‘Operare Embedded in aree di crisi’, il bilancio del corso

17 ottobre 2014 | 20:37
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‘Operare Embedded in aree di crisi’, il bilancio del corso

Sì è conclusa oggi la seconda edizione del corso “Operare Embedded in aree di crisi”, dedicato a giornalisti e operatori della comunicazione e svolto a L’Aquila, presso il Nono Reggimento alpini della brigata alpina Taurinense.

{{*ExtraImg_220310_ArtImgRight_300x198_}}L’iniziativa, che ha trovato e incrementato il favore della prima edizione, tenutasi lo scorso aprile, ha permesso a numerosi giovani aspiranti giornalisti e fotoreporter embedded ed anche aspiranti addetti alla pubblica informazione dell’Esercito di confrontarsi con giornalisti di comprovata esperienza in aree di crisi e con i professionisti degli uffici stampa della Difesa.

{{*ExtraImg_220311_ArtImgRight_300x171_}}Il corso, promosso dal centro studi Roma 3000 in collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa, lo Stato Maggiore dell’Esercito e il patrocinio dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, si è svolto con il supporto degli alpini del Nono Reggimento, unità impegnata negli ultimi vent’anni in numerose operazioni all’estero, in Mozambico, nei Balcani (Bosnia, Albania, Kosovo) e, da ultimo, in Afghanistan.

{{*ExtraImg_220312_ArtImgRight_300x198_}}I venti corsisti hanno potuto vivere un intenso processo formativo, basato non solo sulle nozioni teoriche e tecniche fornite da veterani dell’informazione quali Pino Scaccia, storico inviato della Rai, o Pierpaolo Cito, reporter embedded tra i più stimati del panorama internazionale del fotogiornalismo, ma anche cimentandosi in esercitazioni pratiche che hanno riprodotto gli scenari in cui opera all’estero il Nono Alpini. In particolare, gli allievi sono stati istruiti sui rischi possibili in cui può incorrere un giornalista embedded e di conseguenza sono stati testati sul campo gli insegnamenti e i consigli pratici discussi durante le lezioni del corso.

{{*ExtraImg_220313_ArtImgRight_300x198_}}Tra i momenti più significativi, vanno ricordate le attivazioni volte ad indicare le possibili minacce che possono essere rivolte ai convogli e alle scorte militari, le azioni da intraprendere sotto tutela in caso di minaccia da ordigni improvvisati, le procedure da attuare in caso di contaminazione NBC (chimica, nucleare e batteriologica) e infine l’assistenza medica e la successiva evacuazione aerea di feriti realizzata con l’ausilio di assetti dell’aviazione dell’esercito del comando AVES di Viterbo.

{{*ExtraImg_220314_ArtImgRight_300x198_}}Nel corso dell’esercitazione finale è stato riprodotto nell’area addestrativa del Nono alpini, sulle montagne a nord del capoluogo abruzzese, un tipico villaggio afghano nel quale i corsisti hanno potuto testare le proprie capacità di reporter in aree di crisi, provando a documentare un meeting tenuto tra il responsabile CIMIC (cooperazione civile e militare del Reggimento) e il capo villaggio, reso realistico dall’utilizzo di abiti originali afghani e uso della lingua locale grazie al bilinguismo di 2 penne nere aquilane.

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