
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Viaggio in treno con sceneggiata

di Gioia Chiostri

L’altra faccia del viaggio si chiama teatro in treno. Essere assolutamente irreprensibili nuoce gravemente alla salute. Soprattutto se si è in piena estate – la settimana che va dal 25 al 31 di luglio – e se si è in pieno regime di noia profonda. Come quel maledetto viaggio in treno che occorre fare se si vuole intravedere fra le sparute case, in lontananza, un tratto celeste di mare.

Parte della Redazione è andata in vacanza. L’uomo, d’altronde, ha bisogno dello svago con la S – di sabbia biancastra – maiuscola; ma non è andato in vacanza l’acume giornalistico che – preciso come un orologio svizzero – sbuca in ogni dove e in ogni quando come un cuculo in procinto di dare il buongiorno con un fastidiosamente puntuale cinguettio.

{{*ExtraImg_211601_ArtImgRight_300x402_}}Un gruppo di cinque giovani, quattro donzelle e un ragazzo dalle doti attoriali non proprio scadenti, hanno ‘messo in scena’, è proprio il caso di dirlo, una sorta di sceneggiata all’italiana in treno. Complici la voglia di raggiungere il mare e il noiosissimo viaggio di 30 minuti circa da Pescara a Tortoreto. L’assassino del vagone di seconda classe, questa volta, è stata la simpatia.

Tutto è cominciato da un biglietto del treno pretestuosamente considerato falso e, a quanto pareva, timbrato e ritimbrato più volte, secondo la moda giovanile di ‘evadere’ le normali spese di viaggio.

Saliti con un carrello di valige al seguito, la scena che si è stampata innanzi agli occhi della Redazione è stata questa: ragazzo in tenuta elegante, giacca e cravatta comprese, con tanto di cartellino sul petto, provvisto di penna affilata e foglio di carta intestata – non si capiva bene a chi o a cosa – e ragazza seduta, con contorno di quattro amiche per la pelle in modalità ‘difesa della sorella bersagliata’, con tanto di occhi spauriti e animo vacanziero in lutto. Passeggeri ignari come sfondo, Redazione doppiamente ignara come platea.

{{*ExtraImg_211602_ArtImgRight_300x223_}}«Questo biglietto è falso! Vuole forse prendere in giro un addetto ai lavori? – strillava lo pseudo controllore, che di nome fa Daniele Crisci – guardi che la faccio scendere immediatamente dal treno se continua a fare la parte della sprovveduta». E la ragazza, di nome Valeria Di Leo, vittima prescelta, rispondeva: «Mi faccia vedere un documento, non ci credo che lei è un controllore. Io non devo pagare nessuna multa, questo biglietto è vero e l’ho timbrato poco prima di partire».

Ora, per il lettore sarà necessario sapere che la pena prevista per questa presunta offesa alla legge dei treni è stata stimata intorno ai 265 euro e 35 centesimi da pagare in un termine di sette giorni circa con caparra di 100 euro da versare subito nelle tasche dell’ingorda civetta delle stazioni. Le amiche sulla difensiva, invece, come se non bastasse la voce intimorita della ragazza e il ruggito a mo’ di padre padrone del controllore, sbeffeggiavano continuamente l’uomo dal cravattino nero, dandogli del lei ma ironizzando sulla sua presa di posizione e additando il fatto come un vero e proprio abuso di potere. Allibiti, i presenti non hanno potuto fare a meno di lanciare la loro occhiata penosa alla vittima, una bella ragazza mora e di carnagione olivastra, e di dondolare il capo a guisa di un osservatore che la sa lunga sulle trasgressioni e puntare le pupille stanche di lavoro contro il ragazzo con il famoso coltello dalla parte del manico.

«Vi prendete gioco di me? – rumoreggiava il controllore – e allora aggiungo due mesi di reclusione in base all’articolo 199 del Decreto Legislativo 99/1 del 92». E ancora: «Signorina, io non sto scherzando, deve prendere sul serio le mie direttive, forse non ha capito con chi ha a che fare». Sbigottimento generale e amiche, ossia Beatrice Amabili, Marzia Petrongolo e Deborah Larocca, in escandescenza. E mentre la vittima della situazione ripeteva senza esitazioni «Ma lei è un pazzo», un altro intoppo ha trasformato quel 25 luglio in treno in un’autentica corsa sulle montagne russe del paradosso.

