
di Gioia Chiostri
Sotto strati di urbanità grigia e smorta, il quattro zampe dà il cinque all’umanità spogliata della pelle dell’uomo materialisticamente moderno. A due passi appiedati da Piazza Risorgimento, ad Avezzano, sorge il monumento degli animali soccorsi e salvati. Fra quattro spicchi di lamiere incollate, un grande mosaico di richieste di aiuto fotografate. Gli occhi parlanti dei cani e dei gatti della Marsica vi trovano un megafono un’eco solidale. E’ la bacheca di un’associazione invisibile, quale ‘Zampa Amica’, che conta oggi i giorni che la separano dal diventare una Onlus a tutti gli effetti.
Questa è la storia di una realtà impavida, inesistente dal punto di vista istituzionale, che, però, vive nelle parole, nei sorrisi e nei pensieri delle persone che adottano, grazie a loro, il famoso briciolo di felicità che rende la vita inquinata di adesso ‘un’altra cosa’. «Crescere con i sensi di pace, essere d’accordo con sé stessi poiché si è agito bene; essere ricompensati dai fatti: tutto ciò riempie la vita di un volontario. Figurarsi poi quando coloro che si aiutano hanno quattro zampe e un bel muso sorridente e peloso». Una timida Clara De Amicis, 21 anni, nata e cresciuta ad Avezzano, rende finalmente nota una sub-realtà che fa tutt’ora parte del mondo cittadino avezzanese ma che, per motivi non legati alla sua funzionalità, vive politicamente in silenzio.
{{*ExtraImg_230685_ArtImgRight_300x283_}}Zampa Amica, che ad oggi si poggia sulle energie di tre persone giovanissime, quali Debora Bartolucci, 32enne, Lorenzo Ciervo di 25 anni e la piccola Clara, appunto, è nata all’incirca due anni fa. «Si tratta di una sorta di associazione che difende, protegge e cerca adozioni affettuose per i quattro zampe. La fondatrice ufficiale è Debora. Inizialmente, la nostra azione si esprimeva in un unico manufatto: ossia la grande bacheca in Piazza, donata a noi dal Comune, piena zeppa di tutte le richieste di aiuto e di adozione sotto forma di post-it». Quest’ultima, di fatti, sorge nella zona laterale della piazza principale della città. «La bacheca nacque inizialmente per tentare di rendere più fluido il circolo delle adozioni. Successivamente, però, Zampa Amica ha scelto la strada più difficile, divenendo a tutti gli effetti la paladina degli amici a quattro zampe», continua Clara.
«Un ‘tragico’ giorno – sorride – Debora mi incontrò e da lì nacque tutto il resto, il quale, adesso è il nostro tutto. Ricordo che, in quell’occasione, c’era una manifestazione contro la vivisezione in Piazza. Lei mi prese subito per mano. Oggi, Zampa Amica, che non è ancora una Onlus ma pare comportarsi come tale, è il punto cardinale della soluzione alle emergenze canine e feline».
Zampa Amica vive di segnalazioni. Al centralino, i tre volontari dell’Apocalisse, i quali, con una riserva di energie pari a infinito, giornalmente e puntualmente rispondono alle telefonate di aiuto. Clara, Debora e Lorenzo rappresentano i volti del volontariato ‘canino’ di Avezzano, «mentre – spiega Clara – per quanto concerne gli altri Comuni della Marsica, esistono altri volontari sparsi e addestrati a tutto. Fortunatamente, Zampa Amica è solo una faccia della grandissima medaglia di ‘paladini degli animali’ ad oggi attiva e presente. Io dico sempre che nelle nostre zone esiste una sorta di rete del volontariato invisibile che tocca tutti i vari centri cittadini. Il mondo delle adozioni, quello pulito, assomiglia ad un puzzle di telefoni senza fili e Facebook è divenuto il nostro megafono preferito».
{{*ExtraImg_230686_ArtImgRight_300x199_}}I nemici di Zampa Amica possono essere racchiusi in una sola parola affettata: ‘canile’. «Noi siamo contro il canile lager – spiega Clara – e ci battiamo per la creazione di un rifugio accogliente e familiare, una sorta di animalesca ‘casa famiglia’. Ad oggi, ci appoggiamo su una struttura che chiamano la nostra oasi: lì non vi sono grate, buchi o gabbie e nemmeno benché minima puzza di cemento». Ad oggi, la struttura ospita circa 25 cani, senza contare il numeroso esercito dei cuccioli: essi sono accuditi e protetti dalla signora Silvia Federici, il loro angelo custode. Questa ‘casa vacanze’, però, non ha un numero civico. «Infatti – spiega Clara – finché il Comune non riconoscerà la nostra esistenza e non ci aiuterà nell’ottenimento del fregio di Onlus, ossia questo vestito carico di responsabilità ma anche di ascolto, noi saremo per sempre invisibili. Il nostro sostentamento si basa sulle offerte che, giornalmente, le persone che ci apprezzano attuano attraverso i vari salvadanai targati Zampa Amica sparsi per i bar e i locali avezzanesi. Siamo inesistenti, ma non per coloro che aiutiamo». Al Comune di Avezzano, Clara chiede maggior riconoscimento e appoggio sia morale che materiale. «La città di Avezzano, ad oggi, non ha una struttura di stallo per cani e gatti. Ciò costringe noi giovani volontari a vivere appieno questa enorme responsabilità: fa sentire vivi, ma, d’altro canto, assume sempre più i contorni di una guerra che si combatte in solitudine». Nel Comune tantissimi sono i terreni non utilizzati e abbandonati alla mercé delle intemperie. «Chiediamo un luogo ufficiale dove poter sistemare i nostri animali, in modo che possano essere accuditi e curati con ogni attenzione prevista dal caso».
