
In Abruzzo sono state costituite solo sette Unioni di Comuni, che raggruppano 55 comuni sui 305 esistenti in tutto il territorio regionale. A sollevare la questione è il segretario generale Cisl AbruzzoMolise, Maurizio Spina.
L’82% dei Comuni dell’Abruzzo ha meno di 5 mila abitanti (250 comuni), 50 Comuni hanno una popolazione residente che varia dai 5 a 50 mila abitanti; mentre sono solo cinque i Comuni che registrano più di 50 mila abitanti (Pescara, L’Aquila, Teramo, Chieti e Montesilvano). Se si confronta la dimensione dei centri abruzzesi con quella di altri Paesi europei, risulta evidente che in Abruzzo vi sono, in media, centri più piccoli rispetto alla media dell’Ue e degli stessi comuni italiani.
«Ad oggi – denuncia Spina – in Abruzzo solo il 18,3% dei Comuni ha associato i vari servizi sotto forma di unione. Neppure il 20% dei Comuni abruzzesi stanno affrontando questo processo di riordino territoriale, che non è più una scelta, ma un obbligo di gestione di funzioni, di relative risorse umane, strumentali e finanziarie, che costituiscono gran parte del bilancio comunale».
«L’associazionismo intercomunale – afferma il segretario della Cisl AbruzzoMolise – deve essere favorito ed incentivato, anche perché il Decreto 95 del 2012 ne stabilisce l’obbligo di esercizio, entro il 2014, di tutte le funzioni e i servizi fondamentali: amministrazione, gestione e controllo (per il 70% della spesa); polizia locale; istruzione pubblica (compresi asili nido, refezione ed edilizia scolastica); viabilità e trasporti; territorio e ambiente (con esclusione di edilizia residenziale e di servizio idrico integrato); settore sociale). L’associazione consente ai territori dei Comuni più piccoli o più svantaggiati di diventare competitivi, riducendo lo scarto strutturale rispetto alle città più grandi, attenuando gli squilibri territoriali».
Secondo Spina «è necessario un riordino istituzionale urgente per costruire un’architettura dello stato capace di dare risposte migliori ai cittadini, rimettendo al centro le loro esigenze e i loro bisogni». «Bisogna superare gli interessi locali da parte della politica – sostiene – per creare sistemi capaci di valorizzare le aree interne. Dobbiamo lavorare per dare un ruolo di qualità alle Unioni dei Comuni, andando oltre le funzioni da gestire in forma associata e valorizzando il confronto nei processi di fusione. Il consolidamento e il rafforzamento delle Unioni e la scelta delle fusioni costituiranno l’elemento fondamentale per migliorare in termini di efficacia, di efficienza, di qualità e di uniformità i servizi ai cittadini e alle famiglie. Superare la frammentazione amministrativa in Abruzzo rappresenta una sfida per rilanciare una politica per la crescita e favorire gli investimenti pubblici e privati».