L’Aquila: una nuova, vecchia città

12 gennaio 2015 | 14:58
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L’Aquila: una nuova, vecchia città

di Camilla Elleboro

Udite, udite! Grandi cambiamenti a L’Aquila. Dopo mesi di trepidazione e di attesa finalmente ci è stato svelato a cosa sono destinati l’“Asilo Occupato” e l’ex-“Cinema Rex”, ex-“ Benetton” e attuale “Cinema Rex” (sì, anche io sono confusa a riguardo). Ma, andiamo per gradi.
La storia dell’Asilo Occupato è lunga e travagliata: dopo il terremoto viene occupato da un’associazione aquilana, utilizzato come centro d’aggregazione per i giovani. Passati anni di dibattiti o menefreghismo generale sulle condizioni dell’Asilo, i famosi “Fondi Meloni”, nati per garantire spazi aggregativi cittadini, hanno trovato terreno fertile proprio nell’Asilo Occupato, che diventerà uno spazio multi generazionale. Il che vuol dire che verrà presto, si spera, popolato da giovani e anziani; da qui una festa generale: i primi, per avere finalmente un posto in regola, quasi esclusivamente rivolto ai bisogni giovanili, non più auto-finanziato e non più al centro di polemiche sulle attività svolte all’interno, e i secondi, per aver scoperto che, dopo anni passati a giocare a carte, dividendosi tra una pensilina e un container presso la Fontana Luminosa, potranno avere anche loro un posto per riunirsi e giocare a briscola senza avere le stalattiti intorno ai condotti lacrimali a causa del rigido clima aquilano.

Ristabilito questo apparente ordine generale, quello che i più si augurano è che diventi davvero uno spazio culturale, aggregativo, e non imprenditoriale.

L’altro argomento “scottante” delle ultime settimane, obiettivo degli scettici e di chi avrebbe preferito al suo posto questo o quell’altro, è il Cinema Rex. Nato vari anni fa come un cinema, soppiantato, poi, dal negozio di abbigliamento “Benetton”, da poco è diventato un pub. Ma, quando molti sono venuti a conoscenza del breve tempo impiegato per rifarlo a nuovo e per ottenere la licenza sulla vendita degli alcolici, sono rimasti sbigottiti; forse tutti abbiamo pensato che fosse impossibile che a L’Aquila un locale sia stato fatto in così poco tempo, circa tre settimane, quando il doppio senso di marcia lungo Viale Corrado IV sembra ormai una vera e propria utopia. Al di là di ogni tipo di diatriba e di problema, la proposta del Rex è effettivamente nuova: non si tratta della semplice discoteca, ma di un locale stile americano dove si mangia del finger food (in parole povere, si mangia con le mani), singolare anche e soprattutto per il posto in cui è sorto.

Già, per fortuna è da annoverare tra i sempre più numerosi e coraggiosi tentativi di dare una forma, seppur abbozzata e non ancora completa, al centro storico.
Sicuramente molti avrebbero preferito qualcosa di ancor più coinvolgente e inusuale, per esempio un altro negozio di abbigliamento; ma inevitabilmente tutto cambia, e anche la nostra città risponde a questa legge inesorabile.

Se da un lato, però, incorrono trasformazioni, nuovi locali o nuove idee, dall’altro, ultimamente, si è riscoperto il piacere di ritrovare qualcosa di familiare, nello stesso posto di prima. Si parla del “Polarville”, la libreria indipendente sorta anni prima del sisma, e stabilitasi in Via Castello pochi giorni fa.

Anche qui l’idea è innovativa e completamente differente da ciò che già conosciamo a L’Aquila: niente internet, solo libri e semplici chiacchiere ma, cosa più importante, contribuirà a far popolare la città anche di giorno. Certo, guardando o percorrendo il corso, la maggior parte delle cose sono cambiate; ma, anche se, ormai da circa sei anni, tutti noi ci siamo quasi “abituati” alla situazione, avendocene fatta una ragione, ogni volta che da lontano si vedono delle gru, in fila e operose si spera che questa sia la volta buona per L’Aquila. La volta buona per poter augurarsi una vita normale e apprezzare ogni palazzo ristrutturato, considerandolo una piccola vittoria. Ogni nuovo progetto/idea ci elettrizza ed incuriosisce. Ma la riapertura di altri negozi o locali ritrovati dopo anni, ha fatto sì che avvertissimo un senso di calore, come una familiarità ritrovata e una speranza, forse, mai persa di poter finalmente avere posti d ritrovo in centro, come tutte le altre città.

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