
di Nando Giammarini*
Il giorno dei Defunti è una ricorrenza molto sentita a Cabbia di Montereale, mio paese d’origine, dove, nonostante in questo periodo ci siano solo poche persone, si registrano punte di presenza analoghe alla festa di San Rocco, Santo protettore del Paese.
E’ antica tradizione riportare i nostri cari che sono andati avanti nell’eterna dimora del piccolo cimitero di montagna, dove quasi tutti abbiamo una tomba di famiglia o un loculo. E’ una mentalità, una questione di umanità e di rispetto che arricchisce il territorio, la sua gente e, al contempo, rende giustizia e omaggio a tanti compaesani che hanno lasciata la loro traccia di passaggio nel nostro piccolo montano borgo. Essendosi sacrificati per il bene delle loro famiglie e della nostra Comunità.
{{*ExtraImg_222050_ArtImgRight_300x248_}}E’ nostra antica costumanza recarci in processione, il due novembre, dopo la funzione religiosa nella chiesa parrocchiale, al Cimitero, per la benedizione delle tombe e una visita ai defunti, portando loro un fiore e un lumino.
Con questa poesia rivolgo un saluto particolare, commosso e riverente, ai giovani figli di Cabbia recentemente scomparsi e una preghiera indistintamente a tutti i Defunti, alle vittime innocenti del terremoto, ai Caduti in guerra e del Lavoro.
Due novembre, ricorrenza dei Defunti
Tutti rivolgiamo loro un modesto pensiero
Nel sacro luogo si odono preci e pianti
Rivolti al defunto famigliare o all’amico sincero
Una voce sparsa ai quattroventi
In tale ricorrenza, un giorno caro
Ogni Cabbiese torna da te terra verace
Che ci hai insegnato umanità, rispetto e pace.
Ciascuno di noi per natura è audace
D’insegnare valori e sentimenti
Di antica pianta siam buona radice
A ognuno riserviamo i meritati accenti
Poche parole per renderlo felice
Con i suoi pensieri in tanti momenti
Se questo giorno stessimo lontani un miglio
Torneremo a Cabbia affrontando ogni periglio.
Nel mondo ognuno segue virtude e consiglio
Talvolta con voce flebile e appagata
Brilla in ogni cuore un tenero giglio
Un ricordo una voce dolce e delicata
Crente della morte è sempre l’artiglio
Lascia la gente triste e addolorata
In questo giorno su nell’alta sfera, eterno lembo
Ogni figlio a sua madre torna in grembo.
*lettore
[url”Torna al Network Blog dei Lettori”]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Il%20Blog%20dei%20Lettori[/url]