
di Valter Marcone
L’Officina di Alta Formazione Q110, presieduta da Francesca Pompa, organismo accreditato alla Regione Abruzzo, ha organizzato un seminario formativo di introduzione alla figura del Project Manager, completamente gratuito e con rilascio di attestato di partecipazione. L’evento si è svolto il 7 ottobre alle ore 17, presso Confindustria L’Aquila, e si inserisce nel più ampio progetto del primo [i]short master[/i] che si svolge all’Aquila, a partire dal 7 novembre prossimo, in Project Management, per formare esperti in gestione di progetti, come responsabili di commessa.
{{*ExtraImg_219239_ArtImgRight_300x246_}}Il seminario, che ha voluto anche fare il punto della situazione in merito alla creazione di una cultura d’impresa, è stato un momento importante per acquisire quelle conoscenze di base che aiutano ad aprirsi alle nuove metodologie che portano innovazione nelle imprese, grazie agli interventi di Carlo Imperatore, direttore di Confindustria L’Aquila; Anna Grazia Valdo, docente europrogettista; Francesca Pompa, presidente Q110 e di Giovanni Pisano, docente Luiss di Project Management e direttore del Master, che hanno parlato davanti ad un pubblico attento, composto in maggior parte di giovani.
Il programma del master – proposto secondo gli obiettivi aiutare a collocare, in una cornice teorica globale, il processo di internazionalizzazione (specie delle PMI); fornire strumenti concettuali sul processo di accesso ai mercati internazionali; fornire competenze specifiche legate ai processi di internazionalizzazione (legale, fiscale e così via); fornire il quadro sulla prossima programmazione europea e gli strumenti operativi sulla gestione dei programmi comunitari – sarà articolato nei seguenti moduli, con le seguenti tematiche:· Macroeconomia e Mercati Globali (1 gg.); Marketing Internazionale (2 gg.);·Supporto pubblico e internazionale all’internazionalizzazione (1 gg.);·I consorzi Export (1 gg.);·Contrattualistica e normative (1 gg.);·Aspetti fiscali(1 gg..); Europrogettazione (3 gg.).
{{*ExtraImg_219240_ArtImgRight_300x225_}}E’ stato il direttore di Confindustria Carlo Imperatore a tratteggiare la situazione del mondo del lavoro, delle imprese nella regione Abruzzo e nella provincia dell’Aquila, e a delineare così il contesto lavorativo e imprenditoriale che accoglie, appunto, l’iniziativa di formazione per la creazione di project manager. Egli ha richiamato l’attenzione su dati secondo i quali per il 2014 le imprese abruzzesi prevedono un saldo occupazionale negativo (-5.100 lavoratori), ma in fase di recupero rispetto ai 7.600 posti in meno del 2013. Tale risultato deriva dalle 18.200 assunzioni programmate e dalle 23.300 uscite, secondo le rilevazioni del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro. In particolare, risulta penalizzato il lavoro dipendente, con un saldo negativo di -5.420 unità derivante da 14.580 assunzioni e 20.000 uscite e corrispondente a una variazione del -2,3% rispetto al 2013, ma in lieve recupero rispetto al -3,4% dell’anno prima. Al contrario, i contratti atipici sono in aumento (+320). A livello territoriale si nota che il maggior numero di entrate totali riguarda la provincia di Teramo (5.080) dove si verificherà anche il maggior numero di assunzioni di personale dipendente (4.790). In nessuna provincia si prevede un saldo positivo.
In una situazione così fatta le politiche del lavoro possono migliorare le problematiche, ma la verità è che mancano le risorse e manca una politica del territorio, ossia una politica per l’insieme. Di questa politica Carlo Imperatore ha poi tratteggiato una breve storia, richiamando l’attenzione sul fatto che la crisi dell’industrializzazione, la chiusura di grandi imprese attorno alle quali era nato un indotto che aveva favorito lo sviluppo del territorio, ha avuto come conseguenza proprio la polverizzazione di quell’indotto e il blocco dello sviluppo, appunto, del territorio. Negli anni Novanta, quando questo panorama si è delineato, è stato coniato uno slogan “piccolo è bello”, ma il piccolo e bello delle imprese è risultato non competitivo in un mondo in cui la globalizzazione richiede ben altri strumenti di quelli in possesso delle aziende locali.
Così, in conclusione, il Direttore della Confindustria dell’Aquila ha ricordato i mali che affliggono la vita delle imprese: mancanza di credito alle imprese; burocrazia di cui si muore; esagerata fiscalità e mancato confronto sui fondi europei. Mali ai quali l’impresa deve assolutamente reagire, riscoprendo l’organizzazione orizzontale da affiancare a quella verticale per progettare le particolarità.
