
E’ iniziata con le controrepliche delle difese l’ultima giornata del processo in Corte d’Assise per la megadiscarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara).
La Corte d’Assise, presieduta da Camillo Romandini, entrerà in camera di Consiglio per stilare la sentenza dopo le ultime parole dei difensori dei diciannove imputati, per le quali i pm della Procura di Pescara, Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini, hanno chiesto condanne che vanno dai quattro anni ai dodici anni e otto mesi per i reati di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Le vicende della discarica di Bussi viene alla luce nel 2007 grazie ad un’inchiesta della Guardia Forestale che scopre l’interramento di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici industriali e il conseguente avvelenamento delle falde acquifere potabili della Val Pescara.
Sul banco degli imputati i responsabili a vario titolo dell’inquinamento e della mancanza di tutela ambientale. Procura e Avvocatura dello Stato sono state durissime nelle loro richieste ma, a quanto trapela dall’aula, le difese, per giustificare il comportamento degli imputati e confermarne l’innocenza, stanno citando anche la guerra in Iraq scatenata da Bush con le illazioni sulle presunte armi chimiche di Saddam.
Il presidente Romandini ha concesso spazio alle difese entro mezzogiorno e dopo la chiusura degli interventi si aprirà la camera di Consiglio con la sentenza che potrebbe essere emessa nel tardo pomeriggio.
LA LETTURA DELLA SENTENZA SI PREVEDE PRIMA DI CENA – Si è conclusa dopo tre ore l’ultima udienza del processo in Corte d’Assise a Chieti. Il presidente Camillo Romandini nell’aprire la Camera di Consiglio ha dato appuntamento ai legali per un punto sulla situazione attorno alle 17, per vedere a che punto è la discussione e dare tempi certi sulla lettura della sentenza che si prevede prima di cena.
«Voi dovete tenere la schiena dritta, perché fuori si invoca la forca». Ha chiuso così la sua replica l’avvocato difensore di Guido Angiolini, ex amministrare delegato di Montedison Tullio Padovani, rivolgendosi ai giudici che stavano entrando in Camera di Consiglio.
L’avvocato Padovani ha chiaramente fatto intendere alla Corte d’Assise le aspettative dell’opinione pubblica e la delicatezza della sentenza sul processo per la megadiscarica di Bussi sul Tirino dove a vario titolo dirigenti e tecnici nazionali e di Bussi della Montedison sono alla sbarra per disastro ambientale e avvelenamento acque. Tra i 19 imputati la procura ha chiesto l’assoluzione solo per il perito chimico Maurizio Piazzardi: per gli altri le pene richieste vanno dai quattro anni ai 12 anni e 8 mesi.
OBIETTIVO DI FONDO: RIPRISTINO AMBIENTALE DI AREA – L’avvocato Cristina Gerardis, che rappresenta gli interessi dell’Avvocatura dello Stato, subito dopo l’apertura della Camera di Consiglio della Corte d’Assise sul processo della megadiscarica di Bussi sul Tirino (Pescara) ha spiegato che «dall’esito di questa sentenza non dipende per lo Stato alcuna decisione per ottenere il ripristino ambientale dell’area».
«A parte il procedimento del ministero dell’Ambiente nei confronti della Montedison che pende al Consiglio di Stato – ha detto la Gerardis – dove si impone all’azienda lavori urgenti onerosi per la tutela ambientale, è bene chiarire che la Corte d’Assise emette esclusivamente il giudizio penale. Per questo è già pronta da parte dello Stato la citazione civile nei confronti dell’azienda per il ripristino ambientale e per gli eventuali danni economici laddove non fosse possibile fermare l’inquinamento», ha concluso Cristina Gerardis.