Sisma L’Aquila, Vittorini: «Giudici forti con i deboli»

24 gennaio 2015 | 17:36
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Sisma L’Aquila, Vittorini: «Giudici forti con i deboli»

«È inaccettabile l’attacco del presidente della Corte d’Appello, Stefano Schirò, ai familiari delle vittime del terremoto e ai cittadini: mi sembra che la magistratura sia forte con i deboli e non riesca a essere forte con i forti». Così il consigliere comunale dell’Aquila Vincenzo Vittorini, che nel sisma del 6 aprile 2009 ha perso la moglie e una figlia ed è stato a capo dell’associazione 309 martiri, commenta le parole con cui il magistrato ha aperto l’anno giudiziario, bollando le contestazioni in piazza dopo la sentenza di appello del processo alla Commissione Grandi Rischi – che ha assolto sei dei sette esperti dalle accuse di omicidio colposo e lesioni – come «attacchi riprovevoli e fuori luogo».

«Questo duro attacco ha rivolto un’accusa a chi è parte in causa nel processo e cerca verità e giustizia, e anche a una città che, nell’immediatezza, ha risposto a un qualcosa di profondamente ingiusto», ribatte Vittorini in riferimento alla sentenza di assoluzione del collegio presieduto da Fabrizia Francabandera del 10 novembre 2014.

L’esponente di ‘L’Aquila che vogliamo’ torna poi alla sentenza di primo grado del 22 ottobre 2012. «Allora, da parte della stessa magistratura, non ho visto una presa di posizione altrettanto forte nei confronti di tutti quelli che, mi riferisco alle più alte cariche dello Stato, contestarono il giudice monocratico Marco Billi – ricorda – che fu oggetto di attacchi da parte dei presidenti di Senato e Camera, dei capi della Protezione civile e dell’Ingv, di scienziati e quant’altro. Sono arrivati a utilizzare parole come sentenza catastrofica e disastrosa e giudice che avrebbe dovuto vergognarsi di specchiarsi».

Sempre secondo Vittorini, «la conclusione è che viviamo in uno Stato che non è capace di giudicarsi, ma solo di autoassolversi. Questo rientra in un clima che tutti vorrebbero fosse più sereno, ma le parole di Schirò non rasserenano nulla e confermano che chi è cittadino deve solo subire. Gli rispondo che io e gli altri non subiremo, non ci facciamo mettere i piedi sopra – conclude – un semplice cittadino o parte in causa può esprimere un commento, proprio come un alto magistrato che si permette di fare duri attacchi a chi vive sulla propria pelle uno Stato incapace di arrivare alla verità». (Fonte: Ansa)