
di Alessia Lombardo
«Come mai non hanno ancora ricostruito niente?», si interroga Irene guardandosi intorno nel centro storico puntellato, mentre suo fratello Ivan scatta foto con l’Ipad.
{{*ExtraImg_216647_ArtImgCenter_500x375_}}«Perché siamo italiani, quindi siamo bravissimi con le parole ma non tanto con i fatti», risponde mamma Sofia nell’incerottata Piazza Palazzo.
Sono forse queste le frasi più gradite dai telespettatori aquilani che, a distanza di oltre cinque anni dal terribile sisma del 6 aprile 2009, hanno visto la propria L’Aquila, tornare, seppur per qualche minuto, alla ribalta nazionale su Canale5.
{{*ExtraImg_216648_ArtImgCenter_500x375_}}La fortunata serie I Cesaroni, giunta alla sesta edizione, complice l’imponente marchio Eni – che finanzierà il restauro della Basilica di Collemaggio – ha mostrato il vero volto dell’Aquila che non fa più notizia sui media.
Una città ancora puntellata, silenziosa e da ricostruire nei palazzi e nel tessuto socio-economico, alle prese giornalmente con numerosi problemi legati ai finanziamenti della ricostruzione.
Attori arrivati dalla Garbatella (quartiere di Roma in cui è ambientata la nota serie ndc) gli attori del piccolo schermo sono stati capaci di dire all’Italia più di quello che avrebbero dovuto fare gli addetti ai lavori, in primis non spegnere i riflettori.
{{*ExtraImg_216649_ArtImgCenter_500x375_}}I passaggi in tv prima di alcuni luoghi del centro storico terremotato, poi della Basilica di Collemaggio, hanno fatto piovere post e commenti sui social network e postare immagini.
Pensieri diversi fra loro, ma non saremmo aquilani se non fosse così, convergenti però sul fatto che l’Italia deve continuare a conoscere il work in progress del cantiere più grande d’Europa.
Stando ai Cesaroni, si è dovuto attendere le 22 per vedere i protagonisti in visita nella città ferita per un’opportunità di lavoro di Sofia, proprio sul progetto di restauro di Collemaggio, luogo identitario del capoluogo abruzzese tra i simboli della Perdonanza Celestiniana, che si spera nel 2015 diventi patrimonio immateriale dell’Unesco.
{{*ExtraImg_216650_ArtImgCenter_500x375_}}Riprese mozzafiato nonostante il cantiere puntellato e incerottato della Basilica e per finire un selfie sul prato di una famiglia che, proprio nella città ferita, stando alla trama del film è riuscita a trovare un po’ di serenità dopo un cambiamento.
L’auspicio è che la trama si intrecci con il futuro della nostra popolazione che dopo sofferenze e cambiamenti possa trovare la forza e la serenità per vivere al meglio la seconda vita.
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