
di Gioia Chiostri
Fare arte è un inghippo per il cuore umano: esso viene svegliato bruscamente dall’impellenza di mostrare. Mostrare mostri della mente e miscugli manomessi dalle mani, ma lontani dalle mode. Ad Avezzano, fra strade curvilinee e angoli spigolosi urbani, si spalanca la porta della tana del Riciclo Artistico. Lungo via Marconi, esiste una sorta di antro della Sibilla Cumana contemporanea, entro il quale prendono vita cortecce di tronchi istallate su tele dipinte, ponti metallici su fogli rossastri, giardini, scalinate, mani e piedi artefatti sbucanti da voragini di un terreno surreale ed arcobaleno. E’ un mondo nel mondo, una città che strilla dentro una città che dorme, sotto le feste di Natale, bella tranquilla. Ideatore di questa tana artistica cittadina è l’artista marsicano Filippo Odorisio, un giovane talento nostrano di 26 anni, residente ad Avezzano, che, dopo varie esperienze maturate all’Estero, ha imbroccato la strada artistica, impreziosita però – è questa è la sua particolarità – dai materiali che nessuno vuole o usa più, riciclandoli.
Dall’unione simbiotica dell’arte e del riciclo – che è, a suo modo, un’arte a sé stante – è nato ‘ArtNoStop. ScartNoStop!’, «un evento scaturito da uno scambio di idee venute fuori dinanzi una tazza di caffè presa assieme all’artista Svetlana Zakharova. Noi, assieme, abbiamo voluto dare la genesi ad una bi-personale dal tema ‘Paesaggi ed Astrazioni’. La mostra, tutt’ora aperta presso il numero 50 di via Marconi, è stata inaugurata il 6 dicembre scorso con un notevole flusso di visitatori. In passato, personalmente, ho avuto modo di partecipare a diversi contest nazionali ed internazionali artistici e di vincere alcuni concorsi. Il mo motto è: credere sempre di più nella mia ArtNoStop!».
Filippo definisce la ‘tana del Riciclo artistico’ un vero e proprio laboratorio, nel quale si sperimenta, si stupisce e si accoglie quel pubblico marsicano che ha voglia di saperne di più. Un’esplosione di colori, forme, astrazioni, membra e linee: l’arte di Filippo è istintiva e caoticamente organizzata. Da qui, il nome di ‘Art No Stop’: un ciclo di ispirazione-creazione continuo.
«Un’arte che vive in assoluta armonia con l’ambiente – spiega entusiasta a [i]IlCapoluogo.it[/i] – questa è la mia idea di fondo. In diverse occasioni, ho potuto mettere in mostra le mie opere grazie ad iniziative sull’arte e sul riciclo proposte da associazioni locali. Ci tengo ad essere attivo nel mio territorio, nonostante le attività di sensibilizzazione per la tutela dell’ambiente siano ancora scarse, a mio avviso».
Filippo è originario di Pescina ed è stato uno studente avezzanese. L’arte ha bussato alla sua porta molto presto, mettendolo in condizione di dover, per l’appunto, esprimere un qualcosa. «Tengo molto – dice – all’impatto visivo; le mie opere devono brillare dinanzi all’occhio dell’osservatore; devono, a mio avviso, essere interattive e devono avere una funzione, anche personalizzabile nel settore del riciclo. Tutta questa energia creativa in me, probabilmente, è sempre esistita, forse doveva solo trovare la sua orbita di espressione più consona. Io disegnavo già da bambino, personalizzavo diari. Successivamente, durante la fase adolescenziale, ho sperimentato l’uso artistico delle bombolette spray, dando vita a diversi murales. Ora sono cresciuto concettualmente e materialmente: trasformo ogni spazio che ho a disposizione in un laboratorio, lasciando che, in ognuno di questi spazi, nasca un’opera di diverso materiale e con più tecniche applicate».
L’arte davvero si denuda e riveste in mille modi. Ma la curiosità è giornalista. Gli chiediamo quale sia stato il suo modello. «Ho usato come modello l’insieme di sensazioni che ho, con il passare del tempo, interiorizzato osservando quadri e sculture esposte in diverse gallerie, sia in Italia e all’Estero. Sono stato un autodidatta. Inoltre, credo che non si smetta mai di imparare, neanche nel mondo dell’arte, nonostante esso corra sul filo della sensibilità personale, per la maggior parte dei casi».
Filippo, nonostante la sua giovane età, ha inteso creare un qualcosa di stupefacente, a livello concettuale. I materiali disusati o desueti, oggetti considerati per lo più sottogamba e guardati con una buona dose di superficialità e noncuranza, possono, grazie all’arte, diventare. Reinventarsi, tornare utili: anche se, in tal caso, l’utilità di cui si narra sembra essere legata al mondo umorale, che fa il paio con i moti interiori dell’uomo. «Uomo e ambiente – aggiunge l’artista – dovrebbero essere un esempio di simbiosi consapevole. Ma, noi, invece, siamo preda del dominio e dipendenti da risorse spesso nocive. Il riciclo, quindi, è la giusta protesta a fronte di ciò ed assemblare oggetti di scarto in maniera speciale diventa un modo dinamico ed assolutamente divertente di protestare. Mi aspetto che il riciclo diventi parte integrante della quotidianità delle persone. Per quanto concerne la mia mostra e il successo che forse ne deriverà, mi viene da pensare solo questo: la popolarità è una conseguenza, il successo un dettaglio discutibile. L’importante è esprimere al massimo la propria essenza».
Perché un giovane dovrebbe fare arte in un’epoca storica che nell’arte non crede più? «Mi viene in mente una frase del Mahatma Gandhi che suona così ‘sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo’. Io, nel mio piccolo, divulgo un messaggio sobrio, consapevole e non violento. Questo mi basta per andare avanti».
Ogni creazione artistica presuppone, poi, una ferita o una gioia a monte. Per Filippo Odorisio, la molla è scattata da una constatazione reale, vissuta da un’Italia pigra: le montagne di immondizia che circondano i bordi delle strade e dei parchi. «Spesso i quadri raccolgono malinconie o celebrazioni personali, in altri casi, immortalano concetti difficili da capire come rebus; nel mio caso, invece, la frustrazione è nata dalla troppa immondizia presente nelle aree urbane e naturali accessibili all’uomo. ‘ArtNoStop’ è un flusso inarrestabile di colore e trasformazione della materia. La sperimentazione continua è il centro gravitazionale delle mie produzioni».
La mostra ArtNoStop è sempre aperta ai visitatori. All’interno della tana, tante porte da aprire con l’ausilio della propria mente ‘allargata’. Durante il giorno della Vigilia del Santo Natale, su di una tavola riccamente addobbata e pesantemente caricata di cibo, doni e surplus festivo, il pensiero potrebbe anche essere lasciato libero di ragionare su un mini-fenomeno marsicano. Il riciclo esiste, ma Filippo ha inteso iniettarlo di arte in modo da trovargli una seconda funzione sociale. Potrebbe essere questo il primo passo per la liberazione delle idee, delle coscienze e dell’ambiente maciullato dal passo sanguisuga dell’uomo?
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