Dirty Job, i Di Tella tornano liberi

4 ottobre 2014 | 15:14
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Dirty Job, i Di Tella tornano liberi

Dopo quasi cento giorni di carcere il giudice per le indagini preliminari del tribunale ha rimesso in liberta gli imprenditori Alfonso Di Tella e Domenico Di Tella, ovvero i principali indagati nell’inchiesta denominata «Dirty Job».

I due sono accusati, insieme a un gruppo di altre persone (destinato in un futuro con lontano ad allargarsi), di contiguità con il clan dei Casalesi per accaparrarsi appalti per la ricostruzione e intermediazione illecita nel lavoro con sfruttamento degli operai.

Finora sia il gip che lo stesso Riesame, da sempre spauracchio della Procura, avevano detto no alle richieste di libertà. Ora il gip ha cambiato opinione sulla scorta delle prospettazioni della difesa per le quali, ormai, le indagini non sono lontane dalla conclusione e il grosso degli accertamenti, per quanto li riguarda, è stato fatto. Del resto il provvedimento cautelare per i Di Tella stabiliva che dovessero stare in carcere per novanta giorni. Comunque sulla vicenda pende anche un ricorso in Cassazione che contesta non tanto la carcerazione quanto il provvedimento nel suo merito. I Di Tella, che sono originari della provincia di Caserta, ma vivono all’Aquila da decenni e sono imprenditori edili, hanno sempre negato qualsiasi addebito ma ci sono intercettazioni molto importanti. Nei mesi scorsi lo stesso giudice per le indagini preliminari del tribunale aveva scarcerato il più giovane della famiglia, Cipriano Di Tella.

La linea meno rigida in questa inchiesta da parte dalla magistratura, sintomo di indagini vicine alla chiusura e impossibilità di inquinare le prove, la si desume dal fatto che due giorni fa gli avvocati dell’ingegnere avezzanese Michele Bianchini avevano chiesto e ottenuto dal giudice di far uscire il loro assistito dal carcere. Nelle scorse settimane erano usciti dal carcere tutti gli altri imprenditori coinvolti in quest’indagine.

L’inchiesta ha un filone collaterale, che vede tra i sospettati alcune persone delle forze dell’ordine accusate di informare i Di Tella sul corso delle indagini.

di Giampiero Giancarli

Fonte: Il Centro