
Il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, questa mattina, insieme con altri primi cittadini di Comuni costituitisi parte civile nel processo per la discarica di Bussi, ha presenziato all’udienza dedicata alle arringhe e richieste degli avvocati degli Enti.
«La discarica di rifiuti tossici di Bussi – ha dichiarato il sindaco – è una lacerante ferita al nostro territorio. Per l’avvelenamento delle acque prodotto, i cittadini della terra d’Abruzzo meritano di ottenere finalmente giustizia. Non chiedo che la Corte pronunci una esemplare sentenza, ma una giusta sentenza. Per punire i responsabili e risarcire i danneggiati di questa vergognosa vicenda basta una corretta e serena valutazione delle prove offerte dalla pubblica accusa ed è sufficiente applicare quanto previsto dal codice penale. I cittadini coinvolti ed esposti a causa di questi ‘inquinatori’ meritano sia fatta giustizia». «Anche i cittadini di Chieti – ha aggiunto Di Primio – meritano giustizia ed è per questo che abbiamo chiesto che venga versato in favore del Comune, in via provvisionale, un milione di euro per il ripristino ambientale nel contesto del Sin e il rinvio, in sede civile, per la quantificazione dei danni».
LEGALE WWF, GIUSTIZIA AL NOSTRO TERRITORIO – Oggi l’intervento del Wwf, come parte civile, nel processo sulle mega discariche di Bussi sul Tirino in Corte di Assise a Chieti.
«Da quando esiste l’uomo è reato avvelenare le acque; la verità di questo processo è semplice: per i soldi, la classe dirigente di uno dei gruppi industriali più importanti del nostro Paese, ha avvelenato l’acqua destinata al consumo alimentare di oltre 700.000 persone e noi siamo qui affinché si dia giustizia al nostro territorio». Sono state queste le parole iniziali di Tommaso Navarra, avvocato del Wwf Italia, nell’arringa finale delle parti civili nel processo di Bussi.
Navarra ha fornito una lettura costituzionalmente orientata dell’articolo 439 del codice penale (avvelenamento delle acque), richiamando i principi costituzionali previsti nell’articolo 2 (sui diritti inviolabili dell’uomo sia come persona sia nelle formazioni sociali in cui si esplica la propria personalità) e nell’articolo 32 (diritto alla salute) della Costituzione Italiana e sottolineando il contributo decisivo dato dal Wwf all’accertamento dei fatti, attraverso la propria continua attività di denuncia e di analisi delle acque ben prima dell’intervento delle pubbliche autorità.
«E’ stata proprio la nostra associazione, nel 2007 – commentano Luciano di Tizio, delegato regionale Abruzzo del Wwf, e Dante Caserta, consigliere nazionale del Wwf Italia – a rendere per prima di dominio pubblico la notizia della presenza di contaminanti nell’acqua potabile e le nostre denunce hanno avuto un peso determinante nella vicenda. Ci sembra opportuno ricordare che il Wwf organizzò e pagò le analisi che confermarono, dopo le prime inascoltate segnalazioni del professore Fausto Croce, una situazione disastrosa già ben nota da alcuni anni a chi avrebbe dovuto vigilare, ma che veniva assurdamente tenuta nascosta ai cittadini, condannati a bere acque contaminate senza neppure saperlo. Per quelle pubbliche segnalazioni venimmo accusati di procurato allarme, anche con un esposto alla magistratura firmato da chi oggi è sotto inchiesta in un altro processo satellite. Il processo di Bussi, al di là di quelle che saranno le decisioni dei giudici, ha quantomeno ristabilito la verità dei fatti e questo, dopo anni di attesa, è già un importante passo in avanti, anche se non ci stancheremo mai di ripetere che la vera e completa giustizia ci sarà solo con una bonifica che restituisca, a spese di chi ha inquinato, un territorio sano agli abruzzesi».
L’avvocato Tommaso Navarra in conclusione del suo intervento, alzando un bicchiere d’acqua e ricordando le battaglie giudiziarie già vinte a tutela delle acque del Gran Sasso d’Italia, ha chiesto che per gli abruzzesi «possa tornare ad essere privo di qualsivoglia preoccupazione un gesto naturale e vitale quale quello del bere l’acqua del proprio territorio».
Dalla prossima e per almeno sei udienze consecutive la parola passerà agli avvocati della difesa. La sentenza è attesa entro la fine dell’anno.
D’ALFONSO: DA PARTI CIVILI CONTRIBUTO PER VERITA’ – «Un contributo fondamentale per il processo di accertamento della verità». Così il presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, intervenuto questa mattina, a Chieti, in Corte d’Assise, all’udienza del processo sulla discarica dei veleni di Bussi, ha definito gli interventi degli avvocati di parte civile.
«Ho assitito anche alla giornata di lavoro di oggi – ha spiegato D’Alfonso – dove è emersa un’attività puntuale ed implacabile per quanto riguarda la scientificità di livello della documentazione. Inoltre – ha aggiunto – intendo ribadire, con la mia presenza, che non si tratta di un qualsiasi processo di accertamento della verità. Infatti, quando si determina un danno di tale gravità ed intensità – ha concluso il presidente – è importante che le istituzioni siano pronte a presidiare, a produrre luce e a far capire il coinvolgimento anche delle persone giuridiche e di quelle fisiche».
All’udienza odierna erano presenti anche il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini; il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco; i sindaci di alcuni Comuni della provincia di Pescara – per Tocco da Casauria Luciano Lattanzio, per Torre de’ Passeri Piero Di Giulio, per Alanno Vincenzo De Melis, per Bussi Salvatore La Gatta, per Spoltore Luciano Di Lorito, per Castiglione a Casauria Gianluca Chiola – e il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio.