
di Roberta Galeotti
226 milioni di euro di buco generato dalle società controllate e partecipate della Regione Abruzzo.
Sono 25 le società partecipate e controllate dalla Regione Abruzzo, di cui a seguito del monitoraggio avviato a giugno dal presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, è stato quantificato l’ammontare nella vergognosa cifra di 226 milioni di euro che va ad aggiungersi agli 800 milioni di euro di debiti, reali e presunti, che gravano sul bilancio dell’ente.
Come Renzi al governo centrale, anche D’Alfonso in Abruzzo ha fatto passare in rassegna i conti regionali in cerca di sprechi e sperperi, così ha ottenuto dalle direzioni competenti tutte le informazioni utili a delineare la reale situazione dell’enorme pachiderma regionale.
Una delibera di Giunta ha fissato ieri le cifre derivate dalla ricognizione, «tali posizioni andranno sottoposte ad approfondimento e verifica», si legge nel documento.
Il trasporto pubblico con 117 milioni di euro rappresenta il grande buco nero delle società controllate dalla regione, di cui l’Arpa genera 66,7 milioni di euro di debiti, la GTM 8,3 milioni, la Sangritana 9,7 e la Saga 32,1 milioni.
Tra le partecipate spicca il Mario Negri Sud con oltre 8 milioni di euro di debiti; la regione detiene una quota inferiore al 50% del pacchetto azionario della fondazione.
2,6 milioni di euro di debiti sono derivati dall’Ente porto di Giulianova, Circolo Nautico Vallonchini, Majella Spa, Gran Sasso Teramano.
Una posizione imbarazzante sarebbe risultata dall’analisi della Fira S.p.a. con quasi 49 milioni di euro.
Se può consolare non hanno debiti il Consorzio polo Universitario di Sulmona e del Centro Abruzzo, il Consorzio di gestione dell’area marina protetta del Cerrano, Abruzzo sviluppo, il Circolo nautico Vallonchini.
«Per ogni società – assicura Camillo D’Alessandro – stiamo studiando una strategia di uscita. Ci sono vari strumenti, oggi allo studio. In alcuni casi si sceglierà la liquidazione, in altri la ristrutturazione del debito attraverso concordati con i creditori, in altri ancora si opterà per il riassetto delle quote societarie, a fusioni accorpamenti, a vendite di trami di azienda».