
Mio caro Signore, cosa succede nella casa comunale? Non riesco a capire più nulla. Renzi non viene. Le casse comunali sono vuote. Le macerie vanno a spasso per la città. I crediti non si riscuotono. I soldi per le case sembrano evanescenti. Voi cosa sapete più di me?
[i]Carissima vedova, quante domande tutte insieme. Formulane una alla volta, altrimenti mi si confondono le idee. Cosa succede nella casa comunale? Sarebbe meglio dire cosa non succede? Avviene di tutto e di più. C’è poco da capire. Renzi non è venuto e non viene per il momento per un “Capello”. L’Hidalgo cittadino ha preferito accogliere con tutti gli onori Fabio Capello anziché il Presidente del Consiglio. È una questione di scelta, di stile e di opportunità. Ha voluto dare l’dea del coraggio e della determinazione per dimostrare ai cittadini che i forti non sono soltanto i “sigari toscani”. I crediti dell’amministrazione non si riscuotono? È vero. Perché il Comune non ha bisogno di qualche milione, ma di alcuni miliardi di euro per la ricostruzione. È anche vero, però, che, in compenso delle mancate entrate, i dirigenti e le unità lavorative dei settori interessati hanno percepito lauti premi di produttività, che hanno quasi raddoppiato lo stipendio. Questo mi pare il Comune di bengodi. Se lavori ti puniscono e ti deridono. Se, invece, non fai nulla e procuri qualche danno al Comune, ti danno il premio di produttività, ti elogiano e ti propongono per il “Cavalierato del lavoro”. Ecco perché i soldi della ricostruzione si vedono e non si vedono. Non c’è nessuno che si preoccupi di incassarli in tempo utile e, allora, tornano al mittente[/i].
Signore mio, scusatemi, ma non sapevo tutte queste cose e non ne conoscevo i particolari. Però, se veramente si verificano questi fatti e il metro di giudizio del lavoro è quello che voi avete illustrato, non potrei tentare di fare assumere il mio ragazzo? È un medico e sarebbe adatto per curare le piaghe comunali. Cosa ne pensate?
[i]Carissima, non perdere tempo. Lascia perdere. Tuo figlio ha voglia di lavorare, di mettersi a disposizione del prossimo, non ama stare con le mani in mano. Questi elementi non sono graditi. Rappresentano un metro di paragone assai scomodo. Poi, non dimenticare che il grande Hidalgo è un medico e non ama tenere concorrenti, o aspiranti, al proprio fianco. Potrebbero fiaccarlo e, quindi, spodestarlo. Tuo figlio potrebbe essere relegato in qualche scantinato proprio per non farlo emergere[/i].
Signore, tutto sommato avete sempre ragione. Le ultime vicende, relative alla diffamazione dei dipendenti comunali che sono “maleducati”, mi lasciano alquanto perplessa. È meglio che il ragazzo me lo tenga a casa. Un posto da commesso prima o poi uscirà.
[i]Mia cara, non ti devi mai meravigliare di quello che è accaduto oggi. Domani sarà certamente peggio. Normalmente sai cosa avviene? L’uomo che ha qualcosa da farsi perdonare, soprattutto sotto il profilo del comportamento etico e dei modi poco urbani, inveisce contro il prossimo, pensando di salvarsi o di mettere a posto la coscienza nei confronti dei cittadini. Questo è quello che ha pensato Don Chisciotte. Ha inveito contro i dipendenti comunali accusandoli tutti di scorrettezze, di ineducazione e di scarsa sensibilità nei confronti del prossimo. Al posto suo, me ne sarei ben guardato. Ma che vuoi, lui è un pirotecnico, un vulcano in continua eruzione e non ha pensato alle inevitabili reazioni. Sono state veementi, specialmente quelle delle organizzazioni sindacali. Prima la UIL ha restituito tutti gli appellativi al mittente, citando una massima di Seneca: “Papulas observatis alienas, opsiti plurimis ulceribus”, ovvero, “Coperti di moltissime ulceri, osservate le pustole altrui”. La sentenza è chiara. Non ammette repliche e neppure commenti. Non parliamo della reazione della CGIL, appartenente allo stesso colore politico dell’Hidalgo comunale. Una risposta fredda. Gelida. Diretta al cuore di Don Chisciotte. Racchiusa in una citazione di Seneca: “Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt”, ossia, “Sempre teniamo sott’occhio i vizi degli altri, e mettiamo a tergo i nostri”. Tutti e due i sindacati hanno fatto centro. Hanno colpito nel segno. Una sola precisazione mi piacerebbe porre in evidenza. È probabile che qualche dipendente comunale perda la pazienza nei confronti di pressanti utenti che attendono risposte da molto tempo. Ma quali risposte dovrebbe fornire l’impiegato, se l’esecutivo e lo stesso consesso comunale non sono in grado di produrre decisioni e, quando vengono prodotte, hanno bisogno di correzioni, aggiustamenti e radicali revisioni? Don Chisciotte, perciò, faccia un attento esame introspettivo e, forse, si accorgerà che se lavorasse bene con i colleghi “amministratori”, potrebbe fornire ai dipendenti il materiale necessario per essere cortesi, correnti, zelanti e educati[/i].
Signore, avete ragione voi. Il grande Hidalgo non può restare in silenzio. Ha bisogno della passerella, o per lo meno che si parli sempre di lui. Hai visto come ne ha ricombinata una con l’allocazione dei Tribunali di Avezzano e Sulmona ai margini del Tribunale dell’Aquila?
[i]Carissima, non cercare di trascinarmi ad esprimere giudizi negativi nei confronti del massimo cittadino. L’ordine forense marsicano ha decisamente apostrofato Don Chisciotte richiamandolo all’assolvimento dei propri doveri in merito alla ricostruzione (chi vuol intendere, intenda). Alla destinazione delle sedi dei Tribunali ci penseranno i marsicani e i peligni. Mi torna alla mente un pensiero di Catone che, per competenza, vorrei girare all’Hidalgo cittadino, affinché rifletta sempre di più prima di parlare. Così recita la massima: “Rumores fuge neu studia novus auctor haberi; nam nulli tacuisse nocet, noce esse locutum”, ovvero, “Fuggi i rumori, perché tu non sia creduto propalatore di chiacchiere; poiché a nessuno mai nocque l’aver taciuto, mentre nocque l’aver parlato”. Vorrei raccomandare a te, che lo vedi spesso nella casa comunale, di invitare Don Chisciotte a leggere attentamente il messaggio di Catone e a meditare in proposito. Potrebbe tornargli utile. E così, per chiudere, ora vorrebbe emulare anche Pier Capponi, suonando le campane dell’etica, dell’educazione e delle premure per la sistemazione delle sedi dei Tribunali di Avezzano e Sulmona. Sono campane che però non suonano e, perciò, nessuno le ode. Sono prive del batacchio, vuote, prive di contenuto come le idee del grande Hidalgo.
Mio grande Signore, non posso esaudire questa tua raccomandazione. Non mi ascolterebbe affatto. Ogni volta che i nostri sguardi si incrociano, mi guarda in cagnesco. Se potesse mi taglierebbe la faccia. Comunque, non ha bisogno di raccomandazioni. Legge e ti segue attentamente. Con gli amici intimi, non quelli di partito, spesso si lamenta delle tue punzecchiature. Non riesce a sapere chi ti fornisca tutte queste dettagliate informazioni. Per oggi può bastare. Ora, se potete, richiamate pure accanto a voi la mia povera anima affinché possa arricchirsi di tutte le notizie in vostro possesso. E così sia[/i].