L’Aquila-Pescara, De Santis: «Scontro campanilistico assurdo»

«Assistiamo increduli, da giorni, ad uno scontro campanilistico assurdo fra diversi e illustri rappresentanti di enti, istituzioni e associazioni imprenditoriali, cosa che dimostra che la frattura, determinatasi, in quel lontano febbraio 1971, fra Pescara e L’Aquila non è stata mai sanata». A sottolinearlo, attraverso una nota, è l’assessore del Comune dell’Aquila
Lelio De Santis.
«Mentre si parla di riassetto istituzionale, con la creazione di Macro Regioni, che modificherà anche le attuali relazioni sociali ed economiche – aggiunge De Santis – noi abruzzesi siamo alle prese con le dispute da pollaio per affermare centralità improbabili e primati del nulla, come targhette da appendere su un abito strappato.
L’Abruzzo è una regione debole, ma con tante potenzialità inespresse, che non sa darsi ancora un modello di sviluppo possibile e che non sa dare risposte concrete alle esigenze dei diversi territori, perché è prigioniera della miopia di un municipalismo ottocentesco che non conosce la dimensione regionale e il valore della coesione sociale. Le differenze territoriali e le diversità culturali debbono diventare un valore aggiuntivo dello sviluppo di una regione che, o marcia unita e progetta insieme, oppure scompare. In quel momento le ragioni della città dell’Aquila o le ragioni della città di Pescara non conteranno nulla. La città dell’Aquila vive una situazione difficile, dalla quale uscirà da sola, confidando soprattutto sulla forza della sua gente e sulla determinazione della sua classe dirigente che, in silenzio e con coraggio, si è rimboccata le maniche, senza chiedere più del necessario. La città di Pescara ha una sua forza economica e una sua prospettiva di crescita che può produrre effetti positivi all’intero territorio regionale, purché stia dentro una visione complessiva e interdipendente, non in contrapposizione con il Capoluogo di Regione. La nuova stagione politica, avviata con il Governo D’Alfonso, deve dare i segnali opportuni di cambiamento di strategia politica, con una proposta di sviluppo socio-economico che valorizzi le diversità e che includa i territori».
«Credo infine – conclude l’assessore – che questa disputa, portata avanti anche con argomenti strumentali e con toni sguaiati, stia tutta dentro il ceto politico e non interessi affatto i cittadini abruzzesi, che si aspettano solo di vedere una classe dirigente, politica e imprenditoriale impegnata a creare posti di lavoro, servizi sociali adeguati e condizioni di vita migliori, dalle città più grandi ai paesi più piccoli. Ognuno di noi, investito di una responsabilità pubblica, deve rispondere a queste aspettative e non ai desideri di primati politici o territoriali effimeri».