Panathlon: “Le qualità della donna esaltano lo sport”

26 ottobre 2014 | 11:14
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Panathlon: “Le qualità della donna esaltano lo sport”

di Alessia Lombardo

Le differenze di genere si riferiscono sia agli uomini che alle donne, entrambi evoluti e influenzati nella crescita da vari fattori. Sono tante le diversità tra uomini e donne. Partendo da queste basi la professoressa Annamaria Aloisi, docente di fisiologia umana, ha moderato il convegno – fortemente voluto dalla past president del Panathlon Club senese Orietta Maggi – intitolato “Le qualità della donna esaltano lo sport”, che si è tenuto a Siena lo scorso 18 ottobre.

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«I libri di medicina rappresentano la donna ovvero il 50% della popolazione tra parentesi – ha esordito – oggi finalmente tante studi hanno dimostrato le differenze che comprendono tutte le parti dell’organismo. C’è la medicina di genere perché sono tante le differenze tra uomini e donne».

Franco Esposito, giornalista sportivo e scrittore, ha informato la numerosa platea di Palazzo Patrizi con un excursus storico dell’entrata delle donne nello sport ed in particolare nei giochi olimpici, ricca di determinazione e “spallate” per abbattere un muro, quello del pregiudizio. Le famose “atletesse” tra diritto allo sport e provocazione. «Le donne erano fonte di grande preoccupazione – ha spiegato guardando al passato – si è arrivati a un punto in cui c’era la limitazione della donna atleta attraverso l’esame del capello. Le donne in alcuni momenti in cui gli uomini non riuscivano ad essere all’altezza di peso hanno portato lo sport italiano sulle spalle. Un esempio è Sara Simeoni, medaglia d’oro nel 1980».

«Esistono donne che riescono a vincere anche quando sono in attesa e dopo il parto, come per esempio la schermitrice Valentina Vezzali – ha aggiunto – nei giornali le imprese delle donne sono poco esaltate, nello sport il 95% degli articoli è legato agli uomini».

La cavalcata del genere femminile nel mondo dello sport è stata oscurata da tracce di doping, ma la donna è stata oggetto di esperimento, come spiegato da Esposito.«La donna ha colpa relativa perché è stata una cavia dei grandi stregoni dello sport. I casi sono stati scoperti e sanzionati, soprattutto nell’atletica leggera».

A parlare dell’idea romantica o “razzista” (una sorta di discriminazione sportiva ndc) delle donne nello sport è stato poi il professor Marco Bonifazi, docente di fisiologia umana e medico federale F.I.N. che ha iniziato il proprio intervento parlando del doping. «Era più facile vincere le medaglie dopando le donne che monopolizzavano il podio esaltando e dando lustro alla nazione».

Servendosi di slide il prof Bonifazi ha analizzato i numeri nel nuoto.«Nell’altissimo livello non esistono differenze tra donne e uomini – ha spiegato – nell’attività di base ci dovrebbe essere maggiore attenzione per le donne per gli infortuni. Le donne spendono meno a nuotare e questo dipende dalla forma del proprio corpo, dagli ormoni femminili. Le donne sono più adatte a coprire distanze più lunghe».

Il tallone d’Achille delle donne nel nuoto è costituito dalle ginocchia. «I motivi sono anatomici – ha continuato – neuromuscolari (meno forza muscolare rispetto agli uomini) e ormonali con l’incidenza maggiore durante la fase ovulatoria. L’uso della pillola riduce gli infortuni».

Interessante per capire le differenze, non i difetti, delle donne nello sport, un “animale strano”, l’intervento della psicologa-psicoterapeuta e psicologa dello sport, Elena Campanini che si è soffermata sull’ansia che ha ricadute sulla prestazione e sull’abbandono della disciplina sportiva. «Il cervello maschile è proteso all’aggressività – ha spiegato – mentre le donne sono più portate all’ascolto e hanno la capacità di gestire meglio l’aggressività nello sport. L’empatia delle donne agevola il fare squadra».

È stata la volta poi dell’analisi sulla reazione allo stress. «I maschi rispondono con aggressività allo stress, con l’aumento della competizione e del privato – ha detto la dottoressa Campanini – nelle donne c’è il ritrovarsi in gruppo per trovare un appoggio perché è l’isolamento stesso a causare stress. Le donne sono più perfezioniste, più sensibili al giudizio (e pregiudizio) e nelle relazioni con gli altri imparano facilmente l’imitazione. La femmina riesce a capire meglio il momento di difficoltà e del gruppo. In caso di sconfitta dà colpa a se stessa ed effettua un esame dell’errore. La donna ha esaltazione minore dei propri risultati ed interpreta meglio il gioco delle avversarie (come per esempio nella pallavolo ndc)».

Il convegno è stato presenziato dal presidente del Distretto Italia del Panathlon Federico Ghio, dal Governatore dell’Area 6 Toscana Rinaldo Giovannini e dal presidente del Panathlon Club Siena Alfredo Barlucchi.

Presenti numerosi club della Toscana assieme a varie campionesse dello sport di oggi di ieri. Al convegno è stato presente il direttivo rosa del gruppo Junior del Panathlon L’Aquila, club gemellato con il Panathlon Siena.