Orso morto, taglia da 50mila euro per l’avvelenatore

13 settembre 2014 | 17:33
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Orso morto, taglia da 50mila euro per l’avvelenatore

AGGIORNAMENTO:

I cani antiveleno del Corpo Forestale dello Stato al lavoro da questa mattina nell’area limitrofa al ritrovamento ieri dell’orso morto, che giaceva sul ciglio di una stradina ciclabile nelle campagne del Comune di Pettorano sul Gizio, nell’Aquilano, non hanno rinvenuto alcun boccone avvelenato.

Lo affermano gli stessi agenti del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del Corpo forestale dello Stato dell’Aquila che conduce l’indagine. Gli inquirenti sostengono che non si può escludere che ignoti potrebbero aver rimosso i bocconi avvelenati, dopo aver appreso della morte del giovane orso marsicano. Le unità cinofile infatti sono state impiegate dopo diverse ore dal ritrovamento della carcassa dell’animale.

{{*ExtraImg_216238_ArtImgRight_300x225_}}E’ stata aperta un’inchiesta sul caso. «Al momento – spiega il comandante del Corpo Forestale della provincia dell’Aquila – non ci sono indagati. Abbiamo sentito tre persone perché a conoscenza dei fatti, soprattutto quelle che hanno avvistato e ritrovato l’orso. Non abbiamo sentito ancora gli allevatori ai quali il plantigrado ha fatto visita in questi ultimi giorni. Lo faremo delle prossime ore».

***

{{*ExtraImg_216239_ArtImgCenter_500x375_}} Le unità cinofile antiveleno del Corpo forestale dello Stato hanno iniziato nelle prime ore della mattinata a perlustrare l’intera area dove ieri è stato ritrovato un orso morto ai margini della Riserva del Monte Genzana, fuori dalla zona di protezione esterna (ZPE) del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Il nucleo cinofilo, composto da due cani ed un conduttore, altamente specializzato nella ricerca e nel rinvenimento di eventuali bocconi avvelenati e sostanze tossiche, sta ora setacciando tutto il territorio lungo il sentiero ciclabile che attraversa la zona boschiva in località San Biagio della frazione Valle Larga, nel comune di Pettorano sul Gizio (AQ). Sono due i cani del Nucleo Cinofilo Antiveleno del Corpo Forestale impiegati. Si tratta di un labrador di sei anni, Jonai, e di un pastore belga Malinois, Dingo, di 5 anni.

Dall’attività tecnica-investigativa coordinata dal Comandante Provinciale di L’Aquila del Corpo forestale dello Stato, Nevio Savini, per risalire alle cause della morte del plantigrado, si è esclusa la presenza di ferite da arma da fuoco o altri traumi violenti sul corpo dell’orso, in quanto non ci sono segni visibili di lesioni. È quanto emerso dalle prime indagini tecniche-scientifiche condotte dal veterinario ufficiale del Corpo forestale dello Stato, Luca Brugnola, che ieri è stato il solo ad aver esaminato il cadavere dell’esemplare, effettuando i prelievi di rito.

Per scartare o avvalorare l’ipostesi di un avvelenamento dell’animale l’intera zona, inibita all’accesso fin da ieri, verrà battuta dall’unità cinofila della Forestale denominata Antidoto.

Contestualmente un’aria molto più vasta sarà monitorata dal personale del Corpo forestale dello Stato, per la ricerca di altri eventuali indizi, quali animali morti o bocconi abbandonati, visto che la zona limitrofa al rinvenimento dell’orso è un luogo di ricerca di tartufi.

Il Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di L’Aquila, al quale sono state delegate le indagini, ha già rimesso alla Procura della Repubblica di Sulmona una prima comunicazione di notizia di reato, a carico di ignoti, ipotizzando il reato di uccisione di animale selvatico specialmente protetto.

Intanto la carcassa è stata sequestrata e sarà trasferita, nei prossimi giorni, dal Corpo forestale dello Stato all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Grosseto, dove verranno eseguiti l’autopsia e i necessari esami tossicologici.

