Parco delle Acque tra passato e futuro

18 febbraio 2015 | 15:40
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Parco delle Acque tra passato e futuro

di Fulgo Graziosi

L’idea lanciata dal Sindaco dell’Aquila in questi ultimi giorni andrebbe opportunamente vagliata, discussa e sostenuta, poiché potrebbe trovare attuazione in combinazione con il più grande progetto regionale che mira al riordino dei corsi d’acqua. Sarebbe opportuno adottare il sistema che seguono gli americani nella sanità: “[i]meglio prevenire e curare, piuttosto che correre ai ripari a cose avvenute[/i]”. In effetti, la prevenzione costerebbe sempre meno rispetto alla riparazione dei danni. Quindi ben venga il riordino dei corsi d’acqua e quanto ne potrebbe conseguire.

Non per peccare di presunzione, ma per essere più realisti del re, vorremmo suggerire al primo cittadino del Capoluogo regionale di effettuare una accurata ricerca negli archivi comunali. Potrebbe trovare tra la tanta documentazione un vero e proprio progetto di fattibilità che prevedeva il riordino e la sagomatura del corso d’acqua denominato “Rio Forcella”, le cui sorgenti sgorgano dall’enorme bacino imbrifero della piana di Cascina. Lo stesso elaborato fu sottoposto all’allora assessore regionale all’Agricoltura che, in via preliminare, espresse anche parere favorevole, trovando anche in Ugo Giannunzio un valido sostenitore dell’idea. Poi, le vicende giudiziarie in cui inciampò la Regione vanificarono le nostre speranze.

Certamente l’allora progetto di fattibilità e la nuova idea del Parco delle Acque andrebbero ripresi, confrontati e coniugati opportunamente al fine di trovare una soluzione razionale e ottimale per la città.

Cosa prevedeva il progetto di fattibilità. Le continue inondazioni primaverili dei terreni situati a valle, più precisamente quelli posti a confine con l’Aeroporto dei Parchi, portarono all’idea di provvedere alla sagomatura del predetto corso d’acqua, conferendo all’alveo una conformazione trapezoidale. La terra proveniente dagli scavi avrebbe dovuto essere collocata sulle rive e opportunamente compattata, in maniera da consentire la realizzazione di due piste ciclopedonali lungo tutta la zona pianeggiante, dall’innesto con il fiume Raio fino all’abitato di San Marco. Lungo tutto il percorso, ad intervalli opportunamente studiati, sarebbero state collocate delle briglie in muratura allo scopo di creare dei lunghi vasconi capaci di rallentare la velocità di scorrimento dell’acqua. Le stesse acque, in presenza delle briglie, non avrebbero effettuato salti, ma attraverso piccoli scivoli avrebbero consentito il passaggio delle canoe. Questa era una delle discipline sportive praticabile lungo il Rio Forcella. In prossimità dell’aeroporto il progetto aveva previsto la realizzazione di un piccolo invaso, non molto profondo, intorno al quale sarebbero state posizionate delle panchine, i servizi essenziali, i giochi per i bambini, alcune piccole strutture per la ristorazione e il ricovero degli utenti in caso di pioggia improvvisa. Un vero e proprio “parco fluviale”.

Ci rendiamo perfettamente conto che la struttura è cosa ben diversa dalla concezione del moderno “Parco delle Acque”. Potrebbe costituire, però, la piattaforma sulla quale progettare e realizzare la nuova idea, tenendo conto delle condizioni climatiche del territorio. Non si possono ipotizzare investimenti finanziari, specialmente oggi, per un brevissimo periodo di fruibilità. Risulterebbero poco economici e improduttivi. Se si consente alla mente di allargare la visuale, ci si potrebbe accorgere che attraverso la realizzazione di modeste opere si potrebbe consentire l’uso polivalente della struttura, utilizzabile come piscina nel periodo estivo e come pista del ghiaccio nel periodo invernale, oltre alla pesca sportiva praticabile nella vasche di accumulo delle acque contenute dalle briglie.

Una prima osservazione potrebbe essere mossa a questa idea: la scarsezza della portata del Rio Forcella che, nel periodo estivo, è quasi secco. Ebbene, non è così. Diversi anni fa il Consorzio di Bonifica dell’Alta Valle dell’Aterno effettuò nella località “Cannavine”, posta ai piedi dell’abitato di San Marco, una indagine per la ricerca delle acque sotterranee. I sondaggi diedero risultati positivi. A circa dieci metri di profondità venne individuata una vena freatica di buona portata e alla maggiore profondità di oltre venti metri ne venne trovata un’altra ancora più consistente. Basterebbe, perciò, captare soltanto la prima per le necessità del progetto.

Rispolverare la nostra vecchia proposta non sarebbe sbagliato, anche perché i costi appaiono irrilevanti. Ad essa potrebbe essere innestata l’attuale idea del Sindaco e il progetto definitivo potrebbe prendere corpo. Noi restiamo a disposizione per ogni possibile contributo al riguardo.