
di Alessia Lombardo
The show must go on.
Ha dell’incredibile quanto accaduto ieri pomeriggio al Comunale di San Gregorio (L’Aquila) nel corso della gara con il Pontevomano.
A pochi metri dal match della quinta giornata del campionato di Promozione girone A una bimba è stata investita assieme alla propria mamma che l’ha vista morire sotto ai propri occhi. Un incidente mortale che non ha fermato il calcio, schiavo di regole in alcuni casi prive di umanità.
Le squadre, al rientro in campo dopo la pausa tra il primo e il secondo tempo, sono state informate del lutto e, su suggerimento della formazione di casa, hanno espresso la volontà di non riprendere l’incontro.
Shock e disperazione di giocatori e dirigenti non sono serviti ad avere il rispetto che necessita una vita spezzata.
E ancora una volta il mondo del pallone ha sprecato l’occasione per fare bella figura. L’arbitro di turno, alle prese con un imprevisto tra i più impensabili, ha applicato rigidamente il regolamento. Chiesti lumi ai dirigenti della Lega è arrivato il “verdetto” con le squadre sono state informate sul fatto che avrebbero dovuto riprendere la gara perché l’incidente, seppur grave “non è connesso con l’evento sportivo” e non c’è una regola che permette di interromperla per questa motivazione.
Lo stop si sarebbe potuto effettuare soltanto pena sanzioni e multe per le due società che, a quel punto, sono rientrate in campo. Sia chiaro, con il disappunto di alcuni espresso nel dibattito che è imperversato anche nei social.
L’intera ripresa, come riferito dalle società sportive-testimoni, si é giocata in un clima surreale. L’ambulanza del 118 che svolgeva servizio al campo è andata in soccorso sul luogo dell’incidente. Il campo di calcio si é pensato che sarebbe servito per l’atterraggio dell’elicottero per i soccorsi.
Il traffico, deviato, si snodava attorno al rettangolo di gioco. Silenzio surreale spezzato dai fischi dell’arbitro. Poi, dopo il triplice fischio, l’abbandono dell’impianto sportivo da parte delle squadre con a pochi metri il corpo esanime della bimba coperta da un lenzuolo bianco. “Rivolgiamo l’appello al presidente Tavecchio perché riveda le regole” hanno sottolineato i dirigenti di casa ancora sconvolti per la domenica-incubo.
Quel che è certo è che l’evento sportivo sia passato in secondo piano. Possibile che in casi estremi nessuno riesca a prendersi una responsabilità senza aver timore delle conseguenze? Il calcio, più volte sul banco degli imputati, così non guarirà mai. Oltre al doping, alla violenza negli stadi, al calcioscommesse c’è anche l’indifferenza per una vita spezzata.
Forse è il caso che si rivedano urgentemente le regole a tutti i livelli. Lo sport è vita, non morte.