
di Valter Marcone
“Avevano nel cuore pochi libri“ è un verso di Salvatore Quasimodo, che, nel 1956, lo scriveva in una poesia ai fratelli Cervi. E invece noi quanti libri abbiamo nel cuore?
“Domenica di carta“ ci ha dato forse la possibilità, di fare questo esame. Non solo per i libri, ma anche per tutti quegli altri “[i]documenta[/i]” e “[i]monumenta[/i]” che ci aiutano a conservare la memoria di quello che siamo.
{{*ExtraImg_218925_ArtImgRight_300x407_}}Domenica 5 ottobre 2014 – in occasione della manifestazione “Domenica di carta: la voce della storia”, promossa dal ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, con l’apertura straordinaria di Archivi e Biblioteche Statali – l’Archivio di Stato dell’Aquila ha aperto al pubblico dalle ore 10 alle ore 18 la sala studio, per visite guidate all’istituto e alla mostra documentaria “La grande Guerra”. Una mostra che rientra nel progetto e concorso nazionale Articolo 9 della Costituzione “Cittadinanza attiva” per valorizzare il patrimonio culturale della memoria storica a cento anni dalla Prima guerra mondiale e ha lo scopo di far conoscere le testimonianze della Grande Guerra (lettere, cartoline, manifesti, giornali d’epoca) che ancora si conservano. La mostra è articolata in sezioni tematiche: I. Il fronte; II. Il Nemico; III. Il fronte interno; IV. Le onoranze e i monumenti. Rimane normalmente aperta anche negli altri giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13.
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Gli obiettivi e le modalità di realizzazione della “Domenica di carta” vengono indicate così dall’ufficio stampa del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo: ”Anche quest’anno si terrà la manifestazione nazionale “Domenica di Carta 2014: la voce della storia”, durante la quale sarà possibile visitare Archivi di Stato e Soprintendenze archivistiche, accedendo a palazzi ed edifici di grande pregio architettonico, dove sono conservati manoscritti, documenti, pergamene, libri, giornali, riviste, disegni, stampe, fotografie, carte geografiche, materiali audiovisivi, incisioni e pezzi di grande rarità, oggetti fisici: una varietà di materiali praticamente inesauribili che stimola non solo l’interesse dello studioso, ma anche la curiosità dell’utente occasionale”.
{{*ExtraImg_218927_ArtImgRight_300x403_}}Materiale che occupa oltre 1.500 chilometri, la stessa distanza esistente tra Milano e Palermo: 14 milioni di unità tra buste, filze, mazzi, fasci, volumi e registri; 4,5 milioni di negativi; 1,5 milioni di pergamene; 800mila mappe; 600mila fotografie; 550mila microfiches; 200mila bobine di microfilm; 35.000 sigilli; 12.500 monete; 8.000 pezzi di materiali audiovisivi, oltre al patrimonio digitalizzato, che comprende 13,5 milioni di oggetti. Un patrimonio archivistico statale in costante crescita a causa dei versamenti che vengono periodicamente effettuati dagli organi dello Stato.
La manifestazione, che è stata nominata dal Ministero “Domenica di carta” e che avrà un seguito anche nei prossimi anni, oltre all’ingresso gratuito nei musei (che già avviene ogni prima domenica del mese), permettendo l’accesso libero anche agli Archivi di Stato e alle Biblioteche, è un modo per avvicinare i cittadini ad alcune fonti della nostra cultura e della nostra memoria ed è anche un modo per far conoscere, a livello locale, una serie di giacimenti culturali che spesso sono ignorati anche da coloro che ci vivono accanto da sempre, di cui si occupano 135 Archivi di Stato e 46 biblioteche pubbliche statali: un numero imponente di istituzioni che, da nord a sud, costituiscono veri e propri monumenti di carta.
Tra i materiali messi a disposizione alcune eccezionali rarità, come l’originale della Costituzione italiana (presso l’Archivio Centrale dello Stato), la pergamena dell’anno 721 (il documento più antico custodito negli Archivi di Stato e conservato all’Archivio di Stato di Milano) o i documenti relativi alla vita di Caravaggio al suo arrivo nella Capitale all’età di 25 anni (all’Archivio di Stato di Roma).
Tra le iniziative di ‘Domenica di Carta’ si può ricordare, a Roma, ‘La voce dei libri‘ alla Biblioteca nazionale (viale Castro Pretorio, 105, tel. 39 06 49891, apertura 10-20) e un nutrito programma sempre nella Capitale. Domenica di carta, ma anche di suoni all’Istituto Centrale per i beni sonori e audiovisivi (via Caetani 32), dove alle 16.30, tra visite guidate ed eventi, è stato presentato ‘L’Orlando furioso e innamorato’ (La Nuova Frontiera) raccontato ai bambini da Idalberto e Lorenzo Fei.
