Grandi Rischi, De Bernardinis: «Mai contestato nulla»

10 novembre 2014 | 18:39
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Grandi Rischi, De Bernardinis: «Mai contestato nulla»

«Se fossi stato il padre di una delle vittime avrei fatto la stessa cosa. Una vittima è sempre una vittima. Non ho mai contestato nulla».

Così Bernardo De Bernardinis, unico condannato (2 anni, pena sospesa) tra i 7 esperti, in una frase raccolta dal Gr1, all’uscita dalla Corte d’Appello dell’Aquila dopo la sentenza Grandi Rischi.

IL CASO DI DE BERNARDINIS – La Corte d’Appello dell’Aquila ha assolto Bernardo De Bernardinis della Protezione civile dall’accusa di omicidio colposo con riferimento alla morte di 16 vittime del sisma del 6 aprile, mentre lo ha condannato per altre 29.

E’ quanto si legge nel dispositivo della sentenza. La Corte ha quindi rideterminato la pena in due anni di reclusione, concedendo al funzionario della Protezione civile il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale.

La sentenza elimina inoltre le pene accessorie e «condanna De Bernardinis in solido con il responsabile civile-Presidenza del Consiglio dei ministri, in persona del presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, a rifondere alle parti civili le spese di patrocinio», quantificate complessivamente in oltre 40 mila euro.

L’AVVOCATO DELL’ASSISTITO: «TRAVOLTO L’IMPIANTO GIURIDICO DI PRIMO GRADO. LA PROTEZIONE CIVILE NON HA RESPONSABILITA’» – «E’ stato condivisibilmente travolto l’impianto giuridico che ha portato alla condanna di primo grado e soprattutto non c’è alcuna responsabilità della Protezione Civile».

Così l’avvocato Filippo Dinacci, che assiste l’ex vicecapo della Protezione Civile Bernardo de Bernardinis e l’attuale direttore del settore Rischio Sismico del dipartimento, Mauro Dolce, commenta la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila.

«Sono soddisfatto perché la sentenza ha travolto l’impianto giuridico di primo grado e lo dimostra il fatto che Mauro Dolce è stato assolto con formula piena».

«Vorrei ricordare a tutti – conclude – che le sentenze si rispettano anche quando non piacciono».