
di Roberta Galeotti
Anche quest’anno, come ogni anno da dopo il sisma, l’anarchia vige sovrana tra gli esercenti della città e così trovare un bar o un ristorante aperto nella giornata di Ferragosto diventa una chimera.
{{*ExtraImg_213027_ArtImgRight_300x225_Viale Corrado IV alle 11:00}}
Se prima del terremoto la tendenza alla deregulation, tipicamente aquilana, era contenuta da una turnistica chiara e prefissata dalle autorità competenti, da dopo il sisma si rinnova questa triste abitudine di serrare le porte a piacimento e in libertà interrompendo l’erogazione di servizi.
Così, trovare un caffè aperto questa mattina è stata un’impresa ardua e, ancora più difficile, è stato trovare un ristorante aperto.
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L’Aquila è vuota…
Piazza Duomo è l’unico angolo di città in contro tendenza. La musica delle inossidabili bancarelle del mercato e la tenacia dei pochi commercianti, che hanno coraggiosamente ripopolato la piazza, rendono accogliente una città fantasma, oggi, nel vero senso della parola.
La tradizione aquilana porta i nostri concittadini ad abbandonare le mura e a dedicarsi alle scampagnate, ma le giornate di agosto ripopolano i paesi e le città limitrofe ed un flusso turistico, seppur minimo, sopravvive alla crisi e alla campagna di comunicazione denigratoria contro i[i] terremotati furbetti d’Italia[/i].
I turisti vagano tra i puntellamenti e i palazzi di via XX settembre con le facce bianche e incredule, frastornati e spaesati in cerca di un ristoro che li riporti ad una apparente normalità.
Ogni anno, ormai, ci troviamo costretti a fare i conti con la solita realtà [i]immota[/i] della città e ogni anno speriamo che qualcosa cambi e migliori nel grado di servizi offerti a chi trova il coraggio di venire a visitare la nostra città ferita.
In piazza quest’anno almeno spicca il welcome point aperto e accogliente punto di riferimento per i turisti attoniti che si avvicinano increduli e distratti alle nostre ferite.
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