Invece la ‘Maratona di Lettura‘ della Biblioteca Universitaria di Sassari (Piazza fiume, Sassari) che, nell’arco della giornata, ha dato corso, con il coinvolgimento del pubblico presente, alla lettura ininterrotta del testo [i]Alberi erranti e naufraghi dello[/i] scrittore Alberto Capitta, vincitore del “Premio Brancati” (2013) e “Libro dell’anno” di Fahrenheit in onda su Radio3, il più importante programma radiofonico italiano dedicato ai libri, ci ha ricordato che in questa domenica appena trascorsa è stato possibile accedere non solo ad archivi, ma anche a biblioteche, richiamando l’attenzione sui libri e sulla interessante problematica che coinvolge il settore dell’editoria nel nostro paese.
{{*ExtraImg_218929_ArtImgRight_300x225_}}Ogni giorno escono in Italia 170 nuovi libri, il 35-40% dei quali non venderà neppure una copia, segno che persino i parenti più stretti dell’autore sono disinteressati a conoscere ciò che taluni scrivono. Nello stesso giorno 109 libri vengono ritirati dal commercio da una permanenza media sugli scaffali di un paio di mesi. In un paese in cui esiste una percentuale alta di analfabetismo, anche di ritorno, di bassa scolarizzazione pari al 68% per il 29% degli italiani, Montalbano, il personaggio delle storie raccontate da Camilleri, è un personaggio dei Promessi Sposi, per il 36% il Decamerone è un vino rosso e per il 28% i Malavoglia sono un gruppo di studenti alla vigilia della prima guerra mondiale.
Ci ricorda anche il secolare cammino del libro, che, dopo le trasformazioni dal papiro alla pergamena e dal rotolo al codice, è rimasto immutato fino all’avvento dell’ebook, passando addirittura per il libro vivente, quello della natura: “[i]Omnis mundi creatura/ Quasi liber et pictura/ Nobis est et speculum[/i]”, come dice Alano di Lilla, afferma nel tempo la biblioteca come immagine dell’amore degli uomini per il libro.
In vero fu l’Umanesimo a far vivere una corrente affettiva in cui c’è amore per il contenuto dei libri, ma con qualcosa di più: l’amore per le loro parole alle quali il tempo, attraverso i secoli, sembra aver dato più verità, più profondità. Un amore che traspare dalla lettera datata 31 maggio 1468 del Cardinal Bessarione, erede e rappresentante più alto della cultura bizantina (Costantinopoli è caduta nel 1453) che consegna la sua biblioteca (482 codici greci e 264 latini ) alla Repubblica di Venezia. In questa lettera egli afferma: “[i]I libri sono pieni delle parole dei saggi, degli esempi degli antichi, dei costumi, delle leggi, della religione. Vivono, discorrono, parlano con noi, ci insegnano, ci ammaestrano, ci consolano .. . [/i]” E così i libri diventano l’unica forma di memoria durevole in grado di varcare il tempo e vincere la morte.
Questo amore ci fa pensare, restando nella città dell’Aquila, a Mariano D’Ayala, Intendente della Provincia d’Abruzzo Ulteriore II che nel 1848 apriva al pubblico la Biblioteca aquilana, ricca di volumi raccolti e custoditi dai padri Gesuiti, tra cui il fondo della Biblioteca dei Celestini di S. Spirito del Morrone. Chissà se aprendo al pubblico la biblioteca l’Intendente pensava a quel testamento di Ignazio Carli dettato a Nicola Cappelli, l’11 marzo 1749, nel quale il Carli, dopo aver stabilito i termini per la costituzione di un ”monte” per fornire doti alle fanciulle nobili, affermava che una volta superato i 400 ducati si dovesse procedere alla edificazione di una fabbrica nel sito basso del suo palazzo, perché quel sito doveva servire per una libreria pubblica, che doveva funzionare, dopo aver comprato dei libri e avervi stabilito un bibliotecario, “[i]con l’obbligo di aprire detta libreria per comodo degli studiosi[/i]”.
Quello “[i]stabilirvi un bibliotecario[/i]” fa poi pensare, per questa giornata dedicata all’apertura di archivi e biblioteche, proprio alla professione del bibliotecario, professione che nel tempo è andata cambiando e che ha svolto e svolge un ruolo rilevante a tutela, salvaguardia e valorizzazione di quel patrimonio. Ci fa pensare a quel bibliotecario di Musil che, alla sua maniera, rivendica la qualità del suo lavoro come fa anche, solo per portare un esempio, Fabricius nella “Prefatio ad Lectorem” della Bibliotheca Graeca, opera in cui fornisce, tra l’altro, un imponente catalogo delle opere precedenti la sua intitolate “Bibliotheca” (dalla Bibliotheca Attica del Meursius alla Bibliotheca Scriptorium profanarum di Leone Allaci).
Miguel de Cervantes racconta che Don Chisciotte impazzì per aver letto romanzi di cavalleria e andò egli stesso a fare il cavaliere errante. Può essere bello impazzire leggendo i libri. Anche se quella pazzia è una pazzia che ci mette sugli occhi un filtro immaginario che a volte serve per sopravvivere. A quella stessa pazzia in nome di una tranquillità che una domenica fuori casa e dentro istituzioni culturali, come archivi e biblioteche, ci aiuta a creare e a conservare.
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