Dalle indagini effettuate, inoltre, si esclude che l’esemplare trovato morto sia l’orsa “Peppina”, in quanto si tratta di un orso marsicano maschio dell’apparente età di tre/quattro anni e del peso di circa 90 chili.

{{*ExtraImg_216242_ArtImgLeft_300x225_}}UNA TAGLIA DA 50MILA EURO PENDE SULL’AVVELENATORE DELL’ORSO MARSICANO – Una taglia da 50mila euro per chi aiuterà a rintracciare l’avvelenatore dell’orso marsicano trovato morto ieri ai margini della riserva del Monte Genzana nelle campagne aquilane.

E’ l’iniziativa degli animalisti dell’Aidaa: povero orsetto.«Mettiamo una taglia che può arrivare fino a 50.000 euro sulla testa dell’avvelenatore dell’orso marsicano- dice Lorenzo Croce presidente nazionale di Aidaa – se fosse confermata l’ipotesi dell’avvelenamento siamo pronti a pagare chiunque fornisca informazioni specifiche che permettano di individuare, denunciare e far condannare l’avvelenatore. Avvelenare un cucciolo di orso marsicano è un delitto prima ancora che un reato, e’ ora che questi delinquenti paghino le loro colpe e le paghino con condanne esemplari e non cavandosela con semplici multe».

UN ALLEVATORE LO VIDE FORSE PER L’ULTIMA VOLTA IN VITA – L’orso trovato morto nella giornata di ieri nelle campagne di Pettorano sul Gizio (L’Aquila), con buona probabilità si tratta dello stesso che l’altra sera ha avuto un incontro ravvicinato con una persona del posto, un allevatore, che si era accorto della “visita” dell’animale nel suo pollaio.

Nel tentativo di fuggire dall’animale, l’uomo aveva sbattuto la testa ed aveva perso i sensi. Secondo gli agenti del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del Corpo forestale dello Stato dell’Aquila che conducono l’inchiesta, tale ricostruzione è plausibile dopo il racconto reso dallo stesso allevatore. Ad avallare la tesi degli investigatori anche alcuni filmati.

MOUNTAIN WILDERNESS ABRUZZO: «ANCORA UN ORSO UCCISO, LA TRISTE STORIA DEGLI ORSI IN ITALIA. LA LORO TUTELA E’ UN FALLIMENTO» – «La storia degli orsi in Italia e nell’Abruzzo è ormai una consolidata tristezza. Solo nel 2014 sono quattro gli orsi morti nella Regione dei parchi, nell’Abruzzo che ha spesso come proprio simbolo proprio un orso».

«E’ evidente che il piano di tutela dell’orso sia fallito– afferma Massimo Fraticelli responsabile parchi di Mountain Wilderness Abruzzo- quattro orsi su poche decine presenti nella nostra Regione è un numero esorbitante – I Parchi senza fondi e con servizi di controllo ridotti possono poco contro l’idiozia di chi pensa che animali stupendi come questi siano solo dannosi e pericolosi o di coloro che spargono veleno nei boschi per propri interessi personali. E’ necessario intervenire subito attraverso strumenti educativi dedicati agli abruzzesi, partendo proprio dalle popolazioni di montagna, che devono sentirsi maggiormente partecipi della conservazione, della tutela del territori e comprendere l’importanza della salvaguardia di specie come gli orsi .” Accanto al coinvolgimento delle popolazioni locali, che devono divenire veri custodi del territorio di montagna, è necessario aumentare e rendere più funzionale il sistema di sorveglianza dei Parchi. Aumentare gli investimenti dello Stato per il controllo del territorio. Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato (CTA) spesso non sono messi in condizione di svolgere il proprio lavoro di monitoraggio del territorio. Inoltre è ora che si crei , in tutte le aree protette italiane, un proprio sistema di sorveglianza come avviene nei soli parchi storici (Stelvio, Gran Paradiso, Parco d’Abruzzo etc. etc.), che possa affiancare e supportate il lavoro del Corpo Forestale dello Stato. Basterebbe un paio di aerei F35 in meno (circa 20milioni di euro ) per dare alla montagna ed alla fauna italiana un’ampia tutela che sia vantaggio per l’intera popolazione».