L’intervento del professore Giovanni Pisano ha evidenziato come l’introduzione e l’affermazione della disciplina del Project Management e del ruolo che le consegue è degli anni sessanta dello scorso secolo. Perché in quegli anni grandi imprese hanno realizzato grandi progetti proprio per la capacità di gestirli professionalmente, pianificarli e realizzarli. Non è solo il rispetto dei tempi per la realizzazione di un progetto, ma è anche la gestione di altre varianti, quali i costi e la qualità, che determinano la buona riuscita di un progetto. Tempi, costi e qualità fanno parte della metodologia del project management e risultano in definitiva il campo operativo del project manager.
Afferma la dottrina corrente (fonte: http://www.pmi.it/): ”[i]Il project manager, in Italia denominato spesso come ‘Responsabile di progetto’, può essere un rappresentante del committente o un dipendente o consulente della società/organizzazione incaricata di realizzare il progetto (in diversi casi ne esiste uno per parte, ciascuno con responsabilità di progetto verso la propria parte). Il suo obiettivo essenziale è quello di raggiungere gli obiettivi di progetto, assicurando il rispetto dei costi, dei tempi e della qualità concordati e soprattutto il raggiungimento della soddisfazione del committente. A prescindere dal campo di realizzazione del progetto, un bravo project manager deve essere abile a interpretare gli obiettivi reali del progetto dal suo inizio sino alla fine, assicurandosi che la visione del committente venga realizzata secondo le sue aspettative nelle more stabilite.[/i]”.
Un Project Manager ha il compito di svolgere svariate funzioni e impersonare più ruoli, spesso legati direttamente all’azienda per la quale si sta sviluppando il progetto. Nella definizione dei ruoli intervengono quasi sempre anche le richieste e le necessità specifiche del cliente, oltre alla natura del progetto stesso.
Entrando più nello specifico, Pisano ha illustrato una ricerca della KPGM, attiva in 155 Paesi del mondo con oltre 155 mila professionisti, leader a livello globale nei servizi professionali alle imprese, revisione e organizzazione contabile, consulenza manageriale e servizi fiscali, legali e amministrativi, che, nel 2012/2013, ha intervistato delle imprese evidenziando che solo il 33% dei progetti viene concluso “on budget”, mentre il 70% delle imprese i cui progetti falliscono hanno dichiarato di usare qualche volta o mai le tecnologie del Project Management.
{{*ExtraImg_219241_ArtImgRight_300x195_}}Infine Anna Grazia Valdo, euro progettista, ha illustrato le politiche europee e i termini dei progetti che l’Unione europea promuove e finanzia, collegando tale tematica proprio alle metodologie e alle strategie che il Project Management propone nella vita delle imprese.
Aperto e interessante il dibattito seguito alle esposizioni, che, trasversalmente, possono essere arricchite dall’apporto di altre discipline della conoscenza. Fino a ipotizzare, come abbiamo letto in alcune ricerche sul web relative a questo argomento, che nonostante la terminologia utilizzata sia relativamente recente, non sarà difficile rendersi conto che nella storia dell’umanità il ruolo del project manager sia stato ricoperto (magari inconsapevolmente) già nelle antichissime civiltà. Si pensi, ad esempio, alla costruzione della Sfinge, la famosa statua in pietra risalente al 2.500 a.C., e simbolo della antica civiltà egiziana. Il suo ideatore, il leggendario faraone Chefren, fu colui il quale, a quel tempo, ricoprì il ruolo del project manager. Non c’è dubbio che un simile progetto, secondo i moderni standard, sarebbe stato considerato un progetto a lungo termine.
{{*ExtraImg_219242_ArtImgRight_300x184_}}Nonostante i tanti interrogativi, ancor oggi non del tutto risolti, sulla Sfinge è certo che la sua creazione non fu certo figlia dell’improvvisazione: era, indubbiamente, ben chiara la visione (vision) del suo ideatore relativamente a cosa la Sfinge avrebbe dovuto rappresentare e a quale sarebbe dovuto essere il suo aspetto finale. Allo stesso modo, Chefren avrà pianificato (plan) un certo numero di persone che, in un certo lasso di tempo, sarebbero stati adibiti alla costruzione della Sfinge. Probabilmente poi, una parte delle risorse sarà stata impegnata nel costruire una parte piuttosto che un’altra, cercando di ottimizzare i tempi per il completamento dell’opera.
Un’iniziativa di formazione, dunque, quella proposta e avviata, che orchestra tutte le competenze per rispondere ad una sfida del presente proiettata nel futuro.