
di Gioia Chiostri
Ingoiato dal ladrocinio lo stemma della memoria del ragazzo che sognava in sella ad una moto. Portati via dalla bacheca di vetro posta sulla tomba di Andrea Alemanni, panettiere 25enne originario della Liguria morto il 15 maggio 2005, alcuni oggetti di sua proprietà. Il ricordo, spesso, passa per la cruna dell’affezione ad un qualcosa di concreto. Un’identità, quella fra il ricordato e l’emblema del ricordo, che diviene sacra. Il tempo dovrebbe quanto meno attenuare certe ferite dell’animo umano. Ma non lo fa mai. Soprattutto se il dolore a cui si è di fronte sovrasta il grido dell’eternità e il confine della propria volontà di sopportazione. Questa volta è una sorella ad appellarsi a chi, in un giorno qualunque, ha deciso di estirpare il legame fra suo fratello e la proiezione plastica dei suoi sogni.
Nove anni fa, Andrea Alemanni, noto a tutti come Dj Mimmo, originario del Savonese, perse la vita in un tragico incidente stradale. Nemmeno quindici giorni dopo il giorno della tragedia, sarebbe caduto il suo 25esimo compleanno. Ciò che ne è derivato, è stata un’ombra scura calata sulla serenità della sua famiglia, un lutto nato nel cuore e cresciuto di pianti nel tempo. Perenne. «Era un panettiere – spiega sua sorella Loredana, che ha postato qualche giorno fa su Facebook il post dell’appello sul presunto furto di oggetti ‘della memoria’ e rivolto a chi se ne è macchiato – e ogni anno tentiamo di sollevarci lo spirito e l’animo organizzando un raduno di moto in suo onore. La moto, di fatti, era la sua prima passione, il suo pane quotidiano. Qualche giorno fa però, è accaduta una cosa che definire oscena e vergognosa sembra quasi un affievolimento della verità dei fatti. Ignoti hanno aperto la bacheca di vetro contenente il modellino della sua moto e alcuni stemmi della [i]Harley Davidson[/i] di sua proprietà e l’hanno svuotata, svuotandoci l’animo. Al cimitero di Valleggia (frazione del Comune ligure di Quiliano Ndr.) l’emblema di un ricordo è stato profanato. Ovviamente, gli oggetti prelevati non hanno un alto valore economico, ma un immenso valore affettivo. Rappresentavano, semplicemente e fondamentalmente l’anima e la memoria di mio fratello. Il battito finale del suo cuore, l’ultimo sguardo dei suoi occhi. Mi rivolgo a chi ha compiuto il gesto: spero che rimetta tutto al suo posto il prima possibile, anche in forma anonima. A noi familiari deve restare almeno la dignità di poter conservare nella maniera migliore le sue cose». Mimmo aveva una storia semplice da raccontare. Una vita fatta di affetti, un’esistenza dedicata alla cose buone, genuine. Un ragazzo dallo sguardo tenero, dal viso pulito. Nulla è più distruttivo di un cammino stroncato al suo più limpido inizio.
«Rubare nel cimitero – si legge nel post apparso su Facebook, a firma della mamma di Andrea – è un atto infame e vergognoso». Nel post, ci si rivolge direttamente al presunto colpevole del furto. Si parla di una memoria sconsacrata. Eppure, sul social network, tante sono state le persone che hanno accolto positivamente la battaglia della famiglia Alemanni, condividendo il post e facendolo giungere per via virtuale sino alla provincia aquilana. Un gesto, quello della condivisione in rete, che senza dubbio ha aperto uno spiraglio nel cuore martoriato dei familiari, riuscendo a mandare loro un immenso abbraccio di solidarietà umana proveniente da tanti angoli d’Italia. Ancora una volta il social network si è dimostrato essere un grande contenitore di buone azioni. Molti gesti di vicinanza e affetto hanno percorso la pagina Facebook del ragazzo. Come una moto veloce, ma fatta di sensazioni, candore e amore.
{{*ExtraImg_213083_ArtImgLeft_300x315_}}«Ringrazio – conclude Loredana – tutte le persone che hanno condiviso il mio post di protesta. Questo gesto mi ha confermato che al mondo esistono ancora esseri umani dalla vita interiore ricca e stupenda. I ringraziamenti provengono anche dalla mamma di Andrea e dal suo papà. Lui era la nostra luce, offuscatasi ahimè troppo presto. Nove anni in fondo sono un microsecondo se posti in parallelo con l’eternità della vita di un dolore. Abbiamo voluto, attraverso il post, arrivare alle orecchie di chi si è macchiato di un’offesa del genere. Andrea non merita ciò, così come non lo merita la sua memoria. E’ dura svegliarsi e trascorrere la giornata tranquillamente ancora oggi, dopo tutto questo tempo. Era in procinto di acquistare casa, aveva il suo lavoro, i suoi hobby, la sua vita, il suo microcosmo sereno. In una sera, su una strada di Varigotti (SV), tutto questo è finito. Oggi viviamo in un buco nero: mi sembra ancora assurdo aver perso mio fratello. A tratti sembra un maledetto incubo dal quale appare ogni notte sempre più difficile svegliarsi». La morte ammazza anche i sopravvissuti, riducendoli schiavi di un’idea di felicità rimasta inespressa.
L’anima umana ha bisogno di distrazioni terrene per poter viaggiare nel tempo. Si ricorda grazie ad una foto, un oggetto, un quadro, una stanza. L’importante è possedere ciò che fa scattare il viaggio. Quello specchio dei tempi migliori. Auguriamo alla mamma e alla famiglia tutta di poter riabbracciare il legame terreno con suo figlio e dedichiamo alla memoria di Andrea un sogno: quello di poter vivere in eterno nei cuori delle persone che lo hanno conosciuto veramente e adorato dal primo istante.