{{*ExtraImg_211603_ArtImgRight_300x210_}}«Scusi – si è intromessa parte della Redazione de IlCapoluogo.it, rivolgendosi inconsapevole al finto controllore – come mai la porta di questo bagno non si apre? E’ forse guasto? E se così fosse, perché non c’è il cartello con scritto GUASTO che lo conferma? Serve forse la chiave per aprire la porta?». E il controllore, senza un filo di esitazione: «Signorina, non vede che sono intento a ossequiare i miei obblighi? Comunque, mi faccia provare, non si preoccupi. Al massimo, vado a chiamare un mio collega e le faccio portare la chiave». E dopo un vano tentativo di aprire la porta della toilette con della carta straccia infilata nella serratura, evidentemente bloccata, e un «io sono l’uomo delle soluzioni» uscito fuori dalla bocca del ragazzo in giacca e cravatta, è arrivato finalmente il controllore autentico, che ha, presto detto, aperto la porta del bagno con la chiave adatta.

{{*ExtraImg_211604_ArtImgRight_300x223_}}I due presunti colleghi non parevano conoscersi. All’uscita del controllore autentico dal vagone, il finto si è letteralmente ‘spaparazzato’ sulle quattro ragazze accomodate, scoppiando in una fragorosa risata, gettando all’aria il foglio intestato a chi sa chi e dicendo che era tutto uno scherzo e che lui, Daniele Crisci, altro non era se non un trainer di Eni Luce e Gas originario di Torino che stava andando al lavoro. Le quattro ragazze, invece, le sue ‘stimate’ colleghe di lavoro.

Parte della Redazione non si è di certo accontentata della risposta vaga, ma ha calcato il piede sull’acceleratore della spiegazione. Perché avete messo in scena una simile sceneggiata? «Per ridere. Già non facciamo un lavoro felice, quindi ci è parso simpatico mettere in scena, in maniera molto spontanea e senza secondi fini, un’autentica gag. Nonostante il tempo fuori non sia dei migliori, la pioggia continua infatti a tormentarci, ci pareva divertente allestire un teatrino comico. L’estate è uno stato d’animo, in fondo. È questa sorta di sceneggiata ne è la prova provata».

{{*ExtraImg_211605_ArtImgRight_300x402_}}Le quattro ragazze, originarie di Rimini per lo più, eccetto Marzia, che proviene da Torrevecchia, hanno colto la palla al balzo, trasformandosi in spalle per una scena tutta da ridere. Hanno mostrato alla Redazione la carta del delitto, ossia ‘la risoluzione’ del finto controllore, testimoniando che loro erano dipendenti di Enel e che, complice la calura estiva e l’esaltazione per avere tra le mani un lavoro con la L maiuscola, hanno dato sfogo a tutta la loro estrosità. Passeggeri divertiti e meteo riscaldato i risultati a breve termine.

Se non fosse che proprio il finto controllore della situazione, alla fine, ha avuto un innocuo battibecco con il vero obliteratore di biglietti, tentando in tutti i modi di dimostrare che lui era un passeggero pagante e che il suo biglietto era timbrato con la data giusta e quindi valevole per il tragitto odierno. Una fine di gag perfetta, insomma.

Da Tortoreto in poi, la sceneggiata è divenuta mano a mano un articolo, sotto i colpi di dieci dita in totale frenesia. La notizia non va mai in vacanza. Uccellini del buon augurio e del cattivo presagio accompagnano sempre e senza soste alcune, tutte, le fermate della vita. Arrivare in stazione bene informati è compito di un capotreno coscienzioso. Ma dare visibilità all’inventiva giovanile scattando una foto e corredandola di due righe esplicative, a volte, paga molto di più di un quarto d’ora di mare. Scendere alla fermata col sorriso stampato sulle labbra e una storia da raccontare in tasca è stato il succo di una giornata uggiosa aromatizzata al calore umano più che a quello di una stagione estiva al primo singulto di esistenza. Le ferie sono per il corpo, la mente è una locomotiva e la risata la sua autostima.