
di Giuseppina Riocci*
Paradosso del mondo rovesciato, abolizione delle gerarchie sociali, travestimenti, maschere bizzarre, allusive, catartiche, irriverenti. Questo è il Carnevale. E, anche se la quotidianità del mondo contemporaneo sembra aver fatto del disordine una consuetudine, Carnevale continua ad essere una festa che consente di infrangere le regole, di distruggere, simbolicamente, tutto quanto non ci piace della realtà. Forse è proprio per questo che continuiamo a festeggiarlo.
Tempo di licenziosità senza limiti, prima della Quaresima, non esisterebbe se non esistesse il digiuno della stessa Quaresima, “[i]carnem levare[/i]”: il tempo sacro quaresimale scaccia il tempo profano. Un’origine nordeuropea lo fa risalire a “[i]Carrus Navalis[/i]”, simbolica imbarcazione che, in primavera, veniva adornata dai pescatori per un ideale viaggio di rinascita verso la città degli dei.
{{*ExtraImg_232596_ArtImgRight_300x438_}}Fin dai primi anni del ‘900, nella nostra terra, c’era la tradizione di fare il funerale a Re Carnevale, un fantoccio o un uomo, portato in allegro corteo funebre, con festose maschere al seguito. Domenica 15 febbraio, a San Demetrio Ne’ Vestini, alle ore 15, in piazza Garibaldi, la Pro Loco farà rivivere la tradizione delle allegre esequie di Re Carnevale, arricchite da numerose maschere in concorso, con l’animazione della compagnia teatrale Il Draghetto.
Nella foto d’epoca, gentilmente concessa da Roberto Mirabella, i festeggiamenti di Re Carnevale a San Demetrio Ne’ Vestini nei tempi passati.
*Pro Loco San Demetrio Ne’ Vestini