
C’è una nuovo simbolo, in Abruzzo. Era estinto da secoli, ma ora è tornato, sta bene, vola alto ed è forte. Il Progetto Grifone compie 20 anni e saluta il successo del ripopolamento di un gigante del cielo che vede ormai almeno 180 esemplari nidificare e riprodursi in una vasta area che raccoglie la Marsica, il Parco Nazionale e il Gran Sasso, ma che ha una area di azione che va dal Matese ai Sibillini, cioè centinaia di chilometri di spazio aereo e 4 regioni interessate.
L’annuncio arriva dopo giorni di cattive notizie, con lo spiaggiamento dei capodogli a Vasto e la morte di un orso nell’Aquilano, e prova a riportare il bel sole sul fronte della tutela degli animali.
Nei giorni scorsi la Guardia Forestale ha rimesso in libertà 4 meravigliosi e imponenti esemplari adulti dell’avvoltoio europeo (oltre 2,5 metri di apertura alare) che sono stati inanellati e radiocollegati per il monitoraggio continuo. Dalla riserva naturale Monte Velino di Magliano dei Marsi hanno spiccato di nuovo il volo per raggiungere i nidi sparsi nelle montagne abruzzesi e che oggi vedono almeno 30 coppie fisse e fertili in circa 5 colonie osservate.
Importati dalla Spagna nel 1994, i grifoni, che in Italia resistevano solo in Sardegna, possono quindi ormai essere considerati come di nuovo autoctoni, in attesa che dall’Abruzzo possano allargarsi verso altre zone dell’Appennino. L’impianto abruzzese dimostra che nonostante le difficoltà che in altre zone si verificano per altri animali, c’è spazio per una biodiversità che vince la scommessa di ripopolazione e consolidazione delle specie animali.
La Regione Verde d’Italia da un lato combatte ancora la battaglia per la salvaguardia di specie delicate come orso e lupo, ma dall’altro, con grifoni, camosci e cervi, ottiene il riconoscimento dentro e fuori dai parchi regionali.