Come funziona la soluzione dell’emergenza animale? «Quando viene avvistato un cane – spiega Clara – ciò che noi di Zampa Amica richiediamo immediatamente è la sua foto, così da poter prevedere la sua sistemazione al rifugio. Ogni cane, infatti, ha bisogno di uno spazio a sé e di un ‘vicinato’ canino ad hoc. Successivamente, si procede con la castrazione». Zampa Amica, infatti, si occupa anche delle cure veterinarie. «L’unica cosa che chiediamo alla persone segnalatrici, è un contributo minimo per far fronte al pagamento delle cure stesse. Noi contiamo ad oggi molte agevolazioni con i vari studi veterinari sparsi per la Marsica; quindi, alla fine, la spesa da sostenere non ammonta a molto. Fortunatamente, molta gente comprende il senso della situazione e ci tende una mano».
{{*ExtraImg_230687_ArtImgRight_300x450_}}«Ciò che vorremmo far capire a questa amministrazione – spiega ancora Clara – è che noi di Zampa Amica realizziamo tantissime manifestazioni nelle piazze proprio per accendere il fuoco sacro della sensibilizzazione. Molte, purtroppo, non vengono patrocinate dall’Ente e questo ci dispiace molto. Per questo Zampa Amica decide di basarsi sul passaparola, sull’altruismo e sullo scambio reciproco. Quando mi chiedono ‘chi è Zampa Amica?’ io rispondo: ‘Zampa Amica, se vuoi, puoi esserlo anche tu’».
Prima della tappa ‘affidamento’, Zampa Amica si occupa anche del sopralluogo dell’ambiente domestico in cui il cane o il gatto adottato andrà a trascorrere il resto dei suoi giorni. «Si chiama controllo pre-affido – annuncia Clara – Noi dobbiamo essere certi che si stia dando un tesoro in buone mani». Ciò che spaventa di più il mondo di Zampa Amica è l’inaffidabilità delle persone. «L’animale è considerato, molto spesso, come un giocattolo. Alcune volte, i cani che diamo in affidamento non trovano affetto nella nuova famiglia adottante, ma solo quattro mura entro le quali sopravvivere in silenzio. Come risolvere questo problema? Attraverso il meccanismo delle Black List», ossia di lunghe liste di nomi effigianti quelle persone che non trattano gli esseri indifesi come si dovrebbe.
Per quanto concerne l’adozione dei cuccioli, pesa sulle tasche del futuro padrone solo la spesa veterinaria (vaccino e microchip per intenderci) e il viaggio, che avviene attraverso la staffetta. Questo è un escamotage semplicissimo e funzionale: parte un furgone ad hoc, normalmente dal Sud Italia, e risale a forza di chilometri corsi tutta la Penisola; al suo interno, gli animali da far adottare.
«Il ricordo più bello a livello di adozioni e che custodisco gelosamente nel cuore riguarda un giovane ragazzo di Bari, disabile, che decise di prendersi cura di un cagnone in stallo nel canile dove facevo volontariato da tantissimi anni. Al suo arrivo, il cane, sembrò riconoscere immediatamente il suo futuro padrone e avvicinatolo, cominciò a leccargli le mani, laddove cioè si esprimeva la sua evidente disabilità. Una foto-ricordo unica».
{{*ExtraImg_230688_ArtImgRight_300x225_}}Molto spesso, la giusta chiave di lettura per accorgersi dell’emergenza animale è tentare di risolverla, è pensare un po’ di più.
Perché aiutare un animale in difficoltà e non passare oltre? «Chi passa oltre, lo fa anche con un essere umano. Un cane, ovviamente, non potrà mai soccorrere un uomo ed è proprio in questo concetto base che risiede la marcia in più della sensibilità: siamo noi a dover salvaguardare gli animali perché, inutile negarlo, loro sono inferiori, ma non in senso spregiativo. Essi godono di un’inferiorità positiva, che straccia per sempre dall’esistenza umana lo spauracchio della malinconia, portata e avvalorata solo e soltanto dall’uomo di oggi che fa i conti con l’apatia».
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