
di Francesca Marchi
{{*ExtraImg_233602_ArtImgRight_300x315_}}La piccola chiesa di San Vito alla Rivera è così bella che sembra tornata al suo antico splendore, invece la facciata restaurata nasconde un interno che porta ancora i segni lasciati dal terremoto.
Subito accanto il primo cantiere di Borgo Rivera, dove si procede alla ristrutturazione dell’ex mattatoio della città per la realizzazione del Museo Nazionale d’Abruzzo. I locali di proprietà del comune dell’Aquila sono stati concessi in comodato d’uso gratuito per l’intero periodo dei lavori di restauro del Castello Spagnolo, sede storica del Museo d’Abruzzo fino al 2009.
{{*ExtraImg_233603_ArtImgRight_300x400_}}Impossibile non incontrare a piazza San Vito Domenico Pecilli. E’ lì tutti i giorni a lavorare il suo rame di qualità. «Avevano promesso a noi artigiani un piccolo spazio all’interno dell’ex mattatoio. Sarebbe stata una bella sistemazione». Ci fermiamo a parlare mentre incide i suoi braccialetti di rame, che forse «non saranno mai venduti. In giro si vede sempre meno gente. E’ anche un fatto di crisi. Prima anche i due ristoranti del borgo lavoravano di più».
La sua bancarella è sempre lì. Ferma e immobile, come un monumento, ai piedi di uno dei palazzi ancora incerottati, «dell’avvio dei lavori non si sa nulla. Intanto io resto qui».
{{*ExtraImg_233604_ArtImgRight_300x232_}}La Fontana delle 99 cannelle, invece, è il simbolo della ricostruzione, è stato il primo cantiere di recupero di un bene storico ad essere aperto. A sovrastare il monumento una vasta area verde. C’è un progetto che prevede la riqualificazione della zona, che poi verrà adibita a parco urbano, il cosiddetto “Parco delle Acque”. L’intera zona è delimitata e l’accesso è vietato, ma si attende ancora l’inizio della riqualificazione.
{{*ExtraImg_233605_ArtImgRight_300x400_}}Su via Borgo Rivera ci sono altri cantieri. Un palazzo è stato interamente restaurato, si tratta di appartamenti privati, infatti c’è un via vai di famiglie che organizza il rientro a casa.
Percorrendo ancora la salita lo scenario cambia, solo silenzio e case vuote.
Non ci sono più cantieri, almeno fino a quello del convento di Santa Chiara.
Qui il grosso del lavoro riguarda l’adeguamento sismico dell’edificio e poi si penserà al restauro. Il convento, inoltre, è l’abitazione principale dei frati cappuccini che ora vivono in una sede provvisoria donata loro dopo il sisma.
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