
di Marzia Ponzi
Alla fine davanti al travolgente successo delle catene low cost, H&M in primis, anche le storiche firme delle maison più arroccate del dorato olimpo della moda hanno dovuto gettare le armi. Così dopo il rito d’iniziazione del Kaiser Lagerfeld che nell’ormai lontano 2004 disegnò una collezione in edizione limitata per il colosso svedese, molti sono i nomi che in questi anni si sono prestati a queste democratiche e prolifere collaborazioni. Risultato? Una febbre da shopping senza precedenti che si fa cronica ogni qual volta venga lanciata una nuova e griffatissima collezione low cost.
I fashion blogger fanno da fanali di posizione, divulgando la notizia sui loro portali mesi prima del lancio, creando uno stato d’aspettativa tale da travolge inevitabilmente anche i meno interessati alla moda. Le lunghissime code di fashion victims che rimangono deliranti per ore davanti agli store selezionati pur di accaparrarsi almeno uno dei preziosi esemplari è il copione di un film già scritto e del quale cambia solo di volta in volta il nome dell’attore protagonista: Sonya Rykiel, Roberto Cavalli, Jimmy Choo, Lanvin sono solo alcuni dei nomi che hanno accettato di apporre la loro firma sotto le tre famosissime lettere del colosso svedese, ma altri sono i designer che hanno dato lustro ad altrettanto economici brand: Missoni e Jeson Wu per Target, Elio Fioricci ed Ennio Capasa per OVS, Stella McCartney per Mango, Giambattista Valli per Macy’s.
Costrette dentro tubini di pelle borchiata in pieno stile rock le fortunate acquirenti che riuscirono ad accaparrarsi uno degli attesissimi pezzi disegnati per H&M nientepopodimeno che da Donatella Versace. La bionda sorella del compianto Gianni, dopo un primo rifiuto ha poi accettato con entusiasmo una collaborazione dalla quale è nata una collezione ispirata in tutto e per tutto ai modelli di punta delle collezioni anni novanta del maestro assassinato nel ‘97 davanti la sua villa di Miami.
L’ultima solo in ordine temporale è la collaborazione di H&M con Alexander Wang: la collezione disegnata dal giovane e talentuoso designer statunitense di origini taiwanesi nonostante la crisi ha già riscosso successi di vendite superiori alle aspettative. La formula sembra essere insomma quella giusta e siamo certi che porterà gli stilisti a creare presto linee democratiche proprie necessarie per dare un segno tangibile contro la recessione.