
di Valter Marcone
E’ piena di tristezza l’ora
dei morti e per questo ho pianto
sui versi di un poeta. Posso scrivere
anch’io versi tristi – vuoi tu
rattristarti con me? – Sarebbe bello
invece andare insieme per le strade
di questa città e nelle drogherie
e pizzerie e lavanderie
che non ci sono ormai più
a dire: ”[i]l’odore del caffelatte,[/i]
[i]del sugo di pomodoro e di vino nuovo[/i]
[i]mi fa commuovere[/i]“ e gridando
gridando, cercare di nuovo giardini,
mercanzie, frutta sulle bancarelle,
pietre e lana del tuo vestito
di secoli. Città perché non t’alzi
per spaventare i notai dei sentimenti,
gli architetti delle iperboli
i dottori dall’odore di aceto.
Per questo, città, un lunedì, un lunedì
qualsiasi prossimo venturo porta tutti
sulla piazza di specchi
che dovettero piangere di paura e vergogna
e strappa gli ombrelli. Grida al sole
al sole di un’altra stagione.
Così sia poi il tuo
due novembre dei morti.
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