
di Alessia Lombardo
“Epilessia nello sport”. È il tema trattato ieri sera nella conviviale di ottobre del Panathlon Club L’Aquila. L’epilessia è una malattia che all’Aquila affligge l’1% della popolazione. La percentuale è in linea con l’incidenza in Italia.
A parlare della malattia, da sempre oggetto di pregiudizi da parte della società, sono stati il socio Alfonso Marrelli, dottore, e la dottoressa Elisabetta Tozzi, neuropediatra e docente dell’Università dell’Aquila.
{{*ExtraImg_221077_ArtImgRight_300x192_}}L’intervento del panathleta Marrelli ha introdotto ai soci la malattia dal punto di vista storico. «L’epilessia è una malattia non libera dal pregiudizio – ha esordito – c’è differenza tra la malattia e le crisi epilettiche che sono molto variabili, con manifestazioni parziali. L’epilessia è un modo di capire il cervello».
La dottoressa Tozzi ha spiegato che «si tratta di qualcosa di inatteso, che si ripete. Una sola crisi non costituisce la malattia. L’epilessia è imprevedibile, è vista come un mistero e genera sofferenza sociale». «Per molto tempo è stata negata l’attività sportiva a bambini ed adolescenti epilettici – ha spiegato la Tozzi – nessuno sport non agonistico andrebbe vietato, ma incoraggiato e consigliato per la crescita e per l’autostima».
Avvalendosi di slide la neuropetriata ha portato l’esempio del campione di atletica Salvatore Antibo, detto Totò, affetto da epilessia che è diventato un testimonial della malattia.
{{*ExtraImg_221078_ArtImgRight_300x192_}}Occorre fare delle differenziazioni degli sport che possono praticare o meno le persone affette da epilessia, soprattutto quando una crisi improvvisa potrebbe mettere a repentaglio la loro vita. «Ci sono degli sport da evitare, discipline che richiedono precauzione e supervisione e altre che richiedono una valutazione soggettiva e una certificazione medica», ha specificato la Tozzi. «Per lo sport non agonistico, quindi meramente ludico, è sufficiente un certificato medico, mentre in caso di attività agonistica occorre un’integrazione specialistica che riguarda i singoli sport – ha sottolineato il dottor Marrelli – restano da evitare gli sport motoristici, di contatto e lo sci. La frequenza e il tipo di crisi dipende dal singolo quindi la situazione è individualizzata».
L’atleta epilettico può praticare gli sport di squadra anche agonistici, perché nel caso di un’inattesa crisi non rischierebbe la vita. Il problema resta la certificazione medica, soprattutto per gli stessi dottori, delegati dai genitori di una responsabilità a volte troppo importante, sia dal punto di vista della malattia, sia dal punto di vista di un’eventuale “esclusione” del bambino o adolescente nella socialità.
Al termine della relazione il presidente del Panathlon Club L’Aquila Fulgo Graziosi ha consegnato in segno di ringraziamento e stima una targa alla dottoressa Elisabetta Tozzi.
{{*ExtraImg_221076_ArtImgCenter_500x320_}}