L’Aquila, l’Ufficio Ricostruzione è fermo

12 febbraio 2015 | 17:17
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L’Aquila, l’Ufficio Ricostruzione è fermo

di Roberta Galeotti

Sono molte le segnalazioni e le denunce che arrivano ogni giorno al Capoluogo, troppe se si conta che sono imprenditori che non riescono più a sostenere il passo ed i tempi da tartaruga delle pratiche legate alla ricostruzione.

Dalle testimonianze raccolte sembrerebbe che le pratiche, una volta entrate negli uffici del comune, non trovino più la strada per uscirne.

Tra i vizi evidenziati risulta eclatante la mancanza di personale dedicato, cioè tutti quei tecnici selezionati dal concorsone (più di 180 se non ricordo male!) che non si sa proprio dove siano finiti. Sembrerebbe che per un lungo periodo i dipendenti di Abruzzo Engeneering siano stati ‘prestati’ al famigerato quarto piano della ricostruzione, portando sollievo alle pratiche in attesa di espletamento, ma che questi ultimi, in attesa di conoscere il loro futuro professionale, siano stati rimossi dall’incarico.

«Finchè le pratiche venivano gestite da Cassa Depositi e Prestiti – spiega Mauro Basile presidente regionale dell’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali ed Immobiliari – tutto filava liscio e in 20 giorni l’intero importo di un intervento di ristrutturazione o ricostruzione veniva accreditato sul conto corrente dedicato.

Il successivo accordo tra Abi e Comune di L’Aquila che ha diviso gli importi della ricostruzione per stati di avanzamento ha ingenerato la paralisi.

I Sal – continua Basile – devono fare un percorso ad ostacoli tra gli uffici del comune, dal protocollo all’ufficio della ricostruzione fino al dirigente che firma TUTTe le fatture.

Le pratiche sono ferme a gennaio scorso e con esse tutti i soldi. Le aziende non riescono ad andare avanti nè a pagare materiali e dipendenti. Gli stessi cantieri che, necessitando di una proroga ai lavori, ne hanno fatto richiesta, non ricevendo una tempestiva risposta, non sanno cosa fare alla data della scadenza presunta delle autorizzazioni».

«La cosa più sconvolgente è il silenzio degli ordini professionali e delle associazioni di categoria che assistono imperterrite a questa mattanza».