
di Valter Marcone
Io le baciai gli occhi
come due bianchi petali ardenti
in una tempesta di luce
d’una notte piena di una tarda luna
immensa e luminosa, affondata all’orizzonte.
Io le baciai le mani
con una fiamma rossa nel cervello
ruggente.
Io le baciai il corpo,
un solo corpo d’amore,
come un canto, un brivido, una vela fluttuante,
un verde tenero, un crepuscolo che continua
a cadere all’infinito,
un profumo di tiglio a mezzanotte,
un sogno già concluso
nello sfavillare delle stelle.
Io le baciai il volto,
come una storia, le sue scene, le sue parole,
come un’intricata siepe di ginepro,
un vento tremante, un ricordo, un nodo di desiderio,
una notte chiara e lucente, un delirio popolato
di labbra, mento e facce,
petti e cuori, occhi.
Io le baciai il cuore
come un rimpianto senza ricordo,
una voragine di nubi.
Io sognai quella notte insieme a lei
i fuochi rossi del fiume
le lune gialle e immobili, i soli di rame,
i fumi delle fornaci, l’estate di bracia,
pietre bianchi e sentieri, variazioni di rime
e canti, soliloqui notturni,
parole e vento.
Io sognai il mondo con lei.
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