‘Giornata Nazionale del Mutilato e Invalido del Lavoro’

di Nando Giammarini*
L’Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) ha celebrato ieri, 12 ottobre, in tutte le Province d’Italia, la 64esima Giornata Nazionale del Mutilato e Invalido del Lavoro, con l’alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, a dimostrazione di quanto le istituzioni siano attente a quello che è un problema di enorme rilevanza sociale, ad impatto diretto sulle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ricordiamo, per dovere informativo, che essa fu istituzionalizzata nel 1998 con decreto della Presidenza del Consiglio e decisa la sua ricorrenza la seconda domenica d’ottobre, su specifica richiesta dell’Associazione, che tutela e difende, da sempre, i diritti di coloro che hanno avuto la sventura di incappare in un infortunio che ha cambiato per sempre la vita allo sfortunato lavoratore. La stessa si occupa di fornire collaborazione legale, medico-fiscale e pensionistica ai disabili, agli orfani e alle vedove, fornendo loro un ampio ventaglio di servizi per una più equa e adeguata assistenza. Organizza, inoltre, corsi di aggiornamento per dirigenti e personale amministrativo sulla prevenzione attraverso il Civ (Comitato di Indirizzo e Vigilanza). Promuove incontri negli istituti di ogni ordine e grado nella ferma convinzione che dalla scuola deve partire la cultura della sicurezza e della prevenzione, attuando tutte le politiche necessarie volte ad evitare il ripetersi di infortuni gravi tali da mettere in seria difficoltà singoli lavoratori e interi nuclei familiari.
Particolare importanza assume, in Abruzzo, la sicurezza sul lavoro nei cantieri della ricostruzione del cratere sismico dove purtroppo si sono verificati incidenti, soprattutto tra i più giovani, a causa dell’inesperienza e probabilmente della mancanza di una preparazione adeguata, come previsto dalle recenti disposizioni legislative.
La Giornata deve rappresentare, innanzitutto, un momento di incontro tra le forze culturali, vive e produttive della società, per non dimenticare, ad esempio, che negli ultimi cinque anni, in Italia, si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro con quasi 200.000 invalidità permanenti e oltre 7.000 morti. Una strage degli innocenti, come le vittime dei vari terremoti e delle altre calamità naturali.
Uno stato e una società civile degna di essere definita tale non può e non deve assolutamente tollerare che si creino simili situazioni.
Recenti statistiche parlano di una diminuzione degli infortuni sul lavoro di circa 50 mila unità; non si capisce bene se dovuti alla maggiore sicurezza attuata nei vari posti di lavoro o se per effetto della crisi che genera continua disoccupazione. Sconcertante, purtroppo, l’aumento delle malattie professionali di cui si registra un incremento di 5.500 unità, pari all’11,9% rispetto al 2012.
La manifestazione principale, un’importante iniziativa di confronto per la 64esima giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, si è tenuta a Firenze, nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, con la partecipazione dei maggiori esponenti Istituzionali e i massimi dirigenti dell’Anmil, dei sindacati e delle varie associazioni di categoria del mondo del lavoro. Essa deve divenire, oltre ad un’unica occasione celebrativa, una ricorrenza comune dove l’intero Paese si unisce in una battaglia di sicurezza e di civiltà.
Dedico questo articolo alla memoria e al ricordo di mio padre – grande invalido del lavoro che, in seguito alla maledetta “Silicosi” contratta nelle miniere di Charleroi in Francia, dove lavorava, negli anni 50, come minatore – che ci lasciati nel 1999.
*lettore
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