
«Sono qui per testimoniare tutto l’interesse e il coinvolgimento istituzionale dell’Ente Regione sapendo che non è un qualsiasi processo di accertamento di una verità qualsiasi. È un processo centrale nella vita della Regione Abruzzo e riguarda un bene irripetibile nella vita degli abruzzesi».
Lo ha detto il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, giunto a Chieti al processo in corso davanti alla corte d’Assise per le discariche dei veleni di Bussi.
«Tornerò di nuovo – ha aggiunto il governatore – perché voglio rendermi conto anche di qual è il bisogno delle istituzioni di vicinanza tra le istituzioni per concorrere all’ accertamento della verità. Personalmente ma anche giuridicamente per quello che rappresento come persona giuridica della Regione mi sento molto convocato dal lavoro serissimo di questa Aula di Giustizia. Ho già fornito la mia collaborazione nei confronti di coloro che qui rappresentano la posizione della Regione».
FORUM ABRUZZESE DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA: «E’ ANDATO ‘IN ONDA’ UN DRAMMA AMBIENTALE» – «La requisitoria dei Pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, al di là di quello che deciderà il collegio giudicante sulle responsabilità personali, rimarrà una pietra miliare per la conoscenza di uno dei peggiori disastri ambientali europei. Attendiamo le conclusioni e le decisioni dei giudici, ma i dati emersi sull’inquinamento sono letteralmente sconvolgenti e impongono solo una cosa: la bonifica totale senza le scorciatoie che qualcuno ancora oggi osa proporre».
Così il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, intervenendo sulla requisitoria in corso a Chieri, nell’ambito del processo a porte chiuse in Corte d’Assise sulla megadiscarica dei veleni della Val Pescara. «Una ricostruzione puntigliosa e dettagliata – dicono gli attivisti – resa possibile anche dal lavoro del Corpo Forestale dello Stato. Documento dopo documento, attraverso la loro proiezione in aula, è andato in scena un vero e proprio dramma ambientale. Emergono fatti incontrovertibili sulla conoscenza da decenni da parte di Montedison della gravissima contaminazione non solo di Bussi ma addirittura dell’intera vallata, mare Adriatico antistante la città di Pescara compreso, per piombo e mercurio».
«La presenza di falde fortemente inquinate da clorurati – aggiungono – era del tutto evidente anche per quanto riguarda i pozzi per l’acquedotto. Gli stessi documenti tenuti rigorosamente riservati della Montedison parlavano fin dal 1993 della preoccupazione per le produzioni agricole e per gli utenti che usavano le falde acquifere. Mantini ha parlato di una sistematica falsificazione dei dati, facendo vedere con le slide le tabelle con i dati a confronto. Inoltre – conclude il Forum Acqua – ha adombrato il terribile sospetto, mostrando alcuni documenti, di collusione degli enti pubblici con la Montedison per alterare dati e tranquillizzare».