
L’Agenzia italiana del farmaco ha inviato una diffida agli Spedali Civili di Brescia affinché non sia effettuato il “protocollo di valutazione pre e post-trattamento” sulla piccola Noemi, bambina abruzzese malata di Sma1.
Il trattamento era stato proposto da Erika Molino, biologa della Stamina Foundation. Secondo l’Aifa, che ha fatto notificare il provvedimento dai carabinieri del Nas di Torino, si tratterebbe di una sperimentazione sull’uomo.
La diffida dell’Aifa a seguire le direttive della biologa Erika Molino è stata notificata ai vertici dell’ospedale bresciano sabato dai carabinieri del Nas di Torino, contestualmente al sequestro di cellule e attrezzature di Stamina eseguito su disposizione del gip torinese Francesca Christillin.
Il provvedimento è autonomo rispetto all’inchiesta aperta dal pm torinese Raffaele Guariniello, che ha indagato 20 persone, tra cui il patron di Stamina Davide Vannoni.
Il tribunale dell’Aquila aveva autorizzato la biologa a eseguire le infusioni sulla piccola Noemi. Molino aveva stilato un elenco di esami che si sarebbero dovuti fare prima e dopo l’infusione. Secondo l’Aifa, a questo punto non si tratterebbe più di cure compassionevoli, ma di una vera sperimentazione.
«I genitori – si legge in un post su Facebook dei gruppi di genitori a sostegno del metodo Stamina – erano d’accordo a sottoporre Noemi ad una serie di controlli medici prima e dopo la prima infusione, per ottenere privatamente quel rigore scientifico che fino ad ora è mancato da parte della struttura pubblica. All’ospedale è stata inviata la lista degli accertamenti richiesti». La diffida prevede invece «l’impossibilità per gli Spedali di eseguire qualsiasi tipo di esami sulla bimba, persino un banale emocromo, che dovrebbe essere garantito dall’ospedale pubblico a tutti i propri pazienti, come regolarmente viene fatto per qualsiasi tipo di intervento», sostengono i gruppi di genitori.