Don Chisciotte maestro bacchettatore

17 febbraio 2015 | 10:08
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Don Chisciotte maestro bacchettatore

[i]Mio caro Signore, Don Chisciotte non finisce mai di stupirmi. Sembrava che avesse assunto l’aria del remissivo, dello stanco guerriero che non aveva più voglia di combattere. Vi dirò di più: ho avuto l’impressione che sia rimasto profondamente deluso dall’abbandono di uno dei suoi fedelissimi, dal mancato sostegno del suo partito, dalla totale non curanza del Presidente emerito Giorgio e dalla scarsa attenzione dell’effervescente “ducetto” toscano. Toscano in tutti i sensi, come il vecchio sigaro. Scoppiettante, fumogeno, amarognolo, curativo contro la malaria politica e, per i non fumatori, anche olezzante.[/i]

Cara Signora, il vecchio Quintiliano usava definire alcuni aspetti dello stato d’animo degli uomini con una semplice frase: “Nihil gravius quam destitutae spes torquet”. Ovvero: “Nulla maggiormente affligge gli animi, che le deluse speranze”. Di delusioni il grande Hidalgo ne ha provate tante, specialmente di natura ideologica e politica. Prova una grande amarezza nel dover ammettere, nel proprio intimo, che l’unica persona che non lo ha deluso è stato proprio l’ex Cavaliere. Non lo può dire per paura della pronta epurazione. Ti assicuro che sta per sbottare, basta accendere un’altra piccola miccia.

[i]Signore mio, nell’ultima settimana, però, ha avuto uno scatto di reni come il grande portierone della nazionale quando abbranca, non il pallone, ma la sua nuova compagna. Ha dato una lubrificata alle articolazioni del vecchio ronzino. Ha rifatto la punta alla lancia. Una riassestata alla sella e ai finimenti ed è tornato tutto pimpante nell’arena, alzando un bel polverone. Appena si è fermato e la nube si è dissipata, ho visto Don Chisciotte agitare la lancia come il maestro Muti quando dirige l’orchestra.[/i]

Mia cara, adesso cominci a ragionare. Hai messo il dito sulla piaga del Massimo cittadino. Avrebbe dovuto esercitare da tempo il ruolo del “maestro”. Ora è troppo tardi. Gli scudieri sono tornati allo stato brado e difficilmente si faranno rimettere le briglie per procedere con ordine all’evasione dei rispettivi compiti. Sembrano indomiti puledri che scalciano a destra e manca per assurgere agli onori della cronaca. Non ci si può autonominare “maestro” quando non si hanno le minime cognizioni della musica. Non è certamente la musica che fa il maestro. Cerca di ricordare ciò che ha affermato l’amico Erasmo: “Musicam docet amor”. “L’amore è maestro di musica”. Il sentimento, il cuore, gli affetti sono maestri e ispiratori delle belle Arti e non altro.

Signore, scusate, questa volta il nostro Hidalgo ha indossato i panni del vero “Maestro”. Vi posso assicurare che ha usato la bacchetta per menare sulle mani degli indisciplinati. Ha riletto attentamente il “De re rustica” del Columella, estrapolando il vecchio principio “Non satis est reprehendisse peccantem, si non doceas recti viam”. “Il riprendere chi erra non basta se non gli s’insegna il retto cammino”. Ha iniziato con il Commissario ad interim della ricostruzione, ammonendolo sulle pratiche che camminano come lumache. Ha emesso anche un vaticinio: “l’ultima scheda parametrica sarà vagliata fra otto anni”. Tutto ciò lo irrita, perché pensa che gli aquilani possano mettere a nudo le sue vanesie previsioni: “in cinque anni ricostruirò L’Aquila”.

Signora, come avrebbe dovuto ricostruire la città? Con la bacchetta magica? Con la vecchia lancia che agita continuamente, senza mai colpire l’obiettivo? È troppo facile millantare ordine e operatività. Cerca di ricordare quello che hanno affermato i nostri saggi predecessori. “Multum clamoris, parum lanae”, ovvero “Assai rumore e poca lana”. La definizione più precisa potrebbe essere: “Molte ciarle e pochi fatti”. Questo è lo stato delle cose che regna all’interno dell’amministrazione del grande Hidalgo.

[i]Signore, non siate troppo severo. Vi posso assicurare che ha strigliato per bene il Commissario che, a mio avviso, non ha colpe. È vero che le pratiche camminano poco. D’altra parte il Commissario ad interim viene dalla scuola della casa del Massimo sindaco, dove l’istruttoria è ancora materia oscura.[/i]

Mia cara vedova, il tuo grande Hidalgo deve ringraziare mille volte il Presidente dei costruttori che ha replicato velocemente: “Meno male che le istruttorie vanno a rilento, altrimenti i finanziamenti necessari per mettere in cantiere i progetti dove li andrebbe a prendere?”.

[i]Signore, tutti contro Don Chisciotte. Eppure, ha preso per un orecchio il “mago” della ricostruzione e gli ha imposto il “silenzio”, per non mettere a nudo altre pecche dell’amministrazione “Chisciottiana”. Ha redarguito bruscamente il povero Assessore alle Finanze, minacciandolo del ritiro delle delega, solo perché ha osato avvertire i cittadini dell’imminenza di ulteriori aumenti dei tributi comunali. Che altro dovrebbe fare questo affaticato e stanco condottiero?[/i]

Mia cara, dovresti suggerire al grande Hidalgo di rileggere gli scritti del nostro amico Seneca: “Alium silere quod voles, primus sile”. Sai cosa vuol dire? “Taci tu prima, se vuoi che altri taccia”. Ti sembra una cosa possibile? Il grande Hidalgo non tacerà mai. Per adesso ha sistemato per le feste ha “Grippato” il Capo dei Vigili. Ha ridotto al silenzio il “mago” della ricostruzione. Ha ammonito con il cartellino giallo il de “Santo” della finanza e ha messo a nudo il Pirozzolo ad interim. L’unica cosa che lo preoccupa è la preannunciata fuga dello “sceriffo protettore” che, dopo l’apertura del processo di beatificazione non vorrebbe correre il rischio della vanificazione della proposta. Allo “sceriffo” vorrei far giungere un mio personale messaggio: “Tri … fuggi”. E così sia.