L’Aquila, il sabato sera sta invecchiando

21 novembre 2014 | 11:58
Share0
L’Aquila, il sabato sera sta invecchiando

di Gioia Chiostri

Qualche anima girovaga non fa una città, come una città non è fatta solo ed esclusivamente da un’anima che vaga. Sabato sera, a L’Aquila, si sono ancora uditi i passi traballanti ed incerti di un micro-terremoto, quello della nuova generazione che tenta di provare a rialzarsi, nonostante una gran fatica sedimentata nel cuore. Il centro aquilano di notte? Un deserto.

Un solo locale aperto, un noto bar, colmo di ragazzi e ragazze assetati di Movida, ma con le tasche non adatte forse alla sua completa realizzazione.

{{*ExtraImg_224430_ArtImgRight_300x192_}}Dov’è l’anima della città il sabato sera? Senza dubbio, la straordinaria apertura del nuovo locale, la discoteca BLISS, ha acchiappato gente, spiriti e baldoria, ma non quella sparuta minoranza, fatta per lo più di studenti fuori sede, rimasta a L’Aquila parsimoniosamente per il week end. Quella non s’è fatta abbindolare dalla novità. Determinata e quasi costretta dall’economia familiare, ha scelto di trascorrere la serata nella maniera più giovanilmente semplice possibile, ossia passeggiare per il centro storico della città. E cosa ha trovato? Buio, vuoto, silenzio e altre sparute minoranze in cerca di identità, come lei. Nei pressi della Fontana Luminosa, solo una creperia itinerante tutto pepe, ma circondata dalle luce spenta di vecchi centri di aggregazione giovanile.

Complice forse la pioggia, complice forse la serata fredda e la stanchezza di una città che vorrebbe essere ancora per i giovani, il sabato sera si è trasformato in un vecchio che sorseggia la sua camomilla prima di mettersi sotto le coperte a sonnecchiare. Vecchio, il sabato sera aquilano. Almeno quello appena trascorso.

{{*ExtraImg_224431_ArtImgRight_300x192_}}Due studentesse fuori sede, aquilane durante la settimana lavorativa, ma straniere durante i week end passati lontano dalla propria casa, lamentano la mancanza di locali aperti. «Per gustare una cioccolata calda – commentano – bisogna fare la fila, essendoci solo un bar non chiuso di sera. Il centro storico, se non è giovedì, ha le sembianze di un maniero abbandonato. Fantasmi i ragazzi che lo vivono. Fantasmi coraggiosi, comunque. Se uno non ha voglia, ad esempio, di rinchiudersi in qualche locale chic, ma vuole semplicemente passeggiare fra le vie della città, non incontra un’anima. È frustante, perché L’Aquila è una città universitaria, almeno sulla carta, ma cosa offre agli universitari che qui vengono qui a studiare? Avremmo voluto trascorrere la serata in un pub, eppure ciò non è stato possibile».

{{*ExtraImg_224432_ArtImgRight_300x192_}}Ciò che si percepisce, è un senso di abbandono. Ci provano i giovani, perché il provarci fa parte comunque del loro DNA fresco e sperimentatore. Eppure, molto spesso, se una mano tesa non trova le estremità delle dita dell’altra, pronte a tirarla a sé e a stringerla d’affetto, per così dire, si rischia di sfilacciare ancor di più quel legame fra città e futuri cittadini che già fa acqua da tutte le parti.

Dov’è l’anima, allora? È nelle case post terremoto, illuminate da una lampadina a risparmio energetico protesa su di volumi vertenti sulle scienze giuridiche? O è innervata nei contorni del cuore pulsante di una città, quale il centro storico, che vorrebbe riemergere dagli abissi del sottoterra, ma che non ce la fa?

{{*ExtraImg_224433_ArtImgRight_300x192_}}«Amiamo L’Aquila – concludono le due – ma anche L’Aquila dovrebbe cominciare ad amare chi sceglie di viverla. L’amore corrisposto è quello più creativo: fa nascere vita anche dove, apparentemente, non c’è». Ed ecco che, nonostante le basse temperature, fuori dal locale vivo, ciurme di ragazzi spaesati, riuniti sotto lo stesso tetto ci provano a far baldoria. Risate, ‘tazze’ e bicchieri. Sguardi e pensieri sinceri. Un’anima a tutti gli effetti; ancora in germe, forse, ma c’è, è presente. Se più luci ‘mondane’ avessero illuminato il sabato sera cittadino, forse più piedi avrebbero attraversato il centro storico dormiente. Risvegliandolo dal letargo, una volta per tutte.

{{*ExtraImg_224434_ArtImgCenter_500x320_}}

{{*ExtraImg_224435_ArtImgCenter_500x320_}}