Grandi Rischi, parola alle parti civili

17 ottobre 2014 | 13:10
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Grandi Rischi, parola alle parti civili

Con l’intervento degli avvocati di parte civile Wania Della Vigna e Antonio Valentini è cominciata all’Aquila la seconda udienza del processo d’Appello alla Commissione Grandi Rischi, l’organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio dei ministri, per il quale il procuratore generale Romolo Como ha chiesto, nell’udienza di una settimana fa, la conferma della pena a 6 anni di reclusione inflitta in primo grado ai sette esperti.

Si tratta degli scienziati componenti dell’organismo, condannati in primo grado, il 22 ottobre del 2012, per omicidio colposo e lesioni per aver dato false rassicurazioni alla popolazione alla vigilia del terremoto del 6 aprile 2009 che causò la morte di 309 persone. In particolare, gli imputati, in carica nel 2009, sono accusati di aver rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32.

Della Vigna in aula ha raccontato gli ultimi drammatici momenti di uno dei ragazzi morti nel crollo della Casa dello Studente, in particolare dello studente universitario Hussein ‘Michelone’ Hamade: «Mi sono salvato dal caos di Gerusalemme, non morirò all’Aquila»; «I ragazzi della Casa dello studente, dunque, sono stati condizionati dall’esito della Commissione. A loro non si rimprovera assenza di virtù profetiche, ma informazione incompleta». L’avvocato Della Vigna alla fine si è associata alla richiesta di conferma della pena del pg.

Poi è stata la volta dell’avvocato Antonio Valentini, anche lui parte civile (originata dall’esposto dello stesso Valentini, l’inchiesta è divenuta di pubblico dominio il 3 giugno 2010 con l’emissione di sette avvisi di garanzia). «I maggiori esperti dissero che una scossa maggiore di quella del 30 marzo non ci sarebbe stata, passò il messaggio che le scosse stavano scaricando energia. I 7 scienziati inviati come massimi esperti – ha detto Valentini nella sua arringa – non fecero nulla di ciò che avrebbero dovuto, sconcertante dare ancora credito a Giuliani (studioso del radon ndr)». Poi, sul verbale, Valentini ha evidenziato come «venne scritto nel pomeriggio del 6 aprile 2009, mentre si scavavano le macerie. La riunione del 31 marzo fu una grottesca pantomima. Il verbale postumo fu artefatto, edulcorato. Passò il messaggio che le scosse stavano scaricando energia. La commissione non doveva prevedere il rischio sismico, doveva piuttosto valutare il rischio».

Gli ex componenti la Commissione Grandi Rischi che sono stati condannati per la morte di 29 persone e il ferimento di altre quattro, coloro, cioè i cui familiari si sono costituti parti civili, poi divenute in tutto 56, sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi; Bernardo De Bernardinis vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile; Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e.; Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Cariche che gli imputati rivestivano all’epoca del sisma. Tutti in primo grado sono stati condannati in solido tra loro e con il responsabile civile (presidenza del Consiglio dei ministri, in persona del presidente del Consiglio dei ministri pro tempore), al risarcimento del danno, da liquidarsi in separato giudizio nei confronti delle parti civili.

«I rappresentanti della commissione Grandi rischi hanno assunto la veste di pubblico ufficiale nella riunione del 31 marzo 2009. L’investitura poco interessa, hanno dato un responso accettando il ruolo. Tutti gli scienziati furono d’accordo che lo sciame sismico non preannunciava catastrofi. Queste sono parole pesanti come pietre». E’ uno dei passaggi dell’avvocato Attilio Cecchini, uno dei legali di parte civile nel corso della seconda udienza in Corte d Appello del processo ai membri della Commissione Grandi rischi.

«Questi scienziati sono uomini come noi e quindi possono sbagliare – ha continuato Cecchini -. Quando si tranquillizza la gente in situazioni come quella dell’Aquila, si inducono i cittadini a non uscire di casa o cercare rifugio dopo una scossa. Lo dico con dolore, costoro si allinearono alle indicazioni di Guido Bertolaso, lo conosciamo dalla telefonata dell’ex assessore alla protezione civile regionale, Daniela Stati».

«Se avessero dato un segnale congruo, in base anche alla loro regola di esperienza, i cittadini avrebbero assunto altri comportamenti». L’udienza è stata aggiornata a domani quando ci sarà la conclusione della sequenza delle arringhe degli avvocati di parte civile e dovrebbe cominciare a parlare anche qualche difensore.

Anche l’udienza di domani è dedicata alle parti civili e parte delle difese.