
di Luca Ottaviano*
Non tutti sanno che in centro, all’Aquila, ovunque esista un posto di aggregazione
sociale, venerdì 26 settembre 2014, per tutta la giornata e fino a serata inoltrata, avrà
luogo (in simultanea con altre 300 città europee) SHARPER, la Notte dei
Ricercatori. La manifestazione (coordinata dai Laboratori Nazionali del Gran
Sasso in partnership, per la prima volta, con L’Università degli Studi dell’Aquila e il
GSSI) sarà un evento di “outreach”: le comunità scientifiche e culturali aquilane
proveranno, per la prima volta con azioni coordinate e si spera efficaci, a estendere il
loro “raggio d’azione” verso la società locale tutta.
Perché questo evento?
E’ un dato di fatto che esiste una linea di faglia in via di divaricazione tra la
conoscenza e il sapere comune e tra i “Costruttori” della prima e i “Recipienti”
dell’altro.
In generale, l’aumento del grado di complessità della nuova conoscenza
rende difficile, e a volte frustrante, il tentativo di spiegare, o almeno di condividere,
gli aspetti di maggiore rilevanza e impatto della ricerca. Il divaricarsi di questa linea
di frattura porta a dei guasti: se da un lato la società ripone aspettative esagerate e
quasi esoteriche nelle potenzialità del progresso scientifico e sul fatto che tutto è
risolubile, affrontabile, controllabile e predicibile, per altri versi, e forse perché tali
aspettative vengono inevitabilmente deluse, i ricercatori vengono percepiti come altri,
strani, potenzialmente pericolosi. Esiste una terra di nessuno, che separa i costruttori
di sapere dalla società che In più esiste li stipendia: questa terra si allarga e si popola
di “balle”, “bufale” e “pastori” predicatori pseudoscientifici. Questa terra i ricercatori
la devono popolare. Dunque spetta a loro la responsabilità dell’informazione. Essi
devono sentire in prima persona il dovere sociale della condivisione dei frutti della
loro ricerca.
Quali messaggi vogliamo veicolare?
La scienza non è facile: è rigore, fatica, esercizio, educazione di spunti creativi. La
scienza è mettere in questione, è l’esercizio del dubbio, è l’ammettere ignoranza e
formulare domande “educate” per avere dalla natura una risposta e, purtroppo o per
fortuna, altre decine di quesiti da porre. Si vuole far passare il messaggio che il
ricercatore, più che un gran sapiente, è un portatore sano di “dubbio” costruttore di
buone domande, individuatore di “regolarità” temporaneamente assimilabili a “leggi
della natura”, che altro non sono che modelli “accurati e veritieri fino a prova
contraria” per la descrizione umana del mondo.
Come lo andiamo a fare ?
La Notte dei Ricercatori vuole azzerare la “filiera” della comunicazione scientifica,
mettendo questi ultimi direttamente a contatto con la società e con le domande della
gente. A essi si chiederà lo sforzo di dire le cose con chiarezza, senza cadere nella
semplificazione o rifugiandosi nel linguaggio tecnico, che a volte nasconde
l’ignoranza stessa di coloro che lo usano. Tutti i formati degli eventi che costelleranno
la Notte aderiranno a questo paradigma. Un “question-time” sul cancro tenuto in un
pub da chi fa ricerca e vive senza risparmiarsi in corsia, efficacemente aiuta a
rimuovere il pregiudizio e l’aspettativa nei confronti della scienza medica, per cui
“tutto è capito”, “ogni malattia è guaribile” e la morte” è un fallimento professionale
evitabile da parte dei medici”. Che le teorie della fisica, le macchine di pensiero più
accurate che descrivono l’universo soffrano di inaccuratezza non appena si guarda
lontano nel tempo e nello spazio si può provare a dirlo gioiosamente, ma con rigore
scientifico, anche con un flash-mob . Così come si può dire con semplicità e chiarezza
che i terremoti, per adesso, non sono predicibili con l’accuratezza spazio-temporaleenergetica
che si vorrebbe.
In particolare, come si realizza tutto questo all’Aquila?
Primo, cosa inusuale, facendo
sistema e coordinando istituzioni e associazioni. Poi, cosa altrettanto inusuale,
facendo sistema all’interno delle varie istituzioni. Infine, mettendo dentro
l’organizzazione tanta leggerezza, divertimento, festa e “azzeramento di ruoli”:
siamo studenti, direttori di dipartimento, filosofi, scienziati, medici, ingegneri, fisici,
professori ordinari, ricercatori precari, informatici, medievalisti, studenti Erasmus,
archeologi, studenti delle scuole superiori con i rispettivi insegnanti, tecnici,
amministrativi e amministratori, compagnie teatrali, piloti di droni, psichiatri e
vigilantes, che condividono entusiasmo e sobrietà nella partecipazione
all’organizzazione di questo evento. La sobrietà è il “tratto” di questa festa.
L’ambizione è che tocchi il cuore dell’Aquila.
[i]*Delegato alla “Notte dei Ricercatori” dalla Rettrice dell’Università degli Studi[/i]