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Pnalm sull’uccisione dell’orso: «La mano dell’uomo va fermata»

«Fermare la mano dell'uomo». Così il presidente del Parco d'Abruzzo Lazio e Molise, Antonio Carrara che chiede «pene esemplari». Secondo i dati, la popolazione di orso marsicano cresce e si attesta sui 50-60 esemplari. «Il fatto che l'orso sia morto con un colpo di arma da fuoco è una cosa gravissima», dice.

Il presidente del Parco si appella quindi agli inquirenti perché il percorso della giustizia «sia rapido ed efficace e che si riesca al più presto a individuare i responsabili e punirli in maniera esemplare. Solo in questo modo - prosegue Carrara - sarà possibile riuscire a contrastare uno dei fenomeni che sta mettendo in discussione la sopravvivenza dell'orso marsicano in Abruzzo. Il primo dei nostri obiettivi è proprio quello di riuscire a diminuire la mortalità dei plantigradi per mano dell'uomo e lo si potrà fare solo potenziando le azioni di contrasto e di prevenzione».

Poi i numeri sulla popolazione: «Non è vero che non stia crescendo. La conferma arriva dal dato record di nascite - dice Carrara - che abbiamo registrato negli ultimi anni. Nell'ultimo censimento effettuato dagli esperti del Pnalm la popolazione degli orsi si attesterebbe attorno alle 50/60 esemplari».

Per quanto riguarda in particolare le azioni di contrasto e prevenzione Carrara, dopo l'annuncio dei giorni scorsi, ha reso noto che il Parco «ha già provveduto a consegnare tramite la Riserva Regionale del Monte Genzana una ventina di recinti elettrificati ad altrettanti allevatori e cittadini che ne hanno fatto richiesta» mentre è in corso il reperimento di altri recinti e nuovi sistemi di dissuasione attraverso il progetto Life Arctos «che stiamo portando avanti con WWF e governo regionale».

Oltre alle azioni immediate, però, dice ancora Carrara «bisogna sottolineare la grande strategicità del Progetto Patom, pensato dal ministero dell'Ambiente per la tutela dell'orso marsicano. Il problema è che non sempre gli attori coinvolti fanno la propria parte e manca la gestione e l' operatività del quotidiano che qualcuno deve gestire. Noi ci candidiamo a farlo perché la quasi totalità degli orsi vive all'interno del territorio del Pnalm».

«Il mio Paese non è contrario alla presenza degli orsi. Ci andrei cauto con le accuse che addossano a persone del posto la responsabilità della barbara uccisione». A parlare è ancora il presidente del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Antonio Carrara, che, interpellato sulla morte per arma da fuoco dell'orso trovato lo scorso 12 settembre su una stradine nelle campagne di Pettorano sul Gizio, nell'Aquilano, si è sentito tirare in causa anche come cittadino di questo comune.

«Bisogna capire - dice Carrara - dove e quando sono stati sparati i colpi anche perché quasi sistematicamente troviamo nella maggioranza degli orsi che collariamo o che visitiamo, pallini sparati da fucili da caccia. E poi mi sembra strano che all'inizio si parli di presunto avvelenamento per poi scoprire - prosegue Carrara - che l'orso è stato ucciso a fucilate. Come mi sembra altrettanto strano che, nella prima ricognizione, non siano notate le ferite provocate dai pallettoni nel fianco dell' animale».

Carrara parla poi del ruolo del Parco in questo specifico caso di Pettorano: «Fuori dalla nostra area - sottolinea il presidente del Pnalm - non abbiamo possibilità di alcun intervento che ci deve essere richiesto dalle forze di polizia competenti sul territorio. Fino ad oggi nessuno ha chiesto la nostra collaborazione pur avendo dato piena disponibilità, mettendo a disposizione le nostre conoscenze e le nostre risorse scientifiche e di controllo del territorio».

{{*ExtraImg_216894_ArtImgCenter_500x324_}}L'Orso è stato ucciso da una fucilata. «Si tratta di un fatto gravissimo che non può e non deve trovare alcuna giustificazione. La riduzione della mortalità per mano dell’uomo è uno degli elementi essenziali per evitare l’estinzione dell’Orso bruno marsicano. Purtroppo, siamo in presenza del quarto orso morto nel 2014». Fa eco la presidenza stessa del Parco, che annuncia: «E’ evidente la necessità di rafforzare l’azione di tutela su tutto l’areale frequentato dall’orso e, soprattutto, delle zone di passaggio tra aree protette come il territorio posto tra Parco Nazionale D’Abruzzo e Parco della Maiella, dove l’orso è più a rischio. Pettorano continua ad essere frequentato in questi giorni da altri orsi, dunque, per la loro tutela, è necessario rafforzare il controllo del territorio e il coordinamento tra le forze dell’ordine, così come è necessario mettere in sicurezza le fonti alimentari che attirano gli orsi in prossimità delle abitazioni e attivare forme di dissuasione sperimentate con il progetto Life Arctos».

«Come Parco, già da alcuni giorni abbiamo offerto la collaborazione del nostro servizio scientifico e veterinario alla Riserva regionale Monte Genzana per affrontare la situazione. Ma oltre le azioni immediate - tra le quali ci auguriamo che le indagini per assicurare alla giustizia il responsabile dell’uccisione siano rapide ed efficaci - è necessario rendere più incisiva l’azione di tutela dell’orso con un rafforzamento della struttura del Parco, dove vive stabilmente la maggior parte degli orsi, con possibilità di intervenire anche all’esterno. La scelta fatta con il PATOM di coinvolgere tutti gli Enti interessati resta valida, come scelta strategica, a condizione che ognuno faccia la sua parte. Ma rimane l’esigenza di avere una struttura operativa dedicata esclusivamente alla tutela dell’orso, che possa operare a tempo pieno dentro e fuori Parco».

«Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise - dice ancora, facendo seguito alle parole di Carrara - ha la storia, la conoscenza del territorio, l’esperienza e le competenze per poterlo fare. Rafforzarne la struttura esistente con personale specialistico significa ridare centralità all’azione di tutela dell’orso da mettere a disposizione dell’intero Abruzzo per evitare che le situazioni come quella che si è creata a Pettorano, fuori dal territorio del Parco, non siano affrontate adeguatamente».

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