Mamme 2.0: donne senza figli

31 agosto 2014 | 11:07
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Mamme 2.0: donne senza figli

di Annamaria Pietrosante*

I figli vengono generati per i motivi più svariati, di cui spesso i genitori sono assolutamente ingnari. La decisione pro o contro la prole dipende dalla nostra personalità, dalla nostra attitudine generale e dalle aspettative di amici e parenti.

Al riguardo, è importante stabilire quali cambiamenti nel nostro stile di vita ci attendiamo dalla nascita di un figlio e se questi siano in sintonia con le mete che ci siamo prefissi.

Al contempo, valutiamo – e non sempre questo avviene in modo consapevole – se vi siano aspetti della nostra esistenza che potrebbero entrare in conflitto con il nostro desiderio di avere figli.

Sono molti gli ideali e gli stili di vita non adattabili alla decisione di fare figli. Chi desidera programmare il meno possibile la propria esistenza, chi vuole provare più occupazioni e sfruttare ogni occasione, chi non è affatto preoccupato se deve mangiare per settimane cibi precotti, dovrebbe ammettere che il proprio stile di vita non è adatto ai più piccoli.

A prescindere dai motivi menzionati, che nel complesso influiscono sulla nostra decisione, anche le circostanze presentano un ruolo da non sottovalutare.

In presenza di appartamenti adatti alle esigenze di famiglia e di posti liberi negli asili nido – e se la carriera non risentirà del periodo di maternità – le donne sono in genere più disposte ad avere un figlio.

In Europa la percentuale di donne che decidono consapevolmente di non avere figli sta crescendo. All’incirca un terzo infatti stabilisce volontariamente di non volerne e la percentuale sale intorno al 40% nel caso di donne laureate.

Pochi conoscono però i molteplici motivi che inducono una donna a non volere figli. Tutte vogliono realizzare i propri progetti di vita attraverso viaggi, attività professionale o artistica, impegno sociale o politico, e pensano che i bambini mal si adattino alla propria vita o addirittura la ostacolino. Amano l’intimità complice con il proprio partner, non hanno alcun desiderio di trasferirsi in una villetta a schiera, non vogliono guidare una station wagon con seggiolino per il piccolo, né diventare “animali da riproduzione”. Molte temono inoltre che la buona parte del lavoro domestico ricadrebbe su di loro.

Nessuna collega la piena realizzazione di sé, la ricerca di una propria identità e del successo alla gravidanza. E’ proprio intorno a questa tematica che si riuniscono numerosi miti. Ancor oggi, non sono forse in molti a credere che una donna possa realizzarsi pienamente solo attraverso la maternità, diventando un essere perfetto e pacificato con se stesso? Una donna che ammette di non provare assolutamente il desiderio di maternità dimostra per molti un atteggiamento sospetto. Dieci anni fa vigeva ancora la domanda: “Figli o carriera?” , oggi invece si pretendono entrambi, un prezzo elevato per molte.

Nessuna donna deve essere convinta di rinunciare alla prole. Ognuna deve essere in grado di decidere se vuole dare spazio nella propria vita ad un figlio, oppure no.

Ogni donna può decidere di diventare madre, ma cosa succede se invece non vuole avere figli? In questo caso glielo faranno solo pesare un po’ di più. Se una donna osa andare contro il percorso “normale”, le vengono ascritti vizi e difetti e la pressione sociale inizia a farsi sentire.

“Non ha trovato l’uomo giusto”, “Lei certamente vuole dei figli, lui no”, “Hanno aspettato troppo, ora non funziona più ”, “Sono tutte lesbiche o mostri carrieristi”, “Pensano solo a se stesse”; queste le frasi solite.

Tantomeno può aspettarsi applausi per la sua decisione, dato che nella nostra società l’essere genitori è considerato passaggio di maturità e la nascita viene festeggiata come evento che conferma le regole. Insomma chi non ha figli non ha vita facile. La norma sociale dice ad una donna: devi partorire, altrimenti non sarai come tutte le altre.

Nessuna donna deve accettare i figli come proprio destino, se non vuole. L’ineluttabile legame tra vita femminile e maternità è personale: l’essere madri richiede passione, fatica, pazienza, non è un “hobby al femminile”.

Ognuno deve difendere il proprio progetto di vita, maternità o non, senza sentirsi mai in colpa.

*[i]Annamaria Pietrosante è ostetrica e rieducatrice perineale. Laureata all’Università degli Studi de l’Aquila nell’aprile 2013.[/i]

{{*ExtraImg_209448_ArtImgRight_300x223_}}[i]Conduce corsi di accompagnamento alla nascita nel comune di Celano.[/i]