
di Valter Marcone
I PARTE
LA LUNA E’ SBIADITA
I canti son terminati, l’oriolo è scarico, eppure
la tavola è ancora inbandita;
la luna è sbiadita, le stelle son rade
il mattino è spuntato sul mondo .
([i]Anonimo cinese del I sec. A.C.[/i])
LA CHIARA LUNA COME BIANCA SPLENDE
La chiara luna come bianca splende
sulle tende che velano il mio letto!
In preda al dolore mi volto e non posso dormire
raccolgo le vesti e vado errando su e giù.
([i]Anonimo cinese del I sec. A.C.[/i])
FIORI E CHIARO DI LUNA SUL FIUME A PRIMAVERA
Il fiume di sera
è immobile e liscio
i colori del maggio
si aprono tutti.
Un’onda improvvisa
si porta via la luna;
e l’acqua di marea
arriva col suo carico
di stelle.
([i]Iang Ti, imperatore dei Sui 606-607 d.C.[/i])
[i]Dalle poesie T’ang[/i]
CANZONE PER MUSICA
Sotto la falce di luna la guazza autunnale le ha raggelato
La veste; ma essa non vuole cambiarla. Passa tutta la notte toccando
Il liuto d’argento: non osa rientrare nella sua camera vuota.
([i]Wang Wei 699-759[/i])
CASA NEL VIALE DI BAMBU
Solo seduto tra i bambù segreti,
suono il liuto e lungamente fiscio.
Profondo il bosco, nessuno m’ascolta.
Sorge la luna candida . . . E mi illumina.
([i]Wang Wei[/i])
BEVENDO IN SOLITUDINE AL LUME DELLA LUNA
{{*ExtraImg_218295_ArtImgRight_300x471_}}Una coppa di vino in mezzo ai fiori:
bevo da solo senza un amico di fronte.
Alzo la coppa e invito la luna lucente:
con lei e con la mia ombra saremo tre.
La luna, ahimè, non è bevitrice di vino,
e la mia ombra, pigra, mi striscia al fianco,
pure con la luna amica e con l’ombra schiava,
dovrò far festa mentre è ancora primavera.
Nei canti che intono raggi di luna guizzano;
nella danza che intesso, l’ombra sì impiglia e si spezza.
Prima, da svegli ci divertivamo in tre,
or che siamo ebbri ciascuno va da per sé.
Oh, godiamoci per lungo tempo ancora
La nostra strana inanimata festa
Per ritrovarci al fine sul Fiume di Nuvole.
([i]Li t’ai-po 698-762[/i])
CANTO DI MEZZANOTTE SCRITTO PER MUSICA
Un’unghia di luna pende sulla capitale; mille e mille mazzuoli
battono il bucato; il vento autunnale soffia e di continuo porta
il mio cuore verso il Passo di Giada . . . Oh, quando – sbaragliati
i Tartari – potrà dalla lunga guerra tornare il marito moi!
([i]Li T’ai – po[/i])
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