
di Gioia Chiostri
Sotto un ciuffo di peli ricciuti, lo sguardo loquace di un solitario di parole d’affetto. Al fatto che il cane sia il migliore amico dell’uomo, poche persone potrebbero opporre parole di resistenza. Ma sul fatto che il cane randagio sia il migliore amico di una città, qualche dubbio tentennante potrebbe sorgere spontaneo. A Civitella Roveto, cittadina marsicana ai piedi delle pendici rocciose dei Monti Simbruini, un altro oscuro problema pare essere spuntato all’orizzonte della piena vivibilità cittadina. Un cagnolino, nero, riccioluto, simpatico in muso, ma appartenente ‘a nessuno’, vive girovagando per le strade del paese. Un problema, un fastidio? Forse no, dato che, come spiegano gli abitanti stessi, il cane «sembra docile. Non abbaia o ringhia, ma, semplicemente, si allontana all’accenno di qualsiasi tentativo di avvicinamento umano». Eppure un inquilino del genere del palazzo-città non passa di certo inosservato, soprattutto se le sue condizioni di salute lasciano molto a desiderare.
Il capogruppo dell’opposizione del Comune civitellese, Pierluigi Oddi, lancia l’allarme su Facebook: «Questo cane girovaga indisturbato per l’intero territorio comunale da circa un mese. E non sono stato l’unico a notarlo. Mi domando se sia stata attivata ogni utile procedura per la rimozione del pericolo segnalando opportunamente il fenomeno alla ASL per gli adempimenti di sua competenza. In fondo, la vigilanza ed il controllo del fenomeno del randagismo spetta al Comune», queste le irruenti parole su FB. Il fenomeno del Randagismo è una ‘malattia’ virale che, soprattutto d’estate, si ripresenta alla porta di casa propria disequilibrando non poco il quieto vivere della popolazione residente. Il cagnolino, a detta dei civitellesi, sembra spaventato dall’uomo, forse abbandonato dallo stesso, presenta chiazze di pelle dove il pelo è venuto via e sembrerebbe alquanto malato. Un allarme che ha smosso il web. Foto del cane nero hanno tempestato qualche giorno fa la pagina FB di ‘La politica di Civitella Roveto’. Molte le risposte al post di protesta. C’è chi ha consigliato di chiamare il numero verde Dell’Ente Nazionale Protezione Animali (che qui annotiamo per utilità futura: 800.137.079), «cosa che farò immediatamente», aggiunge Oddi. Altri affermano che sia anche di razza – forse un Lagotto – cosa che avvalora la tesi di un ipotizzabile abbandono.
Ma andiamo più a fondo nella questione. Esiste una reale emergenza ‘randagismo’ a Civitella? «Un vero e proprio allarme no – spiega Oddi a IlCapoluogo.it – in effetti i cani randagi che si vedono a spasso per il Comune sono pochi, ma tutti presentano le stesse condizioni di salute. In fondo, basterebbe attivarsi prontamente e cercare un luogo di ricovero per questi animali. I cittadini non ne sono infastiditi, ma a lungo andare potrebbero insorgere dei problemi, anche per quanto riguarda la sicurezza sulla strada. Inoltre il cane entra nelle proprietà private, a volte assieme ad un branco e questo costituisce un disturbo sempreverde». In foto, il cane appare in pessimo stato. Avrebbe bisogno di cure, protezione e forse, più d’ogni altra cosa, di una carezza d’amore.
Quale sarebbe una possibile soluzione, anche se provvisoria? «Sicuramente trovare immediatamente uno stallo per lui. Non abbiamo ancora avvertito alcun veterinario poiché non ce ne sono nelle vicinanze. Il cane è in giro da circa un mese. Bisogna fare qualcosa e subito. Magari farlo accogliere temporaneamente da un canile e cercare qualcuno che lo adotti: fa tanta tenerezza a guardarlo».
Un acciacco che, seppur innocuo – in quanto, in fondo, un cane che va a passeggio per una città non ha mai fatto male a nessuno – scombussola la normale quotidianità di una comunità. Vederlo in completa solitudine, affamato, disidratato non è un bene né per lui né per chi ne incrocia i passi. Ma la compassione a volte fa spazio al disturbo e un innocuo abitatore delle nostre camminate, si trasforma in un inciampo. Gli animali andrebbero tutelati sempre e comunque. Il senso della notte delle idee è quel faro spento sulla laguna del problema. O si avanza a tentoni e tentativi o si chiede un lume in prestito – per vederci meglio – a chi dovrebbe, almeno sulla carta, avere la vista più lunga d’un falco.