
«Quello di Bussi è l’unico Sito di interesse nazionale (Sin) che ha a disposizione 50 milioni destinati a bonifica e reindustrializzazione e a oggi possiamo affermare di aver perso tre anni. Non bisogna perdere ulteriore tempo se vogliamo che chi è intenzionato ad investire rimanga a Bussi e non scappi via». Lo ha affermato il sindaco di Bussi sul Tirino (Pescara), Salvatore Lagatta, a proposito del progetto di bonifica dell’area in cui si trova la megadiscarica dei veleni.
Nel corso di una conferenza stampa a Pescara, cui ha partecipato anche il presidente della Commissione di Vigilanza del Consiglio regionale Mauro Febbo, il sindaco ha sottolineato che «la comunità che rappresento vuole capire una volta per tutte la posizione della Regione, se condivide il progetto e in caso contrario se ha soluzioni alternative».
«Grazie soprattutto all’intervento di Giovanni Legnini – ha ricordato il primo cittadino – nel luglio scorso siamo arrivati alla presentazione di un progetto realizzato dal commissario straordinario Adriano Goio e dai tecnici della Solvay. Progetto ampiamente condiviso e che prevede in modo chiaro il tipo di intervento da realizzare sia nel sito industriale sia in quelli limitrofi e l’allontanamento dei rifiuti pericolosi». «Per le aree interne – ha spiegato Lagatta – sono previsti: bonifica, inertizzazione, pulizia dei sottoservizi, quelli inquinati, e impermeabilizzazione. Solo successivamente a queste operazioni, e solo allora, si procederà alla realizzazione di una soletta, e non prima come erroneamente si era detto nei giorni scorsi; tutto ciò permetterà la reindustrializzazione dell’area». «Questo progetto è al vaglio del ministero dell’Ambiente, del Comune, del Commissario Goio e della Solvay. Ora – ha sottolineato il sindaco – bisogna passare alla fase decisoria con l’approvazione di un piano di caratterizzazione prevista nel corso di nuova Conferenza di servizi presso il Ministero». Il progetto Goio, secondo Lagatta è «condiviso da tutti, ministero, Solvay e Comune, mentre la bonifica totale di quel sito è possibile solo se si investono miliardi e miliardi di euro. Attendiamo di sapere – ha concluso il sindaco – se alla Regione sta bene o no».
FEBBO, REGIONE CHIARISCA COSA VUOLE FARE – «Vogliamo sapere cosa vuole fare la Regione in merito alla maxi discarica della Val Pescara». Questa la richiesta partita oggi anche da Mauro Febbo, presidente della commissione Vigilanza della Regione Abruzzo, all’indomani della riunione della commissione stessa a cui non si sarebbe presentato l’assessore regionale Mazzocca, nonostante avesse annunciato preventivamente la sua partecipazione. L’assenza di Mazzocca sarebbe stata comunicata solo ieri mattina e giustificata con un impegno da seguire a Pescara con il direttore Barca. «Un atteggiamento, quello di Mazzocca, da censurare, anche per la giustificazione tardiva», ha commentato Febbo aggiungendo che la riunione è stata riconvocata per il 5 novembre, invitando di nuovo Mazzocca e chiamando in audizione anche il commissario Goio.
Dando notizia dei fatti di ieri, Febbo ha puntato l’indice contro la Regione anche per altre assenze sullo stesso tema, cioè la maxi discarica, e in particolare per ciò che riguarda la valutazione del progetto presentato da Goio il 14 agosto ed elaborato con la Solvay. «In occasione dell’incontro preliminare alla Conferenza dei servizi del 15 settembre scorso, l’Abruzzo ha abbandonato il tavolo», ha spiegato il presidente della commissione di Vigilanza. Poi, «alla riunione della Conferenza dei servizi del 7 ottobre, la Regione era assente sia con la parte tecnica che con quella politica e queste assenze ci preoccupano. Noi chiediamo che ci sia attenzione sulla discarica e su questo territorio, che soffre una penalizzazione che non merita di essere trascinata» e coinvolge una popolazione di 600mila unità.
Ha detto la sua anche il consigliere Lorenzo Sospiri. «A noi interessa – ha sottolineato – che i fondi del 2009, stanziati per Bussi dal governo Berlusconi, si possano spendere per la bonifica ambientale e la rimozione dei rifiuti pericolosi. Lì c’è ancora un polo industriale che può continuare a funzionare. Ci sembra che ci sia un atteggiamento un po’ dilatorio da parte della Regione».