
di Martina Civisca*
Per il neonato non c’è alimento migliore del latte materno.
Non è solo nutrimento, ma è anche e soprattutto relazione.
In Italia il 90% delle madri inizia ad attaccare il proprio bambino al seno subito dopo il parto, ma purtroppo solo il 40% continua a farlo in maniera esclusiva una volta a casa.
Troppo spesso la scelta delle mamme risente della poca informazione e del mancato sostegno. Subito dopo il parto il bambino si deve attaccare al seno il prima possibile. Inizialmente la ghiandola mammaria produce un latte di colore giallo chiamato colostro, presente in piccole quantità ma sufficienti a soddisfare il fabbisogno del bambino perché ricco di nutrienti indispensabili per i primi giorni di vita.
È in questo momento che la mamma deve avere la pazienza di attaccare il bambino ogni volta che lo richiede. Queste frequenti suzioni oltre ad avere la funzione di stimolare la produzione di latte favoriscono il legame madre-bambino. Infatti la poppata oltre ad essere fonte di nutrimento rappresenta per il neonato protezione, sostegno, sicurezza. Per la madre è un rapporto di esclusività. E’ preferibile seguire un allattamento a richiesta, portando il bambino al seno quando ne dimostra il bisogno e lasciandolo succhiare il tempo necessario per sentirsi soddisfatto. Questo bisogno spesso non è solo sinonimo di fame ma anche di voler trovare da parte del bambino conforto e protezione nelle braccia della mamma. Per seguire l’andamento della crescita è sufficiente effettuare una pesata settimanale, ricordando che l’aumento di peso non è il solo indicatore di benessere del bambino. Ve ne sono altri da valutare come l’aspetto soddisfatto dopo ogni poppata, presenza nel pannolino di feci e pipì, sonno tranquillo e una buona tonicità. Fino a quando allattare? L’OMS consiglia di allattare in modo esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita del bambino e di continuare fino a due anni e oltre, se la mamma e il bambino lo desiderano, con l’integrazioni di alimenti solidi.
Il latte materno rimane sempre di ottima qualità per tutta la durata dell’allattamento. Vorrei sfatare un mito troppo spesso ricorrente. A volte si pensa che il prolungamento dell’allattamento sia solo un modo di viziare il proprio bimbo perché si crede che il latte materno con il passare del tempo perda di nutrienti, questo non è vero semplicemente il latte si modifica in base alle esigenze nutrizionali del bambino nelle varie fasi della crescita.
Esperienze di mamme:
Simona: «L’allattamento è un’esperienza di vita emozionante,un momento di intimità tra te il tuo bambino. Sono fortunata ad avere questo dono e continuerò a farlo fino a quando la natura me lo permetterà. Allattare il proprio figlio è una vera ricchezza! Un emozione un ricordo che non svanirà mai».
Ilenia: «All’inizio è stata un po’ dura, perché il mio seno, diciamo così, non era del tutto adatto ad allattare, ma ho trovato la forza negli occhi della piccola, e con tanto amore e pazienza siamo riuscite nel nostro intento. Dare vita alla vita e sapere che questa dipende da te è qualcosa di unico e speciale. Ogni volta che lei mi cerca non esito un momento. Si perché è il nostro momento, anche se siamo in mezzo a mille persone. Ti prende la mano, la stringe, I suoi occhi che guardano me, e i miei lei.. Non c’è nessun altro intorno! È una magia.. Poi all’improvviso ti sorride e ti scioglie il cuore. È il sorriso della vita. Quella che ho messo al mondo. È quello per cui vivrò!»
Eleonora: «Mamma puericultrice e una sorella minore allattata per più di 24 mesi: con questi esempi in famiglia per me l’allattamento -anche prolungato- è sempre sembrata la cosa più naturale del mondo. Eppure quando sono diventata mamma mi sono scontrata con una serie di pregiudizi e cattive informazioni, date anche purtroppo da persone che lavorano a stretto contatto con mamme e neonati, che avrebbero potuto minare la mia esperienza. A 24 ore dalla nascita del mio piccolo, che aveva difficoltà ad attaccarsi, mi è stato consigliato caldamente nella struttura in cui ho partorito di usare i paracapezzoli: prima interferenza con l’allattamento esclusivo, visto che così il bimbo non impara da subito a poppare come dovrebbe.
Consiglio successivo? Il ciuccio: altra interferenza pesante. Me lo fecero trovare nella culletta! Per non parlare poi del fatto che tutti intorno a te sembrano essere esperti e vogliano dispensare consigli. E che dire poi di quelli che, vedendo una donna allattare in pubblico, la guardano di traverso, come se fosse una cosa di cui vergognarsi? Ma se la stessa mamma dà il biberon, quello sì che viene reputato “normale.” No, non c’è niente di cui vergognarsi nell’allattare il proprio cucciolo: perché non si tratta di solo cibo, ma di calore, presenza, coccola. E’ una esperienza totalizzante, stancante ma estremamente appagante perché sai che stai facendo a tuo figlio un dono enorme».
Angela: «Quando smetti di allattare è come quando smetti di fumare, dopo un po’ senti il bisogno di ricominciare. Ed è questo quello che mi è successo ieri sera. Ho pensato che ridare un po’ di latte a mia figlia non era poi così grave. Ripetevo a me stessa: perché l’ho fatto? Perché ho deciso di smettere? Davvero mi sono fatta condizionare dalle chiacchiere della gente o perché c’era un motivo valido per cui farlo? La risposta a tutto arriva quando vedo mio figlio più grande tendermi le braccia per salirmi sopra dicendomi: “Giorgia basta latte di mamma, è finito!” Allora là, ti rendi conto di aver fatto la scelta giusta. Fa un po’ male e lo dico con le lacrime agli occhi. Ormai era diventata una cosa di routine, ci coccolavamo ed eravamo felici.
Sentire il suo respiro, la sua manina accarezzarmi e quegl’occhioni guardarmi con tanto amore! Mi piace ricordare come all’inizio si irrigidiva il seno, segno che la mia bambina stava per svegliarsi per mangiare. Era tutto calcolato… che cos’è la natura?
Certo, non è stato proprio un bell’inizio. Non avendo il capezzolo i miei figli hanno fatto fatica a tirarlo fuori ma con il dovuto impegno ce l’abbiamo fatta. Sangue e ferite per circa un mese. Mai provato tanto dolore! Medicazioni dopo ogni poppata. Mi dovevo tirare il latte, anche di notte, ogni tre ore perché ne avevo tantissimo. Non nascondo che è stato faticoso, molto impegnativo. La notte mi alzavo anche ogni mezz’ora per allattare la mia bambina. Non è per tutti e lo dico senza problemi. Le difficoltà sull’allattamento sono chiaramente queste: l’approccio iniziale, alzarsi la notte e allattare su richiesta. Non sopporto la gente che dice “il mio latte non basta”! E’ senz’altro più facile preparare un biberon piuttosto che “sprecare” un sacco di energie per allattare!»
*Martina Civisca ha 30 anni ed un’ostetrica libero professionista e mamma del piccolo Matteo.
Si occupa di assistenza in gravidanza, sostegno al l’allattamento e nel post partum.
Le principali attività svolte sono corsi di accompagnamento alla nascita, corsi di Acquamotricità Prenatale e Neonatale e visite domiciliari nel Post Partum.
[url”Torna alla Home Targatoaz.it”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=154&categoryId=221[/url]