Terremoti tra Firenze e Bologna, Ingv: «Aree ad alta pericolosità sismica»

18 febbraio 2015 | 19:41
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Terremoti tra Firenze e Bologna, Ingv: «Aree ad alta pericolosità sismica»

In seguito al terremoto di magnitudo locale (Ml) 3.9 (Mw 3.8) avvenuto alle ore 20.42 di ieri nell’Appennino tosco-emiliano l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha diffuso una nota di approfondimento sugli eventi sismici tra le province di Firenze e Bologna e sulla pericolosità sismica della zona.

Il sisma di magnitudo 3.9 è stato avvertito in una vasta area della Toscana e dell’Emilia Romagna. «Lo sciame – spiega l’Ingv – è iniziato alle ore 19.14 italiane con un terremoto di magnitudo 2.6. Alle ore 20.42 italiane si è verificato l’evento di magnitudo 3.9 e successivamente si sono verificati circa 30 eventi, tutti di magnitudo minore di 3.0. La soluzione del meccanismo focale indica un meccanismo normale con estensione massima perpendicolare all’Appennino e faglie orientate in direzione appenninica, il tutto coerente con l’assetto tettonico noto, con i terremoti avvenuti in passato e con il meccanismo dell’evento del 23 gennaio 2015 (Mw 4.3) avvenuto nell’Appennino tosco-emiliano, circa 20 chilometri a ovest della sequenza di iniziata ieri sera».

«La sismicità locale – aggiungono gli esperti dell’Ingv – è storicamente nota anche se le notizie sono molto scarse, come è ovvio trattandosi di una zona montuosa e poco abitata. Questa parte dell’Appennino tosco-emiliano presenta una sismicità più modesta di quella che caratterizza settori appenninici limitrofi, primo fra tutti il Mugello, che risulta interessato da terremoti anche di forte intensità: 13 giugno 1542 nell’area di Scarperia con intensità epicentrale Io pari a 9 MCS e magnitudo equivalente Mw 5.9; 29 giugno 1919 nell’area di Vicchio con Io 10 MCS e Mw 6.3, con molte decine di vittime e danni gravissimi. Sul versante romagnolo dell’Appennino c’e’ il terremoto del 29 ottobre 1725 (magnitudo equivalente Mw 5.4 e intensità epicentrale Io 8 MCS) e altri tre eventi di magnitudo equivalente attorno a 5.0 avvenuti nel 7 ottobre 1874 (Mw 5.0), 9 novembre 1878 (Mw 5.1), 24 aprile 1879 (Mw 5.0).

Più recentemente l’area tra Monghidoro (BO) e Pietramala (FI) è stata interessata dal terremoto del 14 settembre 2003 (Mw 5.3), avvertito fortemente fino a Bologna e sensibilmente in una vasta area a cavallo dell’Appennino tosco-emiliano».

«Dal punto di vista della pericolosità sismica – spiega l’Ingv – le aree interessate dalla sequenza in corso in queste ore e da quella di gennaio sono tra quelle considerate ad alta pericolosità sismica.

Tutta la zona dell’Appennino tosco-emiliano, dalla Lunigiana fino al Mugello, infatti, è caratterizzata da una serie di strutture distensive che determinano la formazione dei bacini quaternari in mezzo ad aree montane. Le aree sismogenetiche più importanti di questa porzione dell’Appennino sono quelle dalla Garfagnana a nord-ovest, dove si verificò il terremoto del 1920 (Mw 6.5) e quella del Mugello a sud-est, sede del terremoto del 1919 (Mw 6.3)».

«Per quanto storicamente le evidenze sismologiche non riportino eventi altrettanto forti in questo settore – concludono gli esperti – dal punto di vista sismotettonico non si può escludere che in questa area possano verificarsi eventi di questa magnitudo. Il modello di pericolosità sismica elaborato per l’Italia prevede infatti una massima magnitudo di 6.5 in tutto l’Appennino settentrionale».