
LE INDAGINI.
Sono durate due anni e mezzo le indagini dei Carabinieri, partite a novembre 2011 dalla Procura della Repubblica di Vasto e poi approdate alla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, che hanno portato a 32 provvedimenti restrittivi (12 in carcere, 17 ai domiciliari, 3 obblighi di dimora) eseguiti oggi dai carabinieri solo in parte, poiché undici destinatari sono stati localizzato all’estero.
Il sodalizio criminale aveva una gestione di tipo imprenditoriale e ingenti partite di droga – secondo quanto emerso dall’incontro con la stampa, a Chieti, dei comandanti provinciale, colonnello Salvatore Ronzo, del reparto operativo, maggiore Vincenzo Maresca, e del nucleo investigativo, capitano Emanuele Mazzotta – venivano acquistate all’ingrosso, in Albania ma anche in Spagna e Bolivia, e poi smistate in tutta Italia.
Efficiente la rete di contatti e collegamenti con esponenti della criminalità abruzzese e marchigiana e con il coinvolgimento di stranieri residenti in Spagna, Bolivia e Albania che usavano sim card intestate a persone inesistenti, o acquistate con documenti contraffatti, in grado di eludere ogni tipo di intercettazione telefonica o informatica. Il giro fruttava all’organizzazione tra i 60.000 e 70.000 euro al mese. Il trasporto avveniva con auto modificate, con doppifondi e altri sistemi, per nascondere la droga.
L’eccellente qualità e la competitività del prezzo – un chilo di eroina veniva venduto a 12.000 euro ad un pusher che, nella vendita al dettaglio, poteva ricavarne anche il quadruplo – ha permesso al sodalizio di gestire il mercato dello spaccio in regime quasi monopolistico. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati complessivamente 26 chilogrammi di sostanze stupefacenti fra cocaina, eroina, hascisc e marijuana nonché quattro autovetture utilizzate per il trasporto dello stupefacente.
LE ACCUSE.
Le accuse, a vario titolo, sono quelle di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e porto e detenzione di armi.
A sette degli arrestati è stato inoltre contestato il reato di crimine organizzato transnazionale. In carcere, finora, sono finiti gli albanesi Ergys Dashi, 25 anni, residente a Porto S. Elpidio, Peranti Dulja (35), residente a Recanati, Agron Mata (44), residente a Pollenza, Geraldin Abdihoxha (24), a San Benedetto del Tronto, Majlinda Dashi (49) e Rigels Yzeiraj (26), entrambi residenti a Porto S. Elpidio, Igli Kamberi (29) e Amarildo Terziu (24), entrambi residenti a Barletta, e l’italiano Francesco Pellegrino, 35 anni di Civitanova Marche. Ai domiciliari sono finiti gli italiani Luigi Cataldo, 32 anni, di Civitanova Marche, Bruno Di Bartolomeo, 63 anni di Potenza Picena e Fabio D’Innocenzo, 45 anni di Tolentino; con loro, gli albanesi Arlind Janka, 26 anni; Ferdinand Grembi (36), Kreshnik Kura (31), Elis Halilaga (34), Mohamed Ben Amor (34), Jahja Kazazi (34).
Il Gip ha inoltre emesso altri 4 provvedimenti restrittivi a carico di 2 cittadini e di altrettanti albanesi, tutti residenti in Spagna, per i quali sono state avviate le procedure per il mandato di arresto europeo.