
di Fulgo Graziosi
Era nell’aria lo sfogo del Direttore della nostra testata. Sono parole taglienti che dovrebbero incidere profondamente nelle nostre coscienze.
Purtroppo così non è. Le persone per bene, quelle benpensanti, nutrono qualche perplessità in merito alla mole delle richieste di coloro che amano il particolare, le cose nascoste, gli intrecci e, soprattutto, il sangue. Mi dispiace deludere la Signora Bellini. Le richieste sono davvero tante e provenienti anche da quei ceti che, almeno apparentemente, dovrebbero avere un quoziente intellettivo tale da rifiutare qualsiasi morbosità. La colpa è nostra. Solo nostra.
Di una categoria che ha portato il cervello all’ammasso soltanto per cercare ottenere consensi e congratulazioni dalla massa e per far crescere il numero dei lettori delle infinite testate in distribuzione. Provate a chiedere agli stessi lettori in quali condizioni versano le nostre amministrazioni locali, regionali, nazionali e internazionali. Sono pochi, addirittura pochissimi, quelli che prestano attenzione alle evoluzioni politiche e sociali del nostro Paese. Conoscono alla perfezione, invece, le tecniche di decapitazione dei dissociati fondamentalisti, l’inclinazione da dare alla lama per ottenere il sicuro effetto, la marca e la provenienza delle lame stesse.
D’altra parte l’esempio parte sempre dall’alto, non certo per la qualità, ma per il basso livello che le emittenti RAI offrono quotidianamente agli italiani. Come giudicare un cronista che, armato di telecamera e microfono, suona al citofono di una famiglia, alla quale hanno ammazzato barbaramente un figlio, chiedendo spudoratamente alla mamma o al padre “Come si sente”, “Lei sa come hanno ammazzato suo figlio?”.
In questo modo si pensa di aumentare la percentuale degli ascolti e, soprattutto, di crescere professionalmente? Mi sono sempre battuto per l’etica e per il rispetto del prossimo, specialmente quando questo è rappresentato dai bambini, dai ragazzi, dai giovani e dagli adulti che, per svariate ragioni, pongono fine alla propria esistenza. Vorrei raccontarvi un episodio che dovrebbe indurre alla riflessione tutti noi. Un giorno decidemmo di premiare gli alunni più bravi delle scuole elementari e di quelle dell’obbligo delle famiglie meno agiate. Avevamo invitato i rappresentanti della stampa e gli esponenti delle Istituzioni locali che avevano condiviso l’iniziativa. All’improvviso scoppiò il finimondo perché una collega in “erba”, che non ha poi sfondato nel settore e il cui fratello era Presidente di un’associazione umanitaria, fece intervenire pesantemente l’Ordine dei Giornalisti per vietare di fotografare i bambini da premiare. Altrimenti avremmo infranto le norme che regolano la tutela dei minori.
Non intervennero le forze dell’ordine soltanto perché si resero conto che si sarebbe trattato di una premiazione e non una denigrazione dell’immagine dei ragazzi. Da quell’episodio non ho potuto più registrare l’intervento dell’Ordine per tutelare bambini, ragazzi e rispettive famiglie. Non ho potuto registrare il minimo impegno di difesa delle molteplici associazioni per la tutela dei minori. Non ho neppure riscontrato l’impegno della magistratura che, autonomamente, potrebbe intervenire in difesa dei bambini, dei giovani e dei poveri disgraziati che decidono di farla finita, magari perché perseguitati da una cattiva fama resa tale dagli organi di informazione.
Credo che lo sfogo del Direttore sia rivolto all’intero pianeta dell’informazione. Contestualmente, però, lo vorrei girare anche alla gran parte dei lettori affinché riflettano sulle scelte da operare.
Vogliamo combattere per costruire un mondo e una società migliori, oppure vogliamo facilitare che le nostre comunità imbocchino decisamente la via del tramonto? Sono certo che tutti insieme opteremo per la prima soluzione che, oltretutto, farà la differenza, isolando tutti coloro che vorranno perseverare sulla linea della denigrazione del nostro prossimo. Voglio anche rivolgere un particolare ringraziamento a tutti quei lettori che hanno invitato la Redazione a non scendere di livello. Concludo con una significativa citazione che vorrei indirizzare a tutta la categoria dell’informazione per una corretta ed intima riflessione: “Siamo così abituati a travestirci davanti agli altri che alla fine ci travestiamo davanti a noi stessi”. F. de La Rochefoucauld.