Stupro Pizzoli, Cassazione: «Condanna a 7 anni e 8 mesi»

9 gennaio 2015 | 14:03
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Stupro Pizzoli, Cassazione: «Condanna a 7 anni e 8 mesi»

La terza sezione penale della Cassazione, “ritoccando” leggermente la sentenza emessa dalla Corte d’Appello dell’Aquila, ha condannato a sette anni e 8 mesi di reclusione l’ex militare irpino Francesco Tuccia, accusato di aver violentato brutalmente una studentessa universitaria laziale che frequentava l’università nel capoluogo abruzzese.

Nei due precedenti gradi di giudizio l’imputato era stato condannato a 8 anni di reclusione.

«Anche se bisogna aspettare il deposito delle motivazioni di questa decisione – ha commentato il pg Pietro Gaeta dopo la lettura del dispositivo – credo che questo lieve ritocco di pena sia solo un aggiustamento tecnico effetto della continuazione dei reati che non sono stati considerati come commessi in concorso».

Gaeta aveva chiesto la conferma della condanna inflitta all’imputato il 6 dicembre del 2013. In questo modo la Corte d’Appello dell’Aquila aveva ricalcato la condanna emessa dal Tribunale il 31 dicembre 2012.

NEL PROCESSO DI PRIMO GRADO VENNERO CHIESTI 14 ANNI DI RECLUSIONE – Nel processo di primo grado il pm David Mancini aveva chiesto 14 anni di reclusione contestando al giovane, oggi 25enne, anche il reato di tentato omicidio, ma il collegio non fu della stessa opinione.

Soddisfatto il legale della studentessa, Enrico Gallinari, perché – ha spiegato – «il castello accusatorio è rimasto in piedi».

Ora per Francesco Tuccia la reclusione in carcere si fa concreta. I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 febbraio del 2011 quando il militare era di stanza a L’Aquila. Il suo arresto avvenne una decina di giorni dopo. L’episodio si consumò all’esterno di una discoteca di Pizzoli (L’Aquila) dove, come fu ricostruito in appello, la giovane fu stuprata «con inaudita violenza» e abbandonata dietro un cumulo di neve all’esterno del locale quando la temperatura era di 14 gradi sotto lo zero.

A salvarla dal dissanguamento e dal freddo fu il tempestivo intervento degli addetti alla sicurezza della discoteca che allertarono il 118 e bloccarono il militare mentre tentava di andare via in auto in compagnia di amici. La studentessa riporto’ lesioni gravi e, dopo un immediato intervento chirurgico, rimase ricoverata in ospedale per circa un mese. Gli avvocati dell’ex militare hanno sempre evidenziato la consensualità della ragazza ad avere un rapporto sessuale. Ma la studentessa aveva bevuto parecchio tanto che in discoteca barcollava e si trovava in uno stato di incoscienza, come risulto’ dalle testimonianze raccolte. Viceversa l’imputato era sobrio e dopo la violenza pronto a fuggire. Ieri il pg aveva evidenziato che la sentenza d’appello ha «correttamente» escluso in favore di Tuccia le attenuanti generiche e ha invece «riconosciuto l’aggravante della crudeltà».

«IL PROCESSO NON E’ UNO STRUMENTO DI VENDETTA» – «I processi non sono uno strumento di vendetta ma servono per accertare i fatti e attribuire le responsabilità. In certi processi è difficile trovare un vincitore perché di fronte alla gravità di certe vicende, come questa, non vince mai nessuno».

Così l’avvocato Enrico Gallinaro, legale di parte civile della ragazza stuprata da un ex militare all’esterno di una discoteca dell’aquilano, ha commentato la condanna dell’imputato che oggi la Cassazione ha confermato riducendola di 4 mesi per la continuazione dei reati. Per l’imputato, Francesco Tuccia la condanna è così passata da 8 anni di reclusione a 7 anni 8 mesi, ne ha già scontati circa 3 agli arresti domiciliari.

Ora dovrà entrare